Non ci voleva molto a immaginarlo. Anche a questo giro, qui nella Co-Op Live Arena di Manchester, Taylor Swift batte tutti e si porta a casa quattro statuette su sei nomination agli Mtv Europe Music Awards (trasmessi su Mtv canale Sky 131 e Now e poi visibili in streaming su Pluto e su Paramount+). Oltretutto le statuette più «pesanti»: miglior video (Fortnite con Post Malone), miglior artista, miglior concerto e miglior artista americano. Bingo. Dietro di lei l'emergente Tyla con tre premi (significativo quello per il miglior r&b). Poi a seguire Imagine Dragons (che sono i migliori alternative, mah), Eminem (miglior hip hop), Ariana Grande (miglior pop) e Liam Gallagher che è stato votato come il miglior rocker, e ci mancherebbe: non solo è nato a Longsight, a due passi dal centro di Manchester, ma poi con il fratello Noel sarà protagonista del tour più atteso del 2025 (e uno dei più attesi di sempre), ossia quello degli Oasis.
In sostanza è stato uno show kolossal, come sempre riesce a fare Mtv in queste occasioni, certe volte meglio e altre meno. A presentare, Rita Ora in tutta la sua sensualità, che si è spenta per qualche secondo quando ha ricordato (con parole oggettivamente belle) Liam Payne, l'ex cantante degli One Direction morto poche settimane fa dopo essere caduto da una finestra del suo hotel a Buenos Aires.
Infine Annalisa. È lei la «Best italian act», due giorni dopo essere stata votata in Spagna come «Fenomeno europeo dell'anno». Momento d'oro, non c'è dubbio.
E mentre la prossima superstar anche in Italia, Sabrina Carpenter, con Espresso vinceva per la miglior canzone, lo spettacolo ha continuato a mescolare alto e basso, sentimenti e scintillii mettendo in evidenza talenti importanti (la personalità di Benson Boone non passerà inosservata neanche in Italia) e talenti di lungo corso come Busta Rhymes, che ha preso il Global Icon Award dalle mani del rapper inglese Little Simz. Poteva mancare il K-Pop? Chiaro che no, c'è ovunque, spunta in ogni occasione. Le cinque scatenate sudcoreane Le Sserafim hanno dimostrato con due brani quale sia il nuovo linguaggio del pop ultra adolescenziale: balletti, performance, scenografie tutte segnate da un unico minimo comun denominatore, l'atletismo manco fossimo alle Olimpiadi. Tutt'altro rispetto a quando debuttarono sulla scena mondiale i Pet Shop Boys, che ieri sera hanno chiuso lo spettacolo a quarant'anni e più dal loro arrivo sulle scene: e la loro performance con gli archi della Manchester Camerata ha dimostrato che i gruppi che resistono nel tempo sono poi soltanto quelli che hanno il talento e le forze creative per farlo.
E proprio di tempo si è inconsapevolmente parlato ieri sera durante lo spettacolo. Sono stati in qualche modo celebrati i trent'anni dal primo Mtv Europe Music Awards del 1994, che era diretta filiazione degli analoghi premi americani. A riguardarsi indietro, era davvero un'altra epoca. La musica, tutta la musica, era ancora soprattutto analogica, lo streaming sembrava solo una parola per tecnici, Internet pulsava solo nei laboratori di qualche ricercatore e nessun cantante/artista/imbonitore diventava famoso nel mondo attraverso la curiosa abitudine di pubblicare ogni dieci minuti una foto/video/frase che lo riguardasse. In poche parole sembra un'era geologica fa, ma in realtà sono soltanto tre decenni nei quali Mtv è comunque rimasta come filo conduttore pop. E ora, pur essendo «la più trasversale delle piattaforme del mondo», come ricordava Pam Kaufman Ceo Internetional Markets di Paramount Global agli International Studio di Manchester, è comunque testimone della memoria di un'epoca che difficilmente sarà replicabile, sia per intensità che per creatività.
Tanto per capirci, agli Mtv Europe Music Awards sono passati nel tempo gli U2, Prince, David Bowie, Madonna, Paul McCartney, i Green Day, Amy Winehouse, praticamente il pantheon degli dèi musicali a cavallo tra fine Novecento e inizio Duemila. Inevitabile pensare che ora, beh, siamo proprio in un'altra epoca.
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