Mr. Report perde le staffe ma le carte lo inchiodano

Ranucci minaccia querele ma gli atti nell'inchiesta confermano i rapporti tra gli spioni e i suoi giornalisti. Il ruolo dell'ex Ros "Tela"

Mr. Report perde le staffe ma le carte lo inchiodano
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La tela di Report porta a Tela. Sì, perché uno dei personaggi chiave nella vicenda che chiama in causa la trasmissione di Sigfrido Ranucci si chiama Vincenzo Di Marzio, nome di battaglia «Tela», per anni maresciallo dei carabinieri del Ros, grande amico del maresciallo Luciano «Ludwig» Pironi, il basista a Milano della Cia. Un uomo, insomma, ben introdotto negli apparati dello Stato. «Tela» ha avuto una breve stagione ai servizi segreti, poi è tornato al Ros e di lì a poco si è congedato, e - come altri suoi colleghi - si è tuffato nel business privato delle intercettazioni e dei dossier, portandosi dietro molto materiale accumulato negli anni al Ros. Ed in questo modo è diventato tra i collaboratori privilegiati di Carmine Gallo e Danilo Calamucci, i due capi di Equalize, l'azienda del presidente della Fiera di Milano, Enrico Pazzali, oggi entrambi agli arresti domiciliari (la Procura voleva mandarli in carcere, e insieme a loro anche Di Marzio: ma non c'è riuscita).

Dei rapporti con Report ha parlato a più riprese con gli inquirenti Calamucci, in interrogatori per ora secretati, dicendo di avere passato agli inviati del programma Rai anche materiale relativo al ministro del turismo Daniela Santanchè, e adombrando un rapporto di scambio di favori con lo staff di Ranucci. Ieri Report reagisce annunciando querele sia contro il Giornale che contro «gli spioni» che avrebbero calunniato il programma. Dalla sua, Calamucci avrebbe alcuni screenshot - finiti agli atti dell'inchiesta milanese - dei messaggi scambiati con un giornalista del programma. E nel corso degli ultimi interrogatori ha ribadito di avere tenuto i rapporti con i segugi della Rai per conto di Pazzali.

A sostenere l'esistenza dei rapporti che Sigfrido Ranucci ieri torna a smentire non c'è solo Calamucci. A venire querelati dovrebbero anche i carabinieri del nucleo investigativo di Varese, che hanno condotto le indagini su Equalize per delega della Procura di Milano e che in una delle loro informative citano esplicitamente i contatti tra la trasmissione e l'entourage degli spioni milanesi. Secondo gli investigatori il grande capo di Equalize, Enrico Pazzali, usava le «soffiate» alla stampa amica come strumento per ricattare gli avversari politici, e per questo è stato iscritto nel registro degli indagati anche per l'accusa di estorsione. I contatti con Report erano particolarmente intensi, e passavano anche per la società messa i piedi da Vincenzo «Tela» Di Marzio, insieme a un altro indagato, Marco Diella. La società, curiosamente, si chiama anch'essa Report, e tra i suoi collaboratori c'è anche l'hacker Giulio Cornelli. Ed intercettando il gruppetto i carabinieri si imbattono nella frase di Di Marzio: «passavamo dati investigativi a Report».

È lo stesso Cornelli al quale anche Calamucci confidava i suoi rapporti con la redazione del programma d'inchiesta della Rai, affermando di avere passato notizie direttamente a Ranucci: che, a scanso di equivoci, i carabinieri identificano

in «Ranucci Sigfrido, nato a Roma il 24 agosto 1961, giornalista Rai». Sono gli inquirenti, dunque, a ritenere meritevoli di approfondimenti i contatti tra i giornalisti investigativi di Report e la «fabbrica dei dossier».

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