Armani, tacchi bassi e tailleur. Così la donna cambia il passo

Sfila l’abito in Swarovski a «foglia di diamante» che è in mostra a Milano

Armani, tacchi bassi e tailleur. Così la donna cambia il passo

Milano - Cambiare il passo delle donne, trovare argomenti nuovi alla femminilità. È la magia di Armani che si rinnova a ogni collezione, certe volte in modo clamoroso, più spesso con la forza dirompente dei segreti sussurrati al mondo. Quel che lo stilista-imprenditore ha mandato in passerella ieri era l’esatto contrario della classica immagine da «tigre del materasso» con tacchi più alti dei grattacieli, gambe scoperte oltre misura e scolli provocanti come un fischio da carrettiere. Eppure la sofisticata signora di Armani con le leggere scarpette rasoterra, le splendide gonne dall’orlo ripreso al ginocchio e le piccole giacche scolpite addosso pur essendo dolcemente ondeggianti sul busto, ha un potente sex appeal.
La sua arma segreta? Una serie di gesti e movimenti imposti dalla struttura stessa dei capi drappeggiati eppure lineari, quel nulla addosso che invece è tutto perché mescola minimalismo e ricchezza, passione allo stato puro con l’attitudine composta della vera eleganza. «Penso che le donne vogliano recuperare una vera e sana posizione nella società» ha detto Armani parlando poi di rinunce necessarie per ritrovare nel rigore e nella pulizia un’indiscutibile credibilità. Da qui a quello stile punitivo che mortifica la bellezza femminile il passo sarebbe breve per chiunque non abbia il suo stesso talento nell’aggiungere e sottrarre in un colpo solo. Così sua maestà il tailleur da tempo assente sulle passerelle ma non nei cuori e negli armadi di chi si vuole vestire bene, torna con una nuova scioltezza data dai drappeggi delle sottane e dall’incedere finalmente sicuro senza le zeppe-scultura con cui si stanno arricchendo ortopedici e chiropratici. Sopra a tutto questo c’erano cappe, boleri e giacche in orylag, formidabili montoni sagomati a farfalla e un insolito frac rovesciato al posto del cappotto.
Tutto aveva un sapore di forza e dolcezza insieme, perfino le calottine che nascondevano i capelli illuminando però la testa con delicati bagliori. «Non potevo togliere tutto a queste povere signore» ha detto scherzosamente lo stilista pur sapendo benissimo di aver tradotto in moda una figura logica come l’ossimoro che accosta parole dal senso opposto nella medesima espressione. Per esempio la sera era severa e opulenta allo stesso tempo grazie ai giochi di luce delle bretelle di vernice sulla schiena nuda e soprattutto all’incredibile luminosità dei nuovi cristalli a «foglia di diamante» creati in collaborazione con Swarovski per celebrare l’arrivo a Milano della mostra «Giorgio Armani» inaugurata ieri. «È una corazza di cristallo» spiegava lo stilista a chi gli chiedeva il peso del modello che dopo la sfilata è stato esposto alla Triennale ipnotizzando gli sguardi grazie alla forma delle pietre che cambia la polarità dei raggi luminosi con un effetto a metà strada tra il sole e la luna. Sulle corazze, comunque, anche Cristopher Bailey di Burberry ha scritto un capitolo nuovo partendo dal Prorsum (il cavaliere con l’armatura e lo scudo simbolo del marchio inglese) per costruire una collezione d’ispirazione medioevale. Il trench interamente ricoperto da borchie puntute come le scarpe e gli altissimi stivali cuissard, gli abiti (meravigliosi) con maniche e spalle coperte da paillettes metalliche e i bellissimi caban dai colli elisabettiani con l’interno di visone rasato, facevano pensare a una moderna guerriera che ti fa venir voglia di rileggere Tommaso Moro e il ciclo di Beowulf. Sempre British nel senso di ispirata a Biba, mitico marchio creato nella Londra degli anni ’70 da Barbara Houlaniki, la deliziosa collezione D&G aveva tanti abiti di svolazzante chiffon maculato, una bella alternanza tra mini e maxi, giganteschi borsoni di vernice e piccoli beauty case, calzoncini e gonnellone. Niente di nuovo, ma fatto così bene che l’alchimia del desiderio è assicurata.

Tutt’altro stile il maschile al femminile visto da Ennio Capasa per la sua linea C’N’C’ che ha un crescente successo motivato dalla logica. Le ragazze vanno davvero in discoteca con il vestito da cocktail della mamma e la giacca del papà trattenuta sulle spalle tipo paracadute. Il bravo stilista ripropone tutto ciò con proporzioni moderne e sartoriali.

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