Ancora spese discutibili. E Maselli (Pdl) denuncia una selezione «leggera» per la nomina di un dirigente del San Camillo-Forlanini

In un tempo segnato da dolorosi piani di rientro dal deficit sanitario, battaglie anti-sprechi e polemiche anti-casta, nel Lazio il lavoro di chi dal luglio scorso si occupa di raccordare «le politiche regionali con le politiche provinciali di sviluppo del territorio» costa ai contribuenti ben 88.529 euro (lordi) all’anno, circa 6mila netti al mese. È questa infatti la cifra che compare nella delibera con cui lo scorso 18 giugno il presidente della Regione, Piero Marrazzo, ha conferito l’incarico di responsabile di questa struttura (che fa parte del Segretariato generale) a Scipione Giuseppe Candido. Una struttura tra l’altro inedita, istituita dal Segretario generale Francesco Gesualdi proprio il 16 giugno, ovvero due giorni prima dell’atto di nomina di Candido, soggetto esterno alla pubblica amministrazione ma «dotato di comprovata esperienza professionale desunta dal curriculum vitae», come si legge sempre nella delibera.
Nessuna illazione, nessuno spionaggio, per verificare il tutto basta navigare su internet: in nome della trasparenza, infatti, sul sito della Regione Lazio figurano sia lo stipendio del funzionario sia il suo «cursus honorum». E da quest’ultimo si apprende che il neoresponsabile dell’organismo «Raccordo delle politiche regionali con le politiche provinciali di sviluppo del territorio» è stato in passato (tra gli altri incarichi) dipendente della Corte dei conti, assistente parlamentare, assistente e addetto stampa del presidente dell’Aran, capo della segreteria di ben due assessorati (Enti Locali dal 2000 al 2005 e Attività produttive al Comune di Roma dal 2007 al 2008).
«Nonostante i continui appelli alla sobrietà della politica - commenta il consigliere regionale Fi-Pdl Massimiliano Maselli - nella pratica Marrazzo concede a soggetti esterni incarichi inventati ad hoc retribuendoli, come se non bastasse, con stipendi pari a quelli di dirigenti qualificati».
Maselli evidenzia anche un’altra vicenda, ancora relativa a una nomina «anomala», questa volta nell’ambito della sanità laziale. Il 2 luglio scorso, come denuncia il consigliere regionale azzurro, il direttore generale del polo ospedaliero San Camillo-Forlanini, Luigi Macchitella, ha indetto un avviso interno per il conferimento di un incarico dirigenziale nella struttura operativa complessa (Uoc) «Trattamento giuridico». E fin qui nulla di strano, se non per un bando dal testo troppo legato alle valutazioni soggettive dei vertici del polo ospedaliero, almeno secondo il consigliere regionale Fi-Pdl.
«Così il 31 luglio - continua Maselli - cioè prima del conferimento dell’incarico, ho scritto preventivamente a Marrazzo sottolineando le maglie larghe di questi criteri selettivi e il rischio che questi corrispondano più a criteri nepotistici e clientelari piuttosto che culturali e operativi».
Nella lettera inoltre si legge: «Proprio presso l’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini è stata, guarda caso, di recente trasferita una risorsa proveniente dall’ospedale Spallanzani. È singolare che il questionato bando preveda, tra l’altro, che la capacità professionale dell’aspirante possa essere valutata anche sulla base di esperienze acquisite presso altre aziende». La fine della storia è nella delibera dell’azienda ospedaliera numero 1565 del 4 agosto con cui l’incarico dirigenziale è stato assegnato a Francesca Milito, «ovvero la risorsa umana proveniente dallo Spallanzani di cui scrivevo a Marrazzo - conclude Maselli -.

Evidentemente il mondo è cambiato ma Macchitella e tutto il suo entourage non se ne sono accorti, continuando a favorire i loro amici senza premiare il merito. Una pratica disdicevole che demotiva il personale interno e aggrava la già difficile situazione della sanità laziale, alla quale si è arrivati anche a causa di un’endemica carenza di meritocrazia».

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