(...) di Marassi e Quezzi, ha cominciato a fare la voce grossa e sotto il diluvio di lunedì scorso un masso di tonnellate è caduto esattamente in mezzo al greto del corso d'acqua. La natura, insomma, si è stufata di aspettare i lunghissimi tempi di intervento del Comune: vicino alla copertura del rio e a pochi metri dalle condutture del gas che servono migliaia di persone, c'è già la prima gigantesca pietra di uno smottamento molto pericoloso, che potrebbe aggravarsi e, in caso di nuovi rovesci, provocare vasti allagamenti.
«Ci vuole un milione di euro e si tratta di una progettazione complessa» si erano giustificati mesi fa i tecnici, sostenendo con tranquillità che per qualsiasi emergenza si sarebbero potuti sfruttare i numerosi cantieri aperti in zona. È vero che poco più in su, Burlando sta portando avanti, come commissario straordinario, i lavori per la messa in sicurezza sempre del Fereggiano. Ma è difficile pensare che gli operai lì impiegati possano, con la mano sinistra, riuscire ad arginare una collina che frana e adesso sgomberare l'alveo dai pesanti detriti già caduti. Serve insomma con grande urgenza un'azione ad hoc, che però non sembra nei programmi. Nell'ultimo anno ci si è limitati semplicemente a potare gli alberi, che appesantivano il costone, accelerando di fatto il movimento della terra. E senza apparentemente prendere in considerazione il rischio più grave: quello, devastante, che le rocce vadano a tappare la bocca della copertura stradale del torrente. «Siamo preoccupati: se continua così rischiamo di rimanere isolati.
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