È ancora guerra aerea. L'America frena Israele: no all'invasione di Gaza

Centinaia di razzi dalla Striscia, quasi mille raid sulle postazioni di Hamas. Netanyahu: non ci fermiamo

Sistema antimissile "Iron Dome"
Sistema antimissile "Iron Dome"
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«Nessuno vuole vedere un'invasione di terra su Gaza». È arrivata immediatamente dopo un incontro del gabinetto di sicurezza israeliano durato sette ore l'esplicita e diretta dichiarazione del Dipartimento di Stato americano. Poco prima, il raìs palestinese Abu Mazen aveva predetto l'inizio di una campagna di terra sulla Striscia di Gaza entro poche ore, hanno rivelato i giornalisti dell'israeliano Channel 2. I vertici militari israeliani hanno intimato ieri agli abitanti dei villaggi palestinesi del nord di Gaza, vicino al confine, di evacuare la zona, in un'altra mossa che, assieme all'avvenuta mobilitazione di 20mila riservisti, andrebbe ad aumentare le possibilità di un'incursione di terra. Né da una parte né dall'altra arrivano infatti segnali incoraggianti, che facciano pensare a una mediazione o alla possibilità di un cessate il fuoco. Nel terzo giorno dell'operazione israeliana «Margine protettivo» su Gaza, i raid dell'aviazione si sono intensificati: oltre 500 sono stati gli obiettivi colpiti in attacchi aerei, più di 860 da martedì. Dall'altra parte, i razzi continuano a cadere sul sud e sul centro d'Israele: oltre cento ieri, più di 400 dall'inizio del conflitto e ancora una volta missili a più lunga gittata sono stati neutralizzati dal sistema anti-missilistico israeliano Iron Dome sui cieli di Gerusalemme e Tel Aviv, rispettivamente 78 e 71 chilometri da Gaza. Due missili - uno è stato intercettato, l'altro è caduto in un campo - hanno minacciato la città di Dimona, nel sud, dove si trova il Centro di ricerca nucleare israeliano, presunta sede di un presunto programma nucleare militare, di cui Israele non ha mai confermato l'esistenza.

Nella Striscia sotto il fuoco, aumenta con le ore il numero dei morti, che secondo fonti mediche palestinesi sarebbero almeno 85 e per la maggior parte civili. In un raid aereo contro un'abitazione otto persone sono rimaste uccise. La sera prima, un missile ha colpito un caffè che stava proiettando la partita dei mondiali di calcio tra Argentina e Olanda, uccidendo nove persone, hanno fatto sapere fonti mediche palestinesi. Le forze armate israeliane starebbero investigando i due casi. L'Egitto ha intanto aperto il valico di confine per il soccorso dei feriti palestinesi più gravi.

Cresce con il numero delle vittime la preoccupazione della comunità internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha chiesto un cessate il fuoco immediato, condannato il lancio di razzi da parte dei gruppi armati palestinesi e definito «intollerabile» «l'eccessivo uso della forza da parte d'Israele». Proprio davanti al Consiglio di Sicurezza riunito in sessione d'emergenza l'ambasciatore israeliano Ron Prosor ha fatto suonare una sirena, come quelle che in queste ore nel suo Paese indicano l'arrivo di un razzo e ha detto che Hamas sta minacciando «indiscriminatamente e intenzionalmente» 3,5 milioni di israeliani. Il segretario di Stato americano John Kerry, in visita a Pechino, ha parlato di «un momento pericoloso» per il Medio Oriente. I suoi diplomatici nella regione avrebbero incontrato il raìs dell'Autorità nazionale a Ramallah, Abu Mazen, per spingere la mediazione con Hamas, per ora bloccata.
Sempre secondo fonti palestinesi, l'ambasciatore norvegese al Cairo avrebbe invece incontrato uno dei leader di Hamas, Musa Abu Marzouq, per convincerlo della necessità di una trattativa, eppure il movimento che controlla Gaza dal 2007 non vorrebbe un cessate il fuoco. Dall'altra parte, gli indizi che arrivano non sono più incoraggianti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe detto ai membri del Comitato Affari Esteri e Difesa del Parlamento che «un cessate il fuoco non è in agenda».

«Israele non è interessato a un cessate il fuoco perché vuole dare un duro colpo a Hamas ed essere sicuro che nel lungo periodo non lanci più missili- ha detto una fonte interna all'establishment della sicurezza alla stampa israeliana - Oggi non siamo interessati a un cerotto».

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