Esce oggi il nuovo libro di Bruno Vespa ( nella foto a sinistra )Questo amore. Il sentimento misterioso che muove il mondo (Mondadori -Rai Eri, 360 pagine, euro 19 ,50). Bruno Vespa traccia un ritratto inedito e singolare dell’animo degli italiani, dai quindici agli ottantacinque anni. Le precocissime esperienze sessuali dei ragazzi di oggi e il ruolo di dominatrici svolto dalle giovani donne, i primi amori delle star dello spettacolo, dei politici e delle persone comuni, la crisi esistenziale dei trentenni, la nascita di rapporti sentimentali sul posto di lavoro e i tradimenti scoperti spiando nel telefonino del partner, gli scambi di coppia e gli amori omosessuali, la tragica unione di Olindo e Rosa Romano che Vespa ha incontrato in carcere, le grandi storie d’amore di attrici celebri di ieri e di oggi, le feste che tanti problemi hanno procurato a Silvio Berlusconii, e infine l’amore di Dio,quello che provano tanti sacerdoti e laici che hanno rinunciato a tutto per dedicarsi agli altri. Pubblichiamo un brano dal capitolo «Primo amore. I ricordi».
Silvio Berlusconi , 75 anni, di Milano, presidente del Consiglio dei ministri, aveva 6 anni quando s’invaghì per la prima volta di una donna. «Era una mia coetanea con i boccoli neri e gli occhi scuri. Successe al Castello di Baradello, sul lago di Como». L’iniziazione sessuale arrivò otto anni più tardi. Una procace cameriera gli stava insaponando la schiena mentre gli faceva il bagno, il ragazzo la baciò e il resto venne da sé. Ha quasi sempre avuto più di una fidanzata ( insieme, voglio dire). Non è il tipo da avere una donna sola: «Lei, sempre lei, soltanto lei...». E, con il passare degli anni, ha esagerato.
Il suo delfino alla guida del Pdl, Angelino Alfano, nato ad Agrigento nel 1970, provò i primi turbamenti sentimentali a 10 anni. «Abitavo in un piccolo quartiere residenziale della Valle dei Templi dove si erano stabilite molte giovani coppie, frequentavo la quinta elementare e giocavo in strada con gli altri bambini. Fui colpitoda una bambina bionda con i capelli lisci, gli occhi azzurri e il viso angelico. Non ebbi mai il coraggio di confidarle il mio sentimento e, vista la mia timidezza, credo che lei non lo abbia mai capito. Adesso è sposata con figli e non so se si riconoscerà in questa brevissima descrizione.
La cottarella durò un tempo che mi parve infinito, ma probabilmente si concluse nello spazio di un’estate.Ci furono piccoli e rapidi innamoramenti successivi fino a 16 anni, quando al liceo conobbi Tiziana, che sarebbe diventata mia moglie».
Il primo amore di Massimo D’Alema fu «una bella ragazza di nome Giulia», di cui ricorda anche il cognome. «Eravamo in gita a Vigo di Fassa e, naturalmente, non combinammo niente. Era il 1963, avevo 14 anni. Il primo amore fisico? Era il ’68...».
«Era il ’68 anche per me»,mi dice Antonio Di Pietro , classe 1950 (un anno meno di D’Alema), «quando ebbi il mio primo amore un po’ tardivo. Stavo diplomandomi perito industriale a Roma e, a piazza Vittorio, prendevo un pullman della ditta Di Fonzo che partiva la sera e arrivava il mattino dopo al mio paese, Montenero di Bisaccia, in Molise. Mi sedetti vicino a una bella ragazza - bella stanga davvero - di quelle che mio padre chiamava “giumente lancianesi”.
Insomma, viaggiando tutta la notte gomito a gomito, ginocchio a ginocchio,c’innamorammo. Dopo il diploma, mi mandarono a fare il militare a Chieti, poi avevano bisogno di un caporale istruttore al Car di Campobasso e la ferma passò a quindici mesi. Lei, figlia di un autista della stessa ditta di pullman sul quale avevamo viaggiato, vinse un concorso da assistente sanitaria a Milano.
A Natale del 1970 mi disse che aveva conosciuto un altro mondo...».E un altro fidanzato? «Non ho avuto l’esperienza del cornuto perché chiudemmo in assoluta armonia il rapporto subito dopo il suo trasferimento. Non l’ho più rivista. Si chiamava Elsa, e approfitto di questo libro per salutarla...».
Renato Schifani, presidente del Senato, 61 anni, si è innamorato per la prima volta a 16 anni, al liceo scientifico Cannizzaro della sua città, Palermo. «Si chiamava Giusy, frequentava la classe precedente alla mia, era una ragazza semplice e carina. Era un amore più che altro platonico, ma molto intenso. È durato quasi due anni».
Fausto Bertinotti , milanese, 71 anni, già segretario di Rifondazione comunista e presidente della Camera dei deputati, padre politico di Nichi Vendola: «Uscendo di casa e percorrendo la discesa che portava verso il centro del paese dove abitavamo, Varallo Pombia, ero colpito da due bambine sedute sulla destra. Scoprii solo molto più tardi che una era Lella, che sarebbe poi diventata mia moglie. Ero attratto, peraltro, anche da un’altra ragazza, Elena, che si comportava come un maschio, trafficando sempre in mezzo alle motociclette...».
