Altro che nuovi leader Nelle elezioni universitarie l’Onda non vince mai

Occupano. Anzi, okkupano con la kappa d’ordinanza, ovviamente. E poi, quando escono allo scoperto ma coi volti coperti, indossando caschi e passamontagna e maneggiando bastoni, dietro a uno scudo lungo oltre dieci metri, camuffato da striscione, lasciano a terra, come è accaduto ieri a Torino, 22 poliziotti e due carabinieri. Contusi e feriti. In crisi di astinenza da guerriglia urbana i giovani dell’Onda, perfettamente in sintonia con migliaia di ragazzi dei centri sociali di diverse città italiane che, in simili occasioni, non si fanno mai pregare per dar manforte, cercano disperatamente di mostrare al mondo una forza che non hanno. Che non hanno mai avuto. Dietro quest’Onda anomala o semplicemente stupida che sia, specializzata nel disordine organizzato, c’è infatti il vuoto pneumatico. Persino nei giorni del recente autunno caldo della contestazione, contro la riforma Gelmini, ecco, persino allora l’Onda contava come il famoso due di picche a briscola.
Sono i numeri a dimostrare che il movimento, sorto con l’obbiettivo primario di fare a pezzi e respingere al mittente «la più odiosa riforma della scuola», come qualcuno l’aveva definita, ha sempre tentato di galleggiare ma è andato alla deriva sulla zattera di numeri minimali.
Vediamoli dunque questi numeri. Alle elezioni universitarie di Milano, svoltesi giusto pochi giorni fa, i collettivi, riuniti sotto la sigla Demos, non hanno raccolto alcun seggio e si sono piazzati all’ultimo posto, dietro i leghisti del Mup. Di fatto l’Onda ha così raccolto circa 300 voti e ha dovuto assistere alla vittoria dei moderati di Sinistra universitaria (tre seggi al Senato accademico, due al Cda, due al Cidis, uno al Comitato pari opportunità), davanti ai ciellini di «Obiettivo studenti» e ad «Azione universitaria». È andata ancora peggio in Cattolica, dove ha dominato «Obiettivo studenti», la lista vicina a Cl. Per loro 27 seggi nei Consigli di facoltà, due nel Comitato per lo sport universitario e tre nel Cda Educatt, l’ente per il diritto allo studio. È un voto che ben poco lascia all’immaginazione perché se le elezioni universitarie a Milano dovevano essere il banco di prova per le proteste dello scorso autunno, ebbene, queste si sono rivelate un fiasco per chi voleva trasformare la tornata in un plebiscito antigovernativo. Se è vero come è vero che in Cattolica su 4.843 votanti «Ateneo Studenti» ha totalizzato 2.849 preferenze, cioè il 59 per cento, raggiungendo così la maggioranza assoluta, in via Festa del Perdono, dove hanno sede le facoltà umanistiche che sono state teatro delle barricate autunnali, la Sinistra Universitaria è la prima lista, ma nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio di Facoltà di Lettere e filosofia, storici capisaldi delle rivolte studentesche, ha perso 118 voti ed un seggio. L’Onda non è rappresentata istituzionalmente nemmeno a Roma, all’università che, in qualche modo, le ha dato i natali, la Sapienza. Dove ha votato il dieci per cento degli studenti aventi diritto. Tra le otto liste in lizza, i primi tre posti sono stati ad appannaggio di «Vento di cambiamento» (radicata nella facoltà di medicina e quindi legata al rettore Luigi Frati) che ha preso circa 2800 voti; «Mondo Sapienza» (legata a Comunione e Liberazione) e «Azione Universitaria» (costola di Alleanza nazionale), con circa 1600 voti. E se il presidente romano di «Azione universitaria», Matteo Petrella, ha commentato: «Alla Sapienza abbiamo stravinto, l’Onda è un movimento marginale», Luca Cafagna portavoce del movimento, ha dovuto riconoscere che «l’Onda non è rappresentabile in università a Roma perché alla Sapienza hanno vinto le liste legate ai partiti che sono al governo». Vero che nella Torino di queste ore violente la lista studenti indipendenti, nata dall’Onda, ha conquistato due dei tre posti in Cda, strappandoli all’Udu, cioè alla lista di sinistra tradizionalmente forte. Ma che dire di quanto accaduto in Puglia? Alle elezioni universitarie di Bari, ateneo che conta 56mila iscritti, l’Onda non è riuscita neanche a mettere insieme una lista autonoma. Così al Senato accademico gli studenti hanno premiato con 4605 voti la lista Studenti indipendenti, priva di connotazioni politiche, e subito dopo, con 3.544 preferenze il listone di centrodestra formato da Azione universitaria, Unidea - Taranto universitaria - Studenti per l’Università. Solo 1.961 voti per l’Udu-Unione degli universitari, vicina al centrosinistra.

Sarà un caso ma, visto come sono andate le cose, l’Onda ha deciso di non presentarsi a Napoli e a Genova. Mentre a Palermo, sembra alla frutta. Tanto che, scandendo lo slogan «Noi la mensa non la paghiamo» attivisti dell’Onda hanno pensato bene, non si sa mai, di occupare la mensa dell’Università.

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