Ancelotti all’attacco: «Il mio Milan vi stupirà»

«Potrà ancora accadere qualcosa di clamoroso, se fuori casa andremo forte»

Franco Ordine

Caro Ancelotti, lo sa che al ritorno da Livorno, invece, di fare i complimenti al suo Milan, avrebbe dovuto prenderli a scudisciate sulla schiena?
«Lo so ma noi, e mi ci metto anch’io, siamo fatti così. È il nostro dna, la nostra filosofia di gioco, interpretiamo il motto del presidente: vincere e convincere. Non riusciamo a essere banali, sappiamo scandalizzare e dare spettacolo nella buona e nella cattiva sorte».
Ma nel frattempo la Juve è regina d’inverno...
«D’accordo, ma se il Milan di Livorno si rimette al pezzo a gennaio, e continua a comportarsi così fuori casa, ho l’impressione che qualcosa di molto, molto clamoroso può ancora accadere. Ci mancano 3-4 punti, li recupereremo».
Quando ha deciso di cambiare ruolo a Kakà? Era questa l’ideuzza lanciata da Galliani?
«Ne ho parlato lunedì all’interessato, martedì abbiamo provato: si trattava di una risposta tattica alla caratteristica del Livorno che gioca con 5 centrocampisti».
È vero che Kakà, ieri sposo con Carolina, ha accolto con qualche riserva la modifica del suo ruolo?
«Non mi risulta, a me non ha detto niente. Anzi dallo scrupolo con cui ha inseguito Coco nel primo tempo e fatto danni dalla parte opposta, mi sembra che ci sia stata una adesione totale. Lui e Seedorf, nel velocizzare il contropiede, hanno prodotto quella magnifica esibizione, la migliore del torneo fin qui».
Caro Ancelotti, lei è a letto con la febbre: dica la verità, è Dida che gliel’ha fatta venire?
«Devo deluderla: Dida doveva rischiare nelle uscite e l’ha fatto. Io non l’ho mai messo in discussione e questo mi sembra una degna conclusione dell’argomento».
Se l’aspettava da Gilardino una così rapida esplosione?
«Mi pare che abbia rispettato i tempi tecnici. Ha stentato all’inizio, tra acciacchi fisici e cambio di preparazione. Ha perfezionato l’intesa con i suoi compagni, ora lo capiscono al volo: basta vedere come lo hanno cercato e trovato Shevchenko e Seedorf, a Livorno, in occasione dei due gol. Quello è il suo linguaggio, non conosce altro idioma il ragazzo».
Jankulovski, invece, è una mezza delusione...
«È arrivato infortunato, ha ripreso, ha avuto una ricaduta con la sua nazionale, ha recuperato dopo aver stentato. Lui e Vogel, a gennaio, saranno utilizzati in modo costante. E la mia non è una promessa da marinaio».
Nel frattempo, in difesa, con Simic e Kaladze avete preso un brodino...
«Se giocassero da qualche altra parte, andremmo ad acquistarli. Giocano da noi e diventeranno i rinforzi di gennaio come dice Galliani».
A giudicare dagli esiti del maggio milanista, questo è stato il suo anno orribile: condivide?
«Chi contende alla Juve lo scudetto fino alla fine del torneo e poi arriva in finale e perde la coppa, come l’abbiam persa, noi, ha fatto il suo dovere».
C’è un collega buontempone che ha regalato per Natale, ad alcuni amici interisti, il dvd del 2° tempo di Milan-Liverpool: lei cosa scriverebbe sul bigliettino?
«In mancanza d’altro, accontentatevi di questo. E comunque è bene che vedano anche il primo tempo di quella finale: si tratta di un tempo perfetto, calcisticamente».
È rimasta qualche scoria di Istanbul?
«Sì. Succede che neanche sul 3-0, come a Livorno, puoi stare tranquillo».
Adesso che è passato del tempo, ci può raccontare cosa vi siete detti con Berlusconi in quella visita lampo estiva in Sardegna?
«C’era anche Shevchenko e abbiamo discusso d’altro, non di calcio. Con Berlusconi ho un rapporto molto frequente e molto stretto, ne vado fiero».
Come può spiegare ai tifosi che sui 18 gol presi, 10 sono su calcio piazzato?
«Dicendo questo: se avessi subito 18 gol su azione, avrei cambiato il modulo tattico. E invece il problema è nella testa, servono attenzione e ferocia in certi casi».
Lei considera chiuso il ciclo inaugurato a Manchester?
«Lo riconoscerei serenamente se non ricevessi attestati di ogni tipo dai tifosi, dalla squadra e dalla società. I giocatori si trovano bene con me. Vorrei che stessero meglio quelli anche che non trovano spazio».
A proposito, Vieri è stato un “pacco”...
«Vorrei farlo giocare di più. Ma con quei due mostri davanti, con un attacco che segna 39 gol, il migliore del torneo, come faccio? Eppure arriverà il suo momento, come è successo a Crespo l’anno prima. Nel frattempo mi accontento del comportamento di Bobo: in sei mesi mai un lamento, una frase fuori posto, mai un gesto di stizza».
Nesta ha toccato il fondo...
«Ha sbagliato, ha capito, è ripartito a Livorno».
C’è qualcuno che continua a stupirla?
«Gattuso. È lui il vero leader della squadra, senza fascia, con i comportamenti, trasmette carattere, voglia di giocare e di vincere. È stimato dalla squadra, lo ascoltano e se fa qualche cicchetto, nessuno protesta».
Serginho terzino è l’ultima scommessa vinta: l’idea è di Berlusconi, ma come ha fatto a convincerlo?
«Fino a qualche tempo fa era considerato un azzardo schierarlo difensore: ogni tanto si assentava. Adesso si è convinto, è entrato nella parte. E secondo me tra lui e Roberto Carlos non c’è corsa. Per fortuna il Brasile non se n’è accorto».


A chi darebbe l’oscar 2005 della panchina?
«A Donadoni per il lavoro fatto al Livorno e a Delio Rossi: la sua Lazio contro la Juve mi è piaciuta tanto».
Cosa farà quando lascerà la panchina del Milan?
«Andrò in ferie».

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