Stefano Vladovich
Una banda senza scrupoli e disposta a tutto. Poteva finire in tragedia lassalto di venerdì pomeriggio alla filiale della Cassa di Risparmio di Viterbo, a Civitavecchia. Un colpo, secondo gli inquirenti, studiato nei minimi particolari. Un basista, Massimiliano Orieti residente a pochi isolati dallobiettivo, e cinque romani in trasferta. Professionisti della rapina almeno tre di loro, già finiti in carcere per una serie di colpi in banca e che farebbero parte della «paranza» più attiva della nuova malavita organizzata della capitale. Non solo. Roberto Fiaschetti, Francesco Pellegrini, Simone Di Martino, Marco Venanzi e Fabio Diaderio (questultimo ferito a un braccio da uno dei proiettili esplosi dal carabiniere fuori servizio), farebbero parte del nucleo più violento degli ultrà giallorossi, da tempo legato alla destra capitolina. I fatti. Via Palmiro Togliatti: la filiale della Carivi ha riaperto dalla pausa pranzo. Allinterno pochi clienti e qualche impiegato. Entrano almeno 3 banditi armati di taglierini, coltelli a serramanico e pistole giocattolo, volti coperti. Fuori restano altri tre, uno a far da palo accanto uno scooter, due a bordo di unauto pronta per la fuga. Daniele Condemi è un carabiniere di Napoli. A Civitavecchia per una breve vacanza, è al bancomat quando si accorge del movimento sospetto. «Il collega fuori servizio - spiegano il maggiore Francesco Cavallo e il comandante del nucleo radiomobile della compagnia di Civitavecchia - vede un uomo armato di pistola, cerca di disarmarlo ma qualcuno gli esplode contro i primi colpi. Lui risponde al fuoco con la sua pistola dordinanza». Una calibro 9 lunga contro una mitraglietta cinese calibro 5,56 Nato. Cosa ci facessero e, soprattutto, a cosa è servita in passato unarma da guerra di questo tipo? È il rompicapo numero uno, adesso, per gli esperti del Ris e della polizia scientifica.
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