Fausto s’innamorò di Lella quando lei aveva 15 anni e lui 21. Ma Lella, come mi racconta lei stessa, era fidanzata «con un ragazzo molto ricco. I miei erano commercianti, e questo matrimonio li avrebbe resi felici. Invece, ho sposato il più povero del paese». Si fidanzarono l’anno successivo, il 1962. Lui era direttore di una colonia elioterapica e Lella la sua assistente. Lei fu colpita dai suoi occhi azzurri e dalle mani affusolate. «Non era il solo con questi requisiti, ma gli altri non avevano il suo eloquio». Bertinotti mi ha confessato di aver scritto molte lettere d’amore alla moglie e di scriverne tuttora.
Rosy Bindi , 60 anni, di Sinalunga (Siena), presidente del Partito democratico, voleva farsi suora: «Da bambina, nella solitudine dei miei giochi, ho celebrato tante messe, tante omelie». Crescendo, si è innamorata «due o tre volte ». Nessun amore è andato a buon fine,«ma un amore non corrisposto non l’ho mai preso in considerazione », ha detto a Mariella Venditti di A n el marzo 2011. Un amore corrisposto lo ha portato in casa: «Mia nonna era innamorata di quel ragazzo perbene con gli occhi azzurri».
A Stefania Rossini dell’ Espresso aveva confidato nel dicembre 2005,dopo aver ammesso l’esistenza di due fidanzati: «C’è stato anche un amore adulto, nella pienezza dell’età,a 30 anni. Era un collega dell’università. Per un po’ è sembrato possibile, ma non ha funzionato. Non è stato abbastanza travolgente da farmi dire: “ Rinuncio a Dio e mi rivedo tutta l’esistenza”. Non era la persona giusta e ho potuto rinnovare con serenità la mia scelta di vita. Il sesso? Certo che mi manca. Le rinunce valgono per le cose che ci piacciono, mica per quelle che ci fanno schifo. Però, al buon cibo e al buon vino non riesco proprio a rinunciare...».
Stefania Prestigiacomo , siracusana, 45 anni, ministro dell’Ambiente, ha un ricordo struggente del suo primo ragazzo. «Ho scoperto per la prima volta l’amore - quello che ti fa battere il cuore - quando avevo 12-13 anni. Frequentavo la prima classe del liceo linguistico delle Orsoline (ero due anni avanti) quando un pomeriggio vidi su un “vespone” scassato (allora faceva figo andare sulle moto scassate) un ragazzo alto, bruno,con l’impronta mediterranea. Bellissimo.
Aveva due anni più di me ed era già fidanzato con una coetanea. Restai incantata a guardarlo. Riuscii a farmelo presentare e tra noi scoppiò un grande amore. Ma io non ero disposta a viverlo al cento per cento. Ero piccola, non me la sentivo fisicamente. Avevo il complesso dell’altezza,ero improvvisamente esplosa fino a un metro e ottanta. Alta alta, magra magra, i capelli lunghi, la faccia da bambina, un “manico di scopa” ancora senza forme travestito da maschiaccio. Mentre le mie compagne di scuola, di due anni più grandi, cominciavano a essere formosette».
«Ero una ragazzina inafferrabile, ma persi la testa per lui, il bello di Siracusa, che, con le esplosioni ormonali tipiche della sua età, mi tradiva con ragazze più grandi. Io ero gelosissima. Un giorno scoprii che usciva con una ragazza della mia scuola, la affrontai dentro l’istituto e la presi a schiaffi. Convocata dalla preside, che era una suora, le urlai che avevo ragione e lei doveva stare dalla mia parte.
Fui sospesa, venne mia madre a prendermi e non mi fece più uscire. Il mio ragazzo mi aspettava fuori della scuola all’una e mezzo seduto sul “vespone” (...). E quando mi rivedo abbracciata a lui sulla moto, penso che quello è l’amore puro. Mi vestivo come lui. Anzi, alla fine degli anni Settanta ci vestivamo tutti allo stesso modo (...). Poiché ero piuttosto ribelle, i miei mi mandarono per due anni in collegio a Bergamo. Tornai per l’ultimo anno e le suore mi accolsero a braccia aperte. Anche lui, pur rimanendo in Sicilia, fu spedito in collegio (...). Però, ogni volta che tornavamo a Siracusa per le vacanze, era come se non ci fossimo mai lasciati. Lui mi scriveva molte lettere, che ho sempre conservato (...) un po’ strampalate, piene di cuori trafitti e croci celtiche, perché era iscritto al Fronte della gioventù.
Fino a 18 anni c’èstatotra noi un filo che ci ha sempre legato: un amore non consumato, ma da eterno batticuore. Ricordo un giorno d’estate, avevo 18 anni e lui 20: stavo in un baretto con le mie amiche, lui passò e mi mise in mano un fogliettino di carta strappato da non so dove. C’era scritto: “Vieni a mangiare una pizza?”. Non potei andare, ma quella pizza non mangiata, quel biglietto di fortuna, erano piccole cose che mi riempivano la vita».
«Mio padre, purtroppo, aveva visto bene. Anche in provincia, anche tra i ragazzi di buona famiglia, si commettevano errori fatali. In quegli anni, dallo spinello si passava direttamente all’eroina. Quattro o cinque dei miei compagni della comitiva di allora sono morti così. Ed è morto così anche lui.
Aveva avuto terribili problemi di salute, poi sembrava esserne uscito, si era sposato, ma è morto durante il viaggio di nozze, in America, nel 2008. Aveva 45 anni. Quando l’ho saputo, sono scoppiata in un pianto dirotto. Non l’ho mai dimenticato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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