Arab Strap, ultimo concerto

Luca Testoni

L’addio è stato già ufficializzato. Tuttavia, prima di abbandonare le scene, il duo scozzese degli Arab Strap (un nome che è tutto un programma: è stato preso a prestito da uno dei tanti aggeggi ludici in vendita nei sexy shop) ha provveduto a licenziare una raccolta arricchita da remix e versioni alternative e dal vivo per festeggiare i dieci anni di attività discografica (Enjoy your retirement! Ten years of tears, l’ironico titolo), e ad allestire un ultimo tour, con tappa milanese questa sera al Rainbow Club di via Besenzanica 3 (ore 21, ingresso 15 euro).
Ai frequentatori del rock contemporaneo, mancherà - ne siamo certi - il moro, corpulento e barbuto Aidan Moffat («portamento ed eleganza da ubriacone da stadio», è stato scritto di lui dalla stampa britannica) che, in bilico tra canto e quasi parlato, si è sempre dilettato a snocciolare le sue personalissime e ben poco compiacenti storie di crudele sincerità.
Storie di vita agra da pub, spesso acide e corrosive, ma non prive di sprazzi poetici, che gli hanno consentito di raccontare quanto possano essere noiose e deprimenti le giornate di provincia in terra di Scozia. Tra sbronze di birra e rapporti piuttosto agitati con l’altro sesso. Risse di paese e angosce esistenziali.


E mancherà anche il suo sodale, il rosso e smilzo polistrumentista Malcolm Middleton, il principale artefice di quell’insolito, eppure gradevole labirinto ramificato e complesso di suoni tipico degli Arab Strap. Un sound caratterizzato da una visione spartana e al tempo stesso sperimentale della musica folk abbinata a un modo altrettanto originale di rapportarsi alla materia rock.

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