Gli «angeli custodi» dell’arte

L’ESPOSIZIONE Ospita ben 60 opere ed è stata organizzata dal Centro europeo per il Turismo

Gli «angeli custodi» dell’arte

Nasce in Italia nel maggio del ’69 con 16 carabinieri (oggi sono 300), il Nucleo per la tutela del patrimonio artistico, il primo reparto al mondo per contrastare la criminalità nelle Belle Arti. Allora i militari erano dipendenti dal ministero della Pubblica Istruzione.
Nel ’75 il Comando tutela patrimonio culturale, questo il nome di oggi, passa alle dipendenze funzionali del neonato ministero dei Beni Culturali e nel 1980 nasce la banca dati, chiave di volta del successo di tante indagini. Hanno dunque compiuto 40 anni di attività i «caschi blu della pace e della cultura», come li chiama il ministro Sandro Bondi. E hanno lavorato in sinergia con le istituzioni, le altre forze dell’ordine, con le soprintendenze e all’estero con l’Interpol.
Per celebrare la ricorrenza, sono state organizzate mostre a Napoli, Firenze e, naturalmente, a Roma. Dal 23 settembre al 30 gennaio 2010, a Castel Sant’Angelo, nelle sale della Giustizia, di Apollo, di Clemente VIII e Clemente VII, è aperta «Antologia di meraviglie», la mostra clou che raccoglie il frutto delle imprese memorabili messe a segno dai carabinieri in questi anni.
Promossa dal ministero dei Beni Culturali, è organizzata dal Centro europeo per il Turismo con il sostegno di Arcus e della Fondazione Roma terzo settore. Il ricco catalogo «Sillabe» è a cura di Lisa Della Volpe.
Le 60 opere esposte documentano la vigilanza costante del patrimonio e raccontano storie di indagini, trattative, recuperi, rimpatri, restituzioni. Tre sezioni che comprendono reperti archeologici restituiti dai musei stranieri «a seguito di attività extragiudiziali», opere recuperate a conclusione di «commissioni rogatorie internazionali» e beni recuperati sul territorio nazionale. Fra i capolavori il celeberrimo «Cratere a figure rosse» di Eufronio trafugato a Cerveteri negli anni ’70 ed esposto nel ’73 al «Metropolitan» di New York, il solo integro dei ventisette dipinti dall’artista e l’altrettanto famosa Triade Capitolina, scavata nel ’92 a Guidonia. I carabinieri da un frammento riuscirono a ricostruirne l’identikit inibendone la vendita. Così nel ’94 venne ritrovata.
In mostra la cosiddetta «Muta» di Raffaello rubata il 5 febbraio del ’75 dal Palazzo Ducale di Urbino insieme con la «Madonna di Senigallia» e la «Flagellazione» di Piero della Francesca, recuperate l’anno dopo a Locarno e restituite a una città festante, come documentano foto d’epoca. Alla «Muta», fra le maggiori attrattive della mostra, fanno corona altre opere. Che raccontano anche storie curiose.
Nel Museo di Bettona nell’87 sparì fra gli altri un Perugino finito in Giamaica. Lo deteneva un senatore a garanzia di una partita di droga e per riaverlo bisognò attendere il cambiamento di regime nel ’91.
La piccola tavola con «Ritratto virile» di Antonello da Messina, rubata a Pavia insieme con un Bellini e un Correggio, venne ritrovata in un vagone alla stazione Tiburtina di Roma, mentre i dodici corali miniati rubati nell’84 all’Ara Coeli sono riapparsi in un mercato di Bollate. Le pagine venivano strappate per farne paralumi. Un collezionista aveva affidato a un restauratore un leggio del ’500 rubato in una chiesa di Bologna per trasformarlo in un mobile bar.
Peggior sorte è toccata a una tela di Orazio Borgianni, amico e seguace di Caravaggio, dipinta nel ’600 per San Francesco a Ripa. Ridotta a meno di due metri - dai quattro che misurava - è stata in parte bruciata e venduta a pezzi.

Tre uomini, armi in pugno e a volto coperto, nel ’98 alla Gnam immobilizzano i custodi e spariscono con un Cézanne e due Van Gogh, fra cui l’«Arlesienne», ultimo ritratto femminile dell'artista. Ritrovati lo stesso anno.
Castel Sant’Angelo, tel. 06-6876448. Orario: 9-19, lunedì chiuso. Dal 23 settembre 2009 al 30 gennaio 2010.

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