Giorgio Napolitano ha parlato a Ginevra nel palazzo dellOnu, lorganismo internazionale che conta tra i suoi membri almeno due terzi di Paesi governati in modo non democratico e da dittatori che vanno bene finché non cadono in disgrazia come Gheddafi, le cui ricchezze nessuno si sognava di sequestrare fino a due settimane fa. Mi chiedo: cosa faranno questi coraggiosi signori, governanti da operetta che se la prendono con un tale che credono in irreversibile crisi, fra qualche tempo, quando il colonnello avrà ripreso in mano le redini del potere in Libia? Con che faccia torneranno ad inchinarsi a lui? Perché così e non altrimenti andrà, salvo interventi armati internazionali. Giorno verrà - e lo vedremo tra non più di cinque anni - che, se i militari non prenderanno in mano con leggi ferree lEgitto, ci toccherà rimpiangere Hosni Mubarak: lintegralismo islamico incombe. E a quanti credono che internet e la tv abbiano oramai irrimediabilmente mutato il mondo appunto islamico, ricordo che lAfghanistan degli anni Sessanta era un Paese nel quale le donne guidavano la macchina, uscivano da sole, fumavano in pubblico, indossavano la minigonna... poi, ecco i talebani, spuntati secondo le anime belle dal Medio Evo.
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Qui bisogna stare attenti, caro Mauro, perché largomento scotta e a parlarne liberamente e francamente si rischia di passare per filo gheddafiani e nemici del popolo in lotta. Però non saranno questi timori a costringerci allipocrisia e allora ricordiamo insieme che a proposito di anime belle il Giorgio Napolitano che oggidì condanna la repressione gheddafiana e esalta i valori, gli ideali e perché no i princìpi della piazza è lo stesso Napolitano che nel 56 andava dicendo che a Budapest i carri armati russi erano lì «a salvare la pace nel mondo». Mentre lUnità definiva «teppisti» e «spregevoli provocatori» gli operai e gli studenti insorti. Naturalmente cogli anni si può maturare e anche cambiare opinioni e bandiere, ma come non sentire odore di bruciato in questa isterica gogna a un Gheddafi al quale fino a ieri erano riservati sorrisi e calorose strette di mano e col quale si firmavano pile di lucrosissimi accordi economici? E al quale lOnu, mica la bocciofila di Cantù, affidò la presidenza dellagenzia per i diritti umani? Sempre per chiarirci le idee, caro Mauro, come mai a differenza di altre vicende simili, per la Libia si richiede a gran voce un intervento militare («umanitario», va da sé) senza che nessuno tiri in ballo linfame cinismo delloccidente che intenderebbe così tutelare i propri interessi petroliferi?
Nel corso di questo tartufesco fandango si è arrivati persino a insultare il ministro Franco Frattini per aver detto che lEuropa, come daltronde lAmerica o la Cina, non può scegliersi gli interlocutori. Cose da pazzi. Se, come sostengono questaltre anime belle, fosse vero il contrario, come si spiega che per quarantanni la schizzinosa Europa ha mantenuto rapporti diplomatici ed economici con una Jamahiriyya Araba di Libia Popolare e Socialista che dovrebbe essere esclusa dalla lista degli interlocutori? Noi ci si augura, neanche a dirlo, che in Libia vada a finire tutto bene, che prevalga la democrazia e la libertà.
Paolo Granzotto
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