Milano - "Prove granitiche", le avevano definite i giudici che avevano condannato Marcello Dell'Utri a due anni di carcere per tentata estorsione a carico di un imprenditore siciliano, l'allora presidente della Trapani Basket Vincenzo Garraffa. Ma la Corte d'appello di Milano, alle due di oggi, ribalta tutto quanto: e assolve "perchè il fatto non sussiste" il senatore dall'imputazione per il quale, al termine di un complesso andirivieni tra tribunali, corti d'appello e Cassazione, la procura generale di Milano aveva chiesto nuovamente la condanna - insieme al boss mafioso Vincenzo Virga, già condannato all'ergastolo per l'omicidio Rostagno - a due anni di carcere. L'assoluzione di Dell'Utri e Virga viene decisa dalla Corte ai sensi del secondo comma dell'articolo 530, la vecchia "insufficienza di prove". Ma per il collegio difensivo è comunque un successo che potrebbe fare sentire i suoi effetti anche nel più rilevante dei processi in corso a carico di Dell'Utri, quello che ha portato la Corte d'appello palermitana ad infliggergli sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, e che sta per affrontare il vaglio della Cassazione: "I giudici della Cassazione non potranno non tener conto di questa assoluzione", dicono i difensori, "perchè proprio questo episodio era tra quelli che venivano portati a sostegno della tesi dell'accusa".
L'inchiesta a carico di Dell'Utri per estorsione nasce nel 1999 in seguito alle dichiarazioni di Vincenzo Garraffa, che lo accusava di averlo costretto a versargli una quota della sponsorizzazione ottenuta per la sua squadra dalla Birra Dreher. Dell'Utri ha sempre sostenuto che il denaro era il legittimo corrispettivo delle prestazioni che Publitalia e le società ad essa collegate avevano svolto per Garraffa, ed una testimone raccontò che i guai della Trapani Basket derivavano più banalmente dal fatto che la squadra perdeva sempre; ma la sentenza di appello del 2004 sostenne che la testimonianza di Garraffa era sorretta da "elementi logici insormontabili" e "non di rado da prove dirette dei fatti penalmente rilevanti"; al contrario, le dichiarazioni di Dell'Utri si sono rivelate, all' esito dell' istruttoria, "assolutamente e clamorosamente mendaci".
L'accusa di tentata estorsione venne derubricata in quella di minacce, che sarebbe ormai prescritta, poi la Procura ha ripristinato l'imputazione originale e ha chiesto nuovamente la condanna.
Oggi, al termine di una camera di consiglio non breve, la Corte milanese dice che di prove sufficienti per condannare Dell'Utri in questo fascicolo - ormai ingiallito dagli anni - semplicemente non ce n'è. Ma il legale di Garraffa non demorde: "E' una sentenza sorprendente, faremo ricorso in Cassazione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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