Il “Labirinto” di Arnaldo Pomodoro, un luogo magico della Milano segreta

Una installazione ambientale di grande fascino, visite guidate per tutti, bambini, adulti, famiglie e scolaresche, negli spazi ipogei dello Showroom Fendi

Il “Labirinto” di Arnaldo Pomodoro, un luogo magico della Milano segreta

Milano ci mostra e ci fa vivere uno dei suoi luoghi più segreti e magici, Il Labirinto, una installazione ambientale dell’artista Arnaldo Pomodoro creata tra il 1995 e il 2011, in zona Tortona, via Solari 35, negli spazi ipogei dell’ex Riva Calzoni, oggi Showroom Fendi, non distante dal Mudec e dall’Armani/Silos. Una affascinante esperienza, guidati per circa 45 minuti da preparatissime guide della Fondazione Arnaldo Pomodoro, capaci di trasformarla in un fantastico viaggio nella materia e nella storia, con percorsi studiati sia per adulti che per bambini; un nutrito calendario concordato con Fendi, fino al mese di agosto, da settembre 2023 a luglio 2024 non sarà possibile visitare l’opera. Nel costo del biglietto è anche compresa la visita allo studio dell’artista.

Pomodoro ha impiegato ben sedici anni a costruire questa opera che si sviluppa su centosettanta metri quadrati, presentata la prima volta nella Galleria milanese Gio’ Marconi, nel 1997 nel Palazzo Mediceo di San Leo e per finire, dal 2011 è stata installata nell’attuale sede. Il Labirinto è sintesi e riflessione del suo intero percorso artistico, un viaggio che esplora l’uomo, forme scultoree già concluse ma anche in continua rielaborazione. Un ambiente ispirato al più antico racconto epico della storia dell’umanità “L’Epopea di Gilgamesh”, che troviamo inciso in caratteri cuneiformi su undici tavolette di argilla. Si entra varcando una soglia, si passa da spazi dalle rigorose forme geometriche a pareti dai grandi volumi, come fosse un racconto per voci e scritture che diventano sempre più intime; la luce aiuta a mettere in evidenza le forme e gli spazi. Tutto è realizzato in fiberglass opacizzato e trattato con foglie di rame patinato.

Racconta Pomodoro: “Esiste un luogo - onirico, ineffabile - che tutti noi conosciamo, tutti sperimentiamo: e` l’archetipo del labirinto, che ci rimanda all’eterna sfida del segreto della vita e che nei millenni si e` manifestato nel mito e nelle arti. Il mio Ingresso nel Labirinto è un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo. Una riflessione su tutto il mio lavoro: il gesto di riappropriazione e di recupero di un’attività artistica che ha attraversato i decenni della mia vita e ne costituisce una sorta di sintesi. Perché il labirinto non può che essere percorso, nel suo stesso svelarsi motore oscuro di ogni esperienza umana che sempre si compie tra slanci e impasse, arresti e riprese: nel suo progredire verso una maturità che è ritorno all’origine e alla sua incertezza. Perché ritengo, come ha scritto Bruno Schulz che, maturare verso l’infanzia sarebbe l’autentica maturità”.

E ancora: “Ho sempre subito grande fascino per tutti i segni, soprattutto quelli arcaici. Anche la scrittura mi ha attratto, dai segni primordiali nelle grotte, alle tavolette degli Ittiti e dei Sumeri, tanto che ho dedicato una mia opera, Ingresso nel Labirinto, a Gilgamesh, che è il primo (2000 a.C. circa) grande testo poetico e allegorico sull’esperienza umana. Le impronte che scavo, irregolari o fitte, nella materia artistica, i cunei, le trafitture, i fili, gli strappi, mi vengono inizialmente da certe civiltà arcaiche.”

Nella città di Milano possiamo anche ammirare l’arte del grande maestro in Piazza Meda, il “Grande Disco”, in Casa Museo Poldi Pezzoli, “La sala delle Armi”, nelle Gallerie d’Italia, in uno dei cortili, “Disco in forma di rosa del deserto”, nel Museo del ‘900, “La colonna del viaggiatore” del 1959 e la “Sfera n. 5” del 1965.

Diceva Pomodoro: “L’ideale per me è ambientare le opere tra la gente, le case, il verde, le vie di tutti i giorni, in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. La scultura è una presa di un proprio spazio entro lo spazio maggiore dove si vive e ci si muove. Ha senso quando trasforma il luogo in cui è posta, senza alcuna monumentalità celebrativa, ed è come una creatura vivente, che muta nel volgere della luce e delle ombre, ma anche nell’incontro con le persone, creando un inconsueto dialogo tra opera e fruitore. Si supera così il limite di un’arte chiusa nei musei e nelle collezioni private, e l’opera diventa un patrimonio di tutti e acquista una valenza testimoniale del proprio tempo: riesce a improntare di sé un contesto e lo arricchisce di ulteriori stratificazioni di memoria”.

Arnaldo Pomodoro è nato in Romagna nel 1926, dove ha studiato e iniziato a lavorare come progettista. Il suo trasferimento a Milano nel 1954 ha deciso la sua scelta futura, ha fatto emergere maggiormente il suo interesse per l’arte e la ricerca dei materiali; qui ha avuto modo di conoscere e frequentare gli artisti, quali Lucio Fontana, Enrico Baj, Alberto Burri, Asger Jorn e Igor Stravinskij, che molto hanno contribuito alla sua crescita espressiva. Frequentava anche le gallerie che lo hanno accolto con le sue prime mostre, insieme al fratello Giò. Determinante è stato il suo trasferimento negli Stati Uniti, dove ha insegnato e partecipato alle più importanti rassegne internazionali. Si è occupato di grafica, di teatro e di poesia. La sua arte è presente in molte piazze e musei di tutto il mondo; famoso per le sue Sfere, grandi sculture che si aprono facendo trapelare le innumerevoli sfaccettature di forme geometriche custodite al loro interno, espressione del suo stile e della sua ricerca artistica, come fosse lo svelamento degli intimi segreti dell’umanità.

Nel 1995 si costituisce la Fondazione voluta dall’artista e che prende il suo nome, Fondazione Arnaldo Pomodoro, per l’appunto, con il compito di conservare e valorizzare la sua arte, ma anche uno spazio aperto al dialogo artistico, al confronto e alla sperimentazione, alla promozione dei giovani, organizzando mostre ed eventi, come il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura e il ciclo delle Project Room. La Fondazione organizza inoltre mostre, incontri e visite guidate nel laboratorio per conoscere da vicino l’arte del grande maestro, i suoi attrezzi di lavoro, la sua vita di artista.

Cambia più volte sede e dal 2013 si trova in via Vigevano 9, affianco allo studio e all’archivio dello scultore. La Fondazione promuove anche l’arte contemporanea nelle scuole, collaborando con gli insegnanti e progettando laboratori e percorsi anche per la città, dove si trovano le opere di Pomodoro. Vasta è la Collezione di opere di Arnaldo Pomodoro e di altri artisti, che dispone anche per prestiti e comodati; cura e gestisce l’Archivio dell’artista, che documenta tutta la sua opera e la sua vita; la realizzazione del Catalogo Ragionato online, che svolge le pratiche relative al controllo delle opere e al rilascio delle autentiche, soprintendendo inoltre alla corretta conservazione e al restauro delle stesse; promuove e realizza la pubblicazione di libri e cataloghi.

Nel mese di aprile, durante l’Art

Week 2023 la Fondazione inaugurerà, negli spazi della GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano, la mostra personale dell’artista statunitense Candice Lin, vincitrice della VI edizione del Premio Arnaldo Pomodoro.

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