Anche Calderoli non vuole inciuci: «Sarebbe un golpe»

Roma Sarebbe una sorte beffarda se, trovata la soluzione del complicato rompicapo della maggioranza, il problema spuntasse dove neppure ci si sognava. Cioè dalla Lega nord, finora solido alleato. Una exit strategy per il Pdl è l’allargamento al centro, vincolato ad un nuovo premier, un Letta o Alfano. Ma la Lega che direbbe? A dar retta a Calderoli, sarebbe la fine. Il coordinatore nazionale del Carroccio è stato chiaro fino alla durezza, respingendo addirittura come «colpo di Stato» non solo un governo tecnico (o «di coesione, di tregua, di unità nazionale o come diavolo li si voglia chiamare»), incubo del Carroccio, ma anche e «peggio ancora» le «maggioranze allargate». È dunque questa la linea della Lega e di Bossi? Come al solito, per il Carroccio, occorre usare il plurale o quantomeno il condizionale. L’altro giorno Maroni ha detto una cosa simile ma non identica: «Se cade il governo ci sono le elezioni». Il punto fermo, tra Maroni, Bossi e Calderoli, è che un governo tecnico sarebbe la tomba del federalismo, unica conquista che la Lega porterebbe in dote nel 2013. Quindi dev’essere chiara - soprattutto al Colle - l’indisponibilità della Lega ad un esecutivo del genere. Ma un governo espressione della stessa maggioranza, più qualche fettina di emiciclo dalle parti Udc? Tutto lascia pensare che sia in Bossi che negli ambienti maroniani ci sia disponibilità a discutere, se dovesse rivelarsi l’ultima carta. Anche perché i leghisti sono convinti che Napolitano non scioglierebbe le Camere in caso di sfiducia. Quindi: se cade il governo meglio il voto, ma siccome non siamo certi che ci facciano votare (e la Lega nemmeno lo vuole), tanto vale cercare alternative purché presentabili. Non certo Monti, economista dei «poteri forti». Ma Alfano, stimato da Maroni, sarebbe una via percorribile. Meno invece Gianni Letta, ritenuto ostile al federalismo. «Ma alla fine potrebbe essere lui la soluzione - racconta un deputato -, lui o Schifani. A quel punto meglio Letta, meno “sudista”».
La posizione dura di Calderoli risente anche del pregresso rispetto all’Udc. Più di una volta il ministro ha ricordato che «solo loro hanno votato contro il federalismo». L’opzione voto però è sempre dietro l’angolo.

Non a caso Bossi ha chiesto a tutti gli eletti di mobilitarsi sul territorio e organizzare incontri coi militanti: «Dobbiamo spiegargli la situazione, non lasciarli soli». Spiegare anche perché la Lega continui a tenere in piedi il governo, scelta che la base spesso non condivide, ma i vertici leghisti sì.

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