Ancora una cantonata di Marrazzo sulla riapertura del «San Giacomo»

L’ha buttata sul tavolo come se fosse la carta vincente, quella che fa saltare il banco. Nella sua visione del mondo da qui a otto mesi, nel suo «futuro oltre la crisi», Piero Marrazzo ha inserito anche la riapertura, pardon la «riconversione» del San Giacomo, lo stesso ospedale di cui il governatore ha deciso la chiusura pochi mesi or sono. Di più: secondo il presidente ci vorrà veramente poco per vedere il nosocomio iniziare a rinascere dalle sue ceneri. Appena 40 giorni, appena settembre. «C’è un progetto condiviso con il Governo - ha spiegato - per farne un presidio sanitario nel cuore della città. Un progetto ora a disposizione delle istituzioni locali, del territorio, delle forze sociali e dei cittadini». Peccato, è qui l’intoppo, che di questo progetto non ve ne sia traccia alcuna. Lo rileva Fabio Desideri, vicepresidente della commissione urbanistica alla Pisana. «Non è vero quello che dice Marrazzo - ha affermato senza mezzi termini l’esponente del Pdl - perché il cosiddetto piano di riconversione, quello che avrebbe dovuto essere presentato parecchio tempo fa, in consiglio regionale non è mai arrivato. Suppongo che sia sconosciuto pure ai cittadini o al “territorio”, perché si sarebbe saputo. Dunque i lavori non potranno mai cominciare entro settembre, questa è l’ennesima favoletta che Marrazzo ha voluto raccontare».
A voler essere pignoli, è da un anno a questa parte che il governatore del Lazio inanella figuracce a causa delle sue dichiarazioni come minimo avventate su un tema così spinoso. Il 3 settembre del 2008, per esempio, disse: «Dal primo di novembre, al posto dell’ospedale, ci sarà un presidio sanitario». E ancora: «La Asl Rm A presiederà la zona grazie a ottimi medici e bravi infermieri». Sappiamo com’è andata. Il 21 ottobre si è addirittura superato: «Ospiterà giovani e anziani - ha promesso - per la socializzazione delle esperienze e per l’assistenza». Ancora oggi fatichiamo ad afferrare il senso di queste parole. Il 3 dicembre si è sfiorato il capolavoro: «A metà del mese presenteremo il progetto di riapertura dell’ospedale. Sarà un modello per tutta l’Italia». A metà mese, puntuale, un nuovo slittamento con rassicurazione: «Entro Natale prima bozza di riconversione». E il 22 dicembre? «Il progetto sarà pronto per i primi giorni di gennaio». Una barzelletta insomma, fatta di continui rinvii, a testimonianza che, purtroppo, in questa regione la memoria di breve periodo non esiste, è un optional. E che ci si può contraddire a lungo, per giunta sempre sullo stesso identico tema, senza finire smentiti o peggio sanzionati.

Magari per frasi come questa, più recente, datata 19 aprile: «Capisco lo spirito di solidarietà che ha spinto il sindaco di Roma a proporre di accogliere al San Giacomo gli sfollati del terremoto, ma abbiamo definito il progetto di riapertura. Ormai è pronto, è una questione di giorni». Siamo a luglio e tutto tace. Ci vuole coraggio per guardare a settembre con un briciolo di fiducia.

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