New York - Whitney Houston torna a cantare. Il suo nuovo album, I look to you, uscirà il primo settembre e risalirà in fretta le classifiche mondiali.
Chi l'ha sentita cantare martedì sera (nove degli undici brani contenuti nel nuovo cd) nell'immensa sala del Lincoln center di New York, durante una soirée privata organizzata dal suo produttore Clive Davis, ha dichiarato che la magica Whitney risorgerà dalle ceneri per essere nuovamente una grande interprete di quel pop americano che ha attinto l'ispirazione da quel gospel delle chiese nere che lei ha nel sangue. Alla fine del concerto Alicia Keys, Diane Sawyer, Vivica Fox, Gayle King, Martha Stewart, Nikki Haskell, sua madre Cissy Houston, sua cugina Dionne Warwick, sua figlia Kristina e centinaia di amici l'hanno applaudita commossi. Davanti a loro c'era la Whitney Houston che per anni era stata succube del crack. Ma se Michael Jackson la sua battaglia con le droghe, i sonniferi e gli abusi di medicinali l'ha tragicamente persa, lei invece stavolta sembra aver veramente vinto la sua lunga lotta contro quelle profonde e invisibili insicurezze che per anni l'avevano tenuta legata a un marito che l'aveva drogata e aveva abusato di lei. Fino a trasformarla in una donna anoressica, imbruttita, a volte persino così confusa da dimenticarsi le parole delle sue canzoni più belle.
Le droghe, a cui era stata introdotta dal marito, Bobby Brown, il cantante che lei aveva sposato nel luglio del 1972 e che non aveva mai accettato di vivere nella sua ombra di grande diva, l'avevano infine resa incapace di affrontare le sale d'incisione, le luci del palcoscenico e il pubblico che per anni l'aveva inneggiata quale indiscussa regina nera della musica pop, convincendola a ritirarsi a vivere su un'isola dei tropici.
«Volevo andarmene in una casetta sulla spiaggia, lontana da tutti e da tutto», aveva ammesso la cantante che il 9 agosto compirà 46 anni e che ha perso il viso luminoso da ragazzina per acquistare invece l'espressione dolce di donna sofferta e vissuta. Whitney Houston ha perso anche anni importanti nella carriera di una diva e altrettanto importanti per una donna che vuole altri figli. Ma non ha mai perso né la magia della sua voce né l'amore di sua figlia, Bobby Kristina, che a 15 anni è la sua confidente.
«Mi è rimasta accanto ogni momento, dicendomi "Mamma, ce la puoi fare"», ha dichiarato Whitney Houston all'agenzia stampa Associated Press. «Quando mi demoralizzavo e le dicevo che ero stanca, che non ce la facevo più, mia figlia mi esortava: "Mamma, alzati, alzati, vedrai che ce la fai, mamma, canta"». Così lei ha ritrovato quella voce che l'aveva portata nel novero dei «100 maggiori cantanti della storia del rock», come aveva scritto il mensile Rolling Stones, ispirando Janet Jackson, Anita Baker, Mary J. Blige, Mariah Carey, Jennifer Hudson e Leona Lewis e Beyoncè, tra le performer di colore, insieme a Britney Spears e Christina Aguilera.
Testa e testa, la Houston e Madonna avevano scritto alcuni dei più bei capitoli della pop music anni Novanta. Ma lei, l'ex modella amica di Nelson Mandela che si rifiutava di sfilare per chiunque non boicottasse l'apartheid, non avrebbe mai voluto imitare gli eccessi della Material girl. «Se mia figlia, crescendo, volesse imitare Madonna l'ucciderei», era solita dire la Houston, definita da molti la Good girl del pop; una ragazza pulita, che aveva imparato a cantare in chiesa. Mentre i suoi album risalivano le classifiche, registi come Robert De Niro, Quincy Jones e Spike Lee le avevano offerto un futuro cinematografico che lei si sarebbe decisa ad esplorare nel 1992, con la pellicola The Bodyguard, la cui colonna sonora avrebbe infranto tutti i record di vendite della storia di Hollywood. La sua voce era magica ma non invincibile e le droghe gliel'avevano sbriciolata, fino al giorno in cui si era decisa a chiedere il divorzio da Brown: era il 2006, da anni gli amici l'esortavano a lasciarlo, ma lei gli era rimasta accanto nonostante la violenza e le percosse come quelle che, nel 2003, l'avevano gettato in una cella di un carcere federale della Georgia. Il produttore musicale Clive Davis (che l'aveva scritturata con la casa musicale Arista nel 2001, offrendole l'incredibile cachet di 100 milioni di dollari) quella voce l'aveva sentita per la prima volta nel night club di sua madre, lo Sweet waters.
Era il 1984; un anno dopo la cantante avrebbe debuttato col suo primo album, Whitney Houston, avrebbe spezzato tutti i record per un cd interpretato da una cantante nera. Il pubblico non ha mai smesso di amarla e adesso attende ansioso il suo nuovo album. A scrivere alcuni dei brani più attesi sono stati Swizz Beats (Million dollar bill) e Diane Warren (I don't know my own strenght).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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