Amato: «Campagna di odio contro la polizia»

da Roma

Seconda lezione alla sinistra di Giuliano Amato. Il tema è sempre la sicurezza e l’obiettivo ancora più preciso: quelle forze radicali del suo schieramento che alimentano un odio verso le forze dell’ordine che ha radici negli Anni di piombo. «Si diffonde - dice - una forte campagna di ostilità nei confronti degli uomini e dei dirigenti della polizia».
Il ministro degli Interni è a Grosseto per inaugurare la nuova questura ed è qui che prosegue il discorso iniziato il giorno prima, dicendo che la sicurezza non è un «problema dei ricchi». Condanna «l’ideologizzazione estrema che ha portato a identificare nelle forze di polizia i servi del capitalismo da uccidere». Un’idea nata negli anni ’70, spiega Amato, e mai evidentemente scomparsa, anche se l’«intensità» non è quella di allora. Ci si poteva aspettare che la lezione della storia sul terrorismo avesse portato i suoi frutti e, invece, riemerge «un odio che era cresciuto in anni lontani, frutto di una pianta avvelenata che credevamo estirpata e che ci accorgiamo oggi che ancora c’è».
Amato vuole essere chiaro anche per chi, nella sinistra radicale, trova giustificazioni alle violenze giovanili e cita un personaggio che ancora divide, a 35 anni dal suo assassinio. «È stato non solo bello ma giusto - dice il ministro - che proprio questa settimana abbiamo ricordato, intitolandogli una strada e il presidente della Repubblica dedicandogli una stele, Luigi Calabresi, che di questa campagna di odio immotivato, di pregiudizio radicato al di là di ogni fatto e di qualunque prova, è stato anche dopo la sua morte continuamente e reiteratamente, vittima».
Parole dure, che fanno piazza pulita delle polemiche e delle contestazioni della sinistra estrema contro chi indica nella sicurezza una questione prioritaria, siano sindaci della maggioranza come Sergio Cofferati a Bologna, che dell’opposizione come Letizia Moratti a Milano. Amato ha appena firmato i «patti» per far avere più fondi e agenti a Roma e Milano, seguirà Torino e altre città.
Si tratta, per il premier Romano Prodi, di «un passo indispensabile». «Finalmente - dice - abbiamo affrontato il tema in modo giusto, cioè considerando la sicurezza non un fatto astratto ma come sicurezza del cittadino».
Questo, sottolinea Piero Fassino, «non è un tema caro solo alla destra, è un’aspirazione di ognuno di noi». Il segretario Ds spiega che «chiunque governi ha il dovere di mettere in campo politiche per la sicurezza, ma le nostre risposte sono diverse da quelle del centrodestra».
I patti, però, non bastano per Gianfranco Fini, perché prima bisogna dimostrare che «chi sbaglia deve pagare e non beneficiare di indulto o altro», mentre la cultura di sinistra «ha più attenzione per chi delinque che per i cittadini». Il leader di An critica i tagli della finanziaria ad Interni e Difesa per i carabinieri. «D’altra parte - conclude-, non ci si poteva aspettare altro da chi è sostenuto dai noglobal e porta in parlamento personaggi come Caruso».
Critica l’indulto, invoca certezza della pena, una giustizia che funzioni, più soldi per la sicurezza e un utilizzo migliore delle forze dell’ordine, anche il ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro. E dal suo partito, l’Italia dei valori, Massimo Donadi invita la sinistra a riappropriarsi dei temi della sicurezza dei cittadini, del rispetto della legge e dell’attento controllo dei flussi migratori, abbandonando «visioni buoniste, puramente ideologiche, irrealistiche e dannose».
Il discorso di Amato e i patti sottoscritti piacciono a Cofferati. Anche lui parla degli anni ’70 e avverte di non ripetere gli errori di allora, «sottovalutando episodi di violenza politica».


Sulla sicurezza, commenta l’azzurra Margherita Boniver, Amato finalmente ci dà ragione. «Meglio tardi che mai, anche se è l’ennesimo ripensamento tardivo da parte della sinistra e l’ennesimo avvicinamento alle nostre posizioni prima tanto criticate. Ora copia il programma della Cdl che prima demonizzava».

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