Un schiaffo durissimo a tutte le vittime italiane del Terzo Reich in quello che si configura come l'ennesimo capitolo dell'eterna guerra tra il Belpaese e la Germania. Le stragi naziste in Italia non verranno risarcite, la ferita rimarrà aperta. A deciderlo è stata, questa mattina, la Corte internazionale di giustizia dell’Aja deliberando sulla causa intentata dalla Germania contro Roma. E' stato, infatti, bloccato il pagamento richiesto dalla Cassazione, a titolo di risarcimento per gli italiani uccisi nel 1944 a Civitella, Cornia e San Pancrazio.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata ha espresso "rispetto" per la sentenza, ma ha fatto sapere che continuerà a "ricercare una soluzione d’intesa" con la Germania. La decisione non va a colpire soltanto le vittime, che vengono abbandonate nell'oblio, ma rischia di gettare fango sull'intero Paese. E' stato il presidente della Corte, il giudice giapponese Hisashi Owada, ad accogliere, con la sentenza di questa mattina, il ricorso presentato dalla Germania. I tedeschi esultano per la sentenza. "Un giudizio importante per la Germania e l’intera comunità internazionale", ha commentato il ministro degli Esteri Guido Westerwelle rilevando che il giudizio "non è contro le vittime del nazismo" la cui "sofferenza" è "già pienamente riconosciuta dal governo tedesco".
L’Italia, si legge nella decisione del tribunale, "ha mancato di riconoscere l’immunità riconosciuta dal diritto internazionale" a Berlino per i reati commessi dal Terzo Reich. Il contenzioso tra l'Italia e la Germania era cominciato il 23 dicembre del 2008, quando Berlino aveva deciso di fare ricorso contro la sentenza della Cassazione del 21 ottobre 2008. La Cassazione aveva infatti condannato la Germania come responsabile e mandante dell'operazione del 29 giugno 1944, quando dei militari nazisti avevano ucciso 203 abitanti di Civitella, Cornia e San Pancrazio, in provincia di Arezzo, sparando su donne, bambini, uomini e anziani, compreso il parroco del paese. Ginetta Menchetti, sindaco di Civitella ha fatto sapere che "il Comune si era attivato per far prevalere la giustizia, accertando la responsabilità dell’eccidio. Queste responsabilità sono state individuate e il Comune ha ottenuto il suo obiettivo".
La sentenza della Cassazione era stata considerata un "precedente storico", dato che per la prima volta aveva sancito, attraverso un procedimento penale, il diritto per le vittime delle stragi naziste ad essere risarcite. Prima d'allora nessun altro Paese aveva portato avanti cause di risarcimento nei confronti della Germania, grazie alla clausola dell’immunità giurisdizionale.
Berlino aveva però deciso di fare ricorso contro l'Italia accusandola, insieme al nostro sistema giudiziario, di "venire meno ai suoi obblighi di rispetto nei confronti dell’immunità di uno stato sovrano come la Germania in virtù del diritto internazionale" e aveva chiesto alla Corte dell’Aja di "ordinare all’Italia di prendere tutte le misure necessarie affinchè le decisioni della sua giustizia, nel caso in cui contravvengano alla sua immunità, siano prive d’effetto e che i suoi tribunali non pronunzino più sentenze su simili casi".
Davanti alla
Corte dell'Aja erano stati portati almeno 80 casi che riguardano oltre 500 ricorrenti, soprattutto ex militari italiani internati in Germania dopo il 1943 e costretti ai lavori forzati nella fabbriche tedesche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.