Amaseno, dove la «bufala» fa davvero piacere a tutti

Magra bresaola e squisita mozzarella: è il bovino la vera attrattiva del paese

Renato Mastronardi

Il fiume segna la valle con solenne lentezza e anche mobile perché Virgilio lo assunse al ruolo mitico di Amasenum pater: e, infatti, il fiume che già scorreva a tempi degli eroici Turno e Camilla, la vergine, ha rappresentato, sin dalla protostoria, la fertilità di una valle che l’attuale paese d’Amaseno, una volta San Lorenzo, domina dall’alto di una piccola collina che s’adombra, spesso, a ridosso dei monti Lepini e a pochissima distanza dalle prime terre della provincia di Latina. Il paese si può raggiungere percorrendo la A2 fino al casello di Frosinone, da cui dista 17 chilometri. La nascita di Amaseno ha una data certa: quella che si ritrova negli «Annales Ceccanenses» che la collocano nel 1125 quando il borgo venne saccheggiato dalla milizia pontificia di papa Onorio II. E non finì così perché nel 1165 il paese fu incendiato dalle truppe imperiali di Federico I in lotta con Alessandro III per una ragione piuttosto semplice: il castello era di proprietà del papa anagnino. Seguirono, in rapida successione: i Caetani di Maenza e i Colonna, favoriti quest’ultimi dal vicino Regno di Napoli, al quale, nel 1494, passò il possesso signorile dei luoghi. In seguito, dal 1814 fino all’Unità d’Italia, fu terra di brigantaggio.
Da vedere. La parte più caratteristica di Amaseno è tutta in quella parte ancora rinchiusa dalle medioevali cinte murarie. Il Castello, in via di recupero grazie ad accurati restauri; il borgo medioevale con strade strettissime e gli edifici generalmente sviluppati in altezza; le case torri caratteristiche anch’esse del periodo medioevale. Sono anche frequenti i portali in pietra calcarea locale o in tufo, che rispecchiano uno stile gotico-borgognone, lo stesso che ha ispirato le linee della vicina Abbazia di Fossanova. Ed è proprio all’architettura diffusa dai monaci cistercensi di Fossanova che si ispira il monumento più interessante di Amaseno cioè la splendida Chiesa di Santa Maria, che riecheggia lo stile gotico cistercense prima accennato. Questa venne consacrata nel 1177. Si presenta con una facciata semplice e austera decorata con un rosone a otto lobi e due portali d’ingresso con architravi sorrette da piccole colonne. Anche le tre navate, interne, sono austere, ma arricchite con affreschi quattrocenteschi che rappresentano Santi e quadri della Crocifissione. Il tabernacolo, invece, sembra potersi attribuire alla scuola di Mimo da Fiesole. Altre interessanti opere d’arte si collocano nella Chiesa dell'Annunciazione. Merita una passeggiata il Monastero di Santa Maria dell’Auricola che dista dal paese 4 chilometri. Si tratta di una fondazione monastica del XIII secolo. Abbandonata per molto tempo, il Santuario ha subito rifacimenti e ristrutturazioni. Tuttavia si conservano ancora affreschi del XIV e del XVI secolo e, sull’altare maggiore, un’eccezionale madonna che allatta il Bambino, probabilmente del XIII secolo.
Da mangiare e da bere. L’economia locale è prevalentemente agricola. La coltivazione predominante è quella dell’olivo. C’è da sottolineare che molti di suddetti oliveti sono stati terrazzati con eccezionali lavori che hanno dislocato innumerevoli file regolari di muretti a secco.

Ma, oggi, l’oro di Amaseno è costituito dall'allevamento dei bufali che ha origini antiche e che al momento è il motore più importante, se non addirittura esclusivo, del benessere economico delle famiglie rurali di Amaseno. E tutto questo per la versatilità che distingue lo sfruttamento della bufala: dai tagli pregiati della sua carne arriva la bresaola, dal suo latte la mozzarella, inarrivabile per gusto e sfiziosità.

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