Le api giganti dell'Himalaya e il loro miele allucinogeno

Le proprietà del nettare derivano da alcune tossine dei fiori di rododendro. Si raccoglie oltre i 2.500 metri

Daniela Uva

Con due cucchiaini da caffè si possono vivere le stesse sensazioni che si provano con le droghe leggere. Ma dosi più elevate possono creare vere e proprie allucinazioni, che possono durare molte ore. Anche un'intera giornata. Per questo i kulung, popolazione che vive nel Nepal orientale, hanno imparato ad assumere con parsimonia il miele allucinogeno prodotto dalle api giganti himalayane. Per raccoglierlo ogni giorno sfidano la morte perché, dati i suoi poteri così particolari, questo nettare dolcissimo ha dato vita a un proficuo mercato nero.

Normalmente gli insetti la specie è definita apis laboriosa dorsata e può essere lunga più di tre centimetri creano questo miele rossastro e vischioso, chiamato anche «mad honey» (cioè miele pazzo) durante la primavera, in Bhutan, nella provincia cinese dello Yunnan, in India e in Nepal. Le sue proprietà derivano da alcune tossine presenti nei fiori di rododendro, del quale questi piccoli animali sono ghiotti. Il risultato è un prodotto molto più scuro rispetto a quello tradizionale, in grado di comportarsi proprio come uno stupefacente. Se preso in piccole quantità è inebriante, rilassante e in grado di regalare una sensazione di vertigine e formicolio. Quando però si esagera, può essere tossico e causare un avvelenamento, aggravato da debolezza muscolare progressiva e irregolarità cardiache. Nonostante questo, il suo valore è altissimo sul mercato illegale. Nel quale viene venduto a prezzi vertiginosi per scopi ricreativi, soprattutto in Cina e Corea del Sud. Mezzo chilo può arrivare a costare fra 60 e 80 dollari, almeno sei volte in più rispetto alle versioni normali. Ma chi vive in questa regione ha imparato a usarlo in modo oculato, scoprendone anche alcuni benefici dal punto di vista medico. E così ancora oggi il miele pazzo viene utilizzato come antisettico, come rimedio per la tosse o per lenire il dolore. Ma i nepalesi lo ingeriscono anche per curare ipertensione e diabete. Ecco perché la sua raccolta è considerata preziosa.

Talmente importante da indurre alcuni esperti ormai pochissimi a sfidare la sorte arrampicandosi senza imbracatura su rocce a strapiombo sul vuoto, oltre i 2.500 metri di altitudine. Proprio qui le api giganti costruiscono i loro enormi alveari, nei quali è possibile trovare anche 60 chili di miele. L'ascesa avviene utilizzando scale di fibra di bambù, posizionate lungo pareti di roccia alte fino a cento metri. Una volta raggiunto il nido, lungo anche più di due metri, i coraggiosi raccoglitori cominciano a scacciare gli sciami con il fumo generato dal rogo delle foglie legate sulla sommità di lunghi pali di legno. Infine, raccolgono il prezioso oro rosso, senza alcuna protezione. Ormai sono pochissimi gli addetti a queste operazioni, perché i giovani stanno progressivamente abbandonando i villaggi più remoti per cercare opportunità in città. Ecco perché la loro storia è diventata un film-documentario girato durante una spedizione del National Geographic.

Si chiama «The last honey hunter», è stato girato nel corso del 2018, e racconta la storia di questi ultimi cacciatori di miele pazzo, ma anche delle preziose api in grado di generarlo. Sono le più grandi del mondo, e proprio cibandosi del nettare di rododendro contribuiscono a preservare la biodiversità di questa regione del mondo. I fiori rosa sono, infatti, il simbolo del Nepal. Ogni primavera ricoprono le colline del Paese, ad altitudini troppo elevate per le api domestiche. Ma non per l'enorme apis laboriosa dorsata, che nutrendosi di questo speciale nettare arricchisce con la tossina «grayanotoxin» il suo miele. Che così diventa «pazzo».

Gli ultimi raccoglitori ormai anziani ripetono spesso che «solo chi riesce a controllare le proprie paure e rimane irremovibile di fronte alla morte può essere un cacciatore di miele». Un richiamo per le nuove generazioni attratte dalla vita in città, per le quali rimanere fedeli alle antiche tradizioni potrebbe rappresentare una risorsa importante.

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