Anche sette neolaureati per far rinascere San Siro

Affiancano Aler per gestire le case popolari. E, grazie a loro, funzionano l' ambulatorio e il Telefono donna

Anche sette neolaureati per far rinascere San Siro
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La firma del protocollo d`intesa nell`ottobre 2021 per la rigenerazione del Quartiere San Siro ha cambiato tutto. «Sì, abbiamo voltato pagina - conferma Domenico Ippolito, direttore generale Aler Milano dal 2019 - Prima le istituzioni, l`Aler, il Comune, la Regione, le forze dell`ordine non collaboravano, ora invece abbiamo creato una sinergia di grandi prospettive.

Perché quello di San Siro non è mai stato un problema esclusivamente edilizio, ma anche e soprattutto di qualità sociale e di sicurezza, quindi strettamente legato anche a quanto può realizzare l`Amministrazione comunale e all`operato delle forze dell`ordine. La filosofia italica consiste consiste nel dare il meglio nei momenti particolarmente difficili? Beh, allora, con la pandemia ormai alle spalle, rientriamo perfettamente nel profilo».

È stato senz'altro un momento di confronto e bilanci, ma anche di orgoglio e grande festa, intervallato da video realizzati dai giovani del quartiere, ieri pomeriggio quello di tre ore all'interno dell'ex Mercato coperto di piazzale Selinunte, ora assegnato al Centro Sportivo Italiano (Csi) che ha concesso lo spazio per questo incontro dopo essere diventato, con la creazione del «Social Sport Lab», un punto di riferimento per ragazzi e ragazze del quartiere. Tutti gli interventi edili da realizzare - «appaltati per 40 milioni di euro, grazie a finanziamenti regionali e a quelli ministeriali del Pnnr e che cominceranno entro l'anno» spiega Cristina Corgiolo, ingegnere responsabile della Direzione tecnica di Aler Milano - si concretizza in 8 stabili popolari di Aler, per cui è prevista la manutenzione straordinaria e l'efficientamento energetico, con «cappotto», coperture, facciate e rifacimento del verde.

Lavori concreti per rendere quello che viene definito da molti il quartiere più difficile di Milano («Ma non voglio più sentirlo definire così» ha detto il vice sindaco Anna Scavuzzo) un posto dove la gente desidera «abitare, crescere e vivere una vita degna di essere definita tale - sono le parole dell'assessore alla Casa e Housing sociale di Regione Lombardia Paolo Franco -, dove non si può ragionare solo in termini di ristrutturazioni e assegnazioni, ma dove la concretezza va a braccetto con la consapevolezza della gente che ci abita».

La sfida raccolta dalla Prefettura e dalle forze dell'ordine quando, nell'aprile 2021, 300 ragazzi, riuniti intorno ai rapper, erano scesi in strada, ha mostrato di poter dare continuità a momenti di dialogo che poi sono diventati momenti operativi con l'apporto del Municipio 7, delle associazioni, dei volontari, della scuola e dei progetti territoriali realizzati dalle università (Politecnico, Bocconi e Bicocca) in quello che è uno dei più grandi quartieri di edilizia popolare d'Italia. E che dispone di 5.987 alloggi, di cui 4.552 di Aler (694 occupati abusivamente) e 1.435 di privati. Tutti gli alloggi sfitti con carenze di manutenzione (571) sono stati riqualificati e riassegnati negli ultimi 5 anni grazie anche al lavoro svolto da 28 custodi Aler, senza contare l'aiuto indiretto ed efficacissimo delle 80 videocamere e delle 46 telecamere installate.

Tanto hanno fatto e stanno facendo nel quartiere anche i sette giovani community manager neolaureati di «OffCampus» che affiancano Aler nel supporto amministrativo personalizzato e nella gestione delle morosità. Sono loro che hanno favorito l'attecchire sul territorio di servizi come l'ambulatorio infermieristico all'angolo tra via Marotta e piazzale Selinunte, ma anche di Telefono Donna e di tutti i servizi territoriali dell'Asst. Sul fronte della sicurezza, oltre ai carabinieri della compagnia Porta Magenta e al commissariato Bonola, entro due anni sarà in attività proprio qui, in via Newton, il primo commissariato di polizia a fregiarsi del nome di «distretto di polizia» e che avrà giurisdizione su tutto il Municipio 7.

Ad aprire per primo la porta alla realizzazione di tutto questo - ne sono consapevoli la Regione e il Comune, ma anche i vertici delle forze dell'ordine, come il questore Giuseppe Petronzi, il comandante provinciale Iacopo Mannucci Benincasa e il comandante della Guardia di Finanza Francesco Mazzotta - è stato il prefetto Renato Saccone.

«Senza di lui non saremmo qui» sottolineano ancora Scavuzzo e Ippolito. Con il prefetto a spiegare di aver raccolto proprio la sfida di quel giorno di aprile: «Per dimostrare che in questo quartiere non c'è un ghetto, ma eterogeneità».

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