La notizia è fresca: larco di Porta Romana, dopo tre anni di penitenza nascosto da manifesti e ponteggi, verrà restituito alla vista dei milanesi entro fine mese. Quella di piazza Medaglie d'Oro è una delle otto porte di accesso in città che si aprivano lungo gli oltre nove chilometri e mezzo delle mura spagnole, i bastioni difensivi voluti da Ferrante Gonzaga nel XVI secolo. Quale migliore occasione per ripercorrere col naso all'insù, magari col fresco della sera, il loro itinerario? Tanto più che in un passato recente, sei delle otto porte sono state agghindate con 275 punti di illuminazione che rendono la loro vista notturna ancora più gradevole.
Partiamo proprio dall'arco trionfale di Porta Romana, in piazza Medaglie d'Oro. È il varco cittadino più antico. Risale al 1596 e venne costruito per solennizzare lingresso in città di Margherita d'Austria, a Milano per sposare Filippo II. Lo progettò Martino Bassi prendendo a modello le porte del Sammicheli a Verona. Invece è dell'architetto Luigi Cagnola il grandioso tempio di Porta Ticinese, in piazza XXIV Maggio. Fu progettato nel 1801 per celebrare la vittoria dei francesi a Marengo. Gli storici ci dicono che la costruzione dell'arco si protrasse per ben tredici anni, durante i quali Milano tornò sotto gli austriaci. Per questo nel 1815 la scritta che inneggiava alla vittoria di Marengo venne sostituita con una dedica più generica rivolta alla pace: «Paci populorum sospitae».
Per trovare altri varchi illuminati, bisogna spostarsi in piazza XXV Aprile, a Porta Garibaldi. Prima del 1860, anno dell'impresa dei Mille, la porta si chiamava Comasina. L'arco in pietra di Viggiù che segnala la presenza dellantico accesso fu progettato nel 1826 dallarchitetto Giacomo Moraglia ed è in stile dorico. Fu eretto per festeggiare la visita a Milano dell'imperatore Francesco I dAustria. Meno contenti furono i commercianti che dovettero «cacciare» i soldi per la realizzazione. Tanto che la dedica apocrifa che circolò ai tempi fu: «Per quanto poca volontà ne avessero, i commercianti di Milano eressero...». Le quattro statue femminili poste sulla sua sommità rappresentano i fiumi Po, Ticino, Adda e Olona.
Larco più piccolo di tutti è quello di Porta Nuova, in piazza Principessa Clotilde. Fu costruito tra il 1810 e il 1813. È in fragile pietra arenaria e il progetto si deve all'abate Giuseppe Zanoja, allora architetto del Comune. È in stile ionico e ha un solo fornice sormontato da due angeli in rilievo.
Il minitour notturno termina ai due caselli di Porta Venezia, riproducenti due templi neoclassici, su progetto del bresciano Rodolfo Vantini nel 1828. La loro costruzione costò 706mila 807 lire austriache, cifra che ne fece l'accesso più costoso di Milano. Tra i 35 architetti che a diverso titolo vi misero le mani, ci fu anche il figlio di Leopoldo Giuseppe. Lo spazio dei portici è intervallato da colonne in granito rosa di Baveno. Nei due tempietti, risiede dall'anno Duemila l'Associazione panificatori, coi suoi uffici e con il museo virtuale sul pane (visitabile il martedì e giovedì dalle ore 10 alle 13 e dalle 14 alle 16.30).
Se fino a qualche anno fa era possibile percorrere tutta la circonvallazione delle mura spagnole col tram della linea 29/30 oggi, causa lavori e cantieri su viale Pasubio, l'anello risulta interrotto.
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