Nuraghi, il modello Stonehenge da un milione e mezzo di visitatori

A Cagliari “Sardegna, Isola dei Nuraghi”, convegno internazionale sulla civiltà nuragica. La Sardegna unita si prepara alla missione Unesco.

Nuraghi, il modello Stonehenge da un milione e mezzo di visitatori

Non solo mare incantato e spiagge caraibiche. La Sardegna, anche se pochi lo sanno o lo ricordano, è di per sé il più grande parco archeologico al mondo. Menhir, dolmen, domus de Janas, pozzi sacri, tombe dei giganti e infiniti complessi nuragici sono sparsi in ogni angolo del suo territorio. Enormi pietre che sono sopravvissute attraverso lunghi quattro millenni. Costruzioni, spesso intatte, delle prime civiltà esistite in Europa, siti unici al mondo, un patrimonio da scoprire e da vivere. Una sorta di enorme Stonehenge del Mediterraneo.

I nuraghi sono il segno visibile di un popolo che ben prima della nascita di Roma, tra il 1800 e l’800 A.C. raggiunse il suo splendore e conquistò una centralità straordinaria nel Mediterraneo, stringendo rapporti molto forti con l’Egitto dei Faraoni. Ma sono anche il tratto fondativo di una civiltà antica, misteriosa e carica di fascino che la Sardegna vuole proporre al mondo come carta di identità e testimonianza delle proprie radici più lontane e profonde.

Oggi l’isola, con i suoi 377 Comuni, è unita nella richiesta presentata all’Unesco di inserire i nuraghi nella lista dei beni considerati patrimonio dell’umanità. Ad aprile l’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, al termine di un lavoro durato più di due anni, ha presentato al Ministero della Cultura il dossier progettuale propedeutico alla candidatura.

La documentazione è basata sullo studio di 32 siti che, ricollegandosi ai 20.000 monumenti nuragici presenti in Sardegna, rappresentano il biglietto da visita e la vetrina dello straordinario paesaggio culturale di questa civiltà protostorica. L’obiettivo ora è promuovere questa candidatura e rafforzare l’attività di racconto di questa cultura millenaria, troppo poco conosciuta in Italia e nel mondo, creando una sorta di nuovo “brand Sardegna” che aiuti l’isola ad attirare turismo 12 mesi l’anno con ricadute economiche su tutte le filiere.

Una battaglia che sta coinvolgendo pezzi importanti della società civile sarda - professori universitari, archeologi, liberi professionisti, economisti, antropologi, genetisti - e ha portato la Regione a programmare 34 milioni di investimenti per riqualificare e rendere accessibili i nuraghi. La posta in gioco è importante. Dai nuraghi - secondo uno studio realizzato da OC&C-Eumetra - può arrivare 1 miliardo di euro l’anno per il Pil della Sardegna. Una cifra destinata a salire nel momento in cui si riuscirà a valorizzare in maniera compiuta il patrimonio nuragico sardo, oggi sconosciuto alla metà dei turisti che visita la Sardegna (il 47% non ha mai sentito parlare di nuraghi e il 30% di quelli che ne conoscono l’esistenza non hanno intenzione di visitarli mentre appena il 10%, per lo più stranieri, visita i siti nuragici).

Secondo lo studio l’ingresso nell’Unesco può rafforzare in maniera notevole la propensione alla visita, ma da solo non basta. Il gap rispetto ai grandi siti storici e archeologici è troppo ampio e i numeri lo testimoniano. Se a Pompei arrivano 3,6 milioni di visitatori l’anno, ai Trulli di Alberobello 2 milioni, ai Sassi di Matera 1,9 milioni, i Nuraghi si fermano a 400mila visitatori. Cogliere il potenziale inespresso, argomenta lo studio, è possibile. Ma serve un piano di investimenti all’altezza e un programma di lungo periodo con una regia chiara. La civiltà nuragica, insomma, può aiutare a cambiare radicalmente il modello di sviluppo economico dell’Isola, rendendo l’immagine della regione riconoscibile in tutto il mondo, ma serve uno sforzo di sistema.

Il lavoro da fare è ancora molto. Ma oggi la Sardegna unita è decisa a presentare al mondo questo tesoro tenuto per troppo tempo nascosto e mai adeguatamente raccontato. In questi mesi è stata fatta un’opera di catalogazione e ricerca molto importante e l’osservazione tramite i droni ha portato alla scoperta di nuraghi finora sconosciuti e a una rielaborazione delle loro strutture tramite l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. A Cagliari, con il coordinamento scientifico dei professori Antonella Sanna e Francesco Pigliaru, è appena andata in scena “Sardegna, Isola dei Nuraghi”, la prima Conferenza internazionale promossa dall’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco”, con esperti internazionali provenienti da tutto il mondo come Cristiana Collu (Direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma), gli archeologi Peter van Dommelen (Brown University, Università Pompeu Fabra, Mustapha Khanoussi (Ministero della Cultura, Tunisi), Mark Pearce (Nottingham University), Marcella Frangipane, esperta di fama mondiale della preistoria del Vicino Oriente, gli economisti Luis César Herrero Prieto (Presidente Association Cultural Economics International) e Luigi Guiso (Einaudi Institute for Economics and Finance) e il paesaggista Joao Nunes (Accademia di Mendrisio). Senza dimenticare Antoni Ferrer, Direttore dell’Agenzia che nel 2023 ha conquistato l’inserimento dei Talayots di Minorca, (monumenti coevi e con molte parentele con i nuraghi) nella Lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità.

Noi siamo convinti che l’identità profonda della Sardegna che è rappresentata dal patrimonio unico al mondo dei monumenti della civiltà nuragica, abbia la dignità per diventare patrimonio dell’umanità” spiega Pierpaolo Vargiu, presidente dell’Associazione La Sardegna verso l’Unesco. “Questo riconoscimento può rappresentare uno straordinario volano di sviluppo e trainare l’intera economia della nostra Isola. Abbiamo tra 8 e 12mila monumenti che per noi sono diventati la normalità, ci sembrano parte integrante del nostro paesaggio e quasi non ci colpiscono più. In realtà sono un elemento paesaggistico straordinario e unico al mondo. Dobbiamo valorizzare questo diamante, tirarlo fuori dalla cassaforte e farlo diventare un racconto in grado di affascinare il mondo”.

ll convegno è stato concluso dalle riflessioni di Luigi Guiso, (AXA Professor of Household Finance, Einaudi Institute for Economics and Finance) che si è soffermato sul potenziale economico del patrimonio nuragico. “I nuraghi hanno un potenziale economico significativo. L’Associazione sta facendo un grande lavoro per far comprendere la valenza di questo patrimonio, che ha anche una valenza economica. Stonehenge può rappresentare un modello. Stonehenge non è che un piccolo nuraghe, con un potenziale di impatto visivo decisamente minore rispetto alle risorse sarde, eppure ha un milione e mezzo di visitatori. A Chicago, nella sede del Chicago Tribune, c’è un mattone romano incastonato nel muro - ha proseguito il professor Guiso - Questo sta a significare che quel mattone è prezioso: per chi non lo ha è una merce rara. Noi abbiamo una enorme ricchezza di beni archeologici e dobbiamo renderli fruibili e riconoscibili, facendo sì che questo ‘nuovo turismo’ diventi davvero una potente leva di sviluppo.

Dobbiamo farlo sfruttando l’unicità della Sardegna che mantiene l’identità di un’isola preistorica, una preistoria vivente che è un tratto unico al mondo. È un vantaggio comparato enorme, non abbiamo bisogno di importare una risorsa, questa risorsa è già qui”.

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