Anziani truffati «Ora servono pene più severe»

Nuovo caso ieri a Milano, raggirata una 79enne. Il questore: «Approfittano della loro solitudine»

Paola Fucilieri

«A Milano le truffe agli anziani si sono dimezzate rispetto al 2003 e i casi, anziché 800 all’anno come allora, si sono ridotti a 400. Si tratta comunque di cifre che ritengo inaccettabili. E visto che è stato grazie alla prevenzione, agli spot televisivi, agli appelli lanciati dalla stampa che questi reati sono diminuiti, se ancora se ne verificano così tanti significa che c’è dell’altro che non va».
Paolo Scarpis verrà ricordato come il questore che a Milano si è battuto di più contro le truffe agli anziani. Un reato fastidioso, subdolo, cattivo, messo a segno con tecniche differenti al solo scopo, pienamente raggiunto, di continuare a mietere vittime. Solo ieri l’ultimo caso: una pensionata 79enne, poco dopo le 13 è stata raggirata nella sua abitazione di via Scipione Pistrucci (viale Umbria). I due estranei si sono presentati sull’uscio di casa della poveretta come dipendenti dell'azienda Aem impegnati «in una serie di controlli agli impianti del gas» e con questa scusa sono riusciti a entrare. Così, dopo averla distratta, le hanno rubato due orologi, due paia di orecchini e contanti per circa 1100 euro, quindi si sono allontanati a bordo di un furgoncino.
Scarpis ha più volte invitato i milanesi a farsi «un po’ più gli affari altrui». «Non mi stancherò mai di ripetere che questo reato è in gran parte figlio della solitudine e di tutto ciò che ne consegue».
Ritiene anche lei signor questore che il famoso articolo 640, quello che punisce le truffe, sia inefficace?
«Io faccio il questore, non il legislatore, il mio compito è far rispettare la legge non decidere come e a chi applicarla. Innanzitutto voglio sottolineare che, più che truffe in sé e per sé, si tratta praticamente sempre di furti o, quando la vittima se ne accorge magari anche perché viene spintonata, di rapine. Il magistrato applica la legge caso per caso, decidendo una pena bassa o alta a seconda delle vicende. Al di là del discorso delle truffe credo che derubare o rapinare un anziano potrebbe costituire un’aggravante che, se applicata, renderebbe la pena certo più severa per chi compie questo reato».
I milanesi non l’hanno presa proprio in parola quando li ha sollecitati a farsi gli affari degli altri, l’indifferenza dilaga...
«Lo ripeto: questo è il reato di chi approfitta della solitudine degli altri. Gli appelli televisivi e sui giornali, non prendiamoci in giro, mica sono diretti ai veri anziani, ma a noi che siamo i parenti o i vicini di queste persone in età avanzata, deboli o solo più lente nel capire la buona fede di chi si trovano davanti.

Quindi credo che chi ha un nonno, ma anche un parente un po’ meno anziano (l’età dei truffati si è abbassata e ci sono anche parecchi 65enni) e lo lascia vivere troppo in solitudine, magari andandolo a trovare molto raramente, ecco, questa persona dovrebbe avere più di qualche rimorso. Ma io non faccio il predicatore, faccio il questore».

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