Armando Picchi, dalla sua Livorno alla Grande Inter

In scena la storia del calciatore iniziata sui campetti toscani e finita troppo presto

Armando Picchi, dalla sua Livorno alla Grande Inter
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Il calciatore e l'uomo, il capitano e il sognatore, la forza e la poesia: 171 centimetri di altezza, 71 chili di peso, il 41 di scarpe.

Una famiglia di marinai, un nonno anarchico e l'altro repubblicano costretto all'esilio. Armando Picchi portò nell'Inter di Herrera e Moratti tutto lo spirito ribelle e combattivo ereditato dalla sua terra e dalla sua famiglia. Quello spirito impastò il cemento di una squadra italiana che vinse tutto al mondo, vanto della Milano Capitale emergente della società industriale. Lo spettacolo Picchi racconta lo spirito di Livorno e lo spirito di ogni italiano che resiste, combatte, inventa. Attraverso una narrazione comica e intensa viene ricostruito il percorso umano e professionale del calciatore.

Dalle prime partite sul mare di Livorno alla indimenticabile finale di Coppa Campioni a Vienna del 64, dal boom economico alla rivoluzione sessuale del '68, dal tenero incontro con l'amore alla drammatica vicenda personale che lo condusse alla morte. E sullo sfondo l'Italia che cambia. La televisione, usi e costumi, e il calcio che da semplice e romantico sport collettivo si trasforma in un feroce business e in un simbolo sempre più significativo dell'evoluzione sociale e culturale della società odierna. Sullo sfondo Livorno con le sue brezze calde, con le sue ferite, le sue debolezze e le sue appassionate voci, compresa la sua, di Armando Picchi. Un simbolo di serietà, fedeltà e sacrificio. Un allenatore in campo e un punto di riferimento per la squadra nello spogliatoio.

Altro spettacolo degno di nota al Teatro Gerolamo: «L'infinita speranza di un ritorno» (9 novembre). La storia di Antonia Pozzi, uno dei casi letterari più rilevanti degli ultimi decenni.

La giovane poetessa milanese, nata a Milano il 13 febbraio 1912 e morta suicida a 26 anni senza aver mai pubblicato una sola poesia, è oggi ormai unanimemente riconosciuta una delle voci più alte della poesia lombarda ed italiana del 900. Ma la sua opera è solo recentemente uscita da un cono d'ombra grazie all'attenzione nel dopoguerra di Montale, Barile, Parronchi, poi con la progressiva pubblicazione degli inediti.

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