Attacco all’euro Ecco il gioco sporco dei re del rating

Il downgrade quando la moneta unica migliora. E indiscrezioni a mercati aperti. Il consigliere di Sarkò: "Azioni perverse". Eppure quando lo diceva Berlusconi...

Attacco all’euro  Ecco il gioco sporco  dei re del rating

I tagli di rating di Standard&Poor’s su gran parte degli stati dell’eurozona costituiscono un attacco all'euro, privo di giustificazione, con risvolti speculativi torbidi, collegati a una catena di conseguenza finanziarie. Il degrado della Francia della tripla A, comporta un degrado di tripla A per il Fondo salva stati, quindi serve a indebolire questo strumento mentre sta per essere dotato di maggiori compiti. È un degrado illogico perché il Regno Unito ha un bilancio e un livello di debito sul Pil peggiore della Francia e mantiene la tripla A. Il degrado di due punti della Spagna e dell'Italia è assurdo, dato che i due stati stanno facendo una politica di risanamento finanziario energica e che le aste sui loro titoli sono in costante miglioramento.

Questa agenzia di rating ha preso in passato parecchie cantonate. Ma soprattutto i suoi azionisti hanno un vero e proprio conflitto di interessi con le finanze dell'eurozona, essendo costituiti da grossi gruppi finanziari dell'area del dollaro, a cui giova gettare ombra sulla moneta rivale.
Comunque il denaro non ha bandiere. Quando S&P tolse la tripla A agli Usa, la scorsa estate, facendo infuriare Obama, che le contestò errori di calcolo, la Borsa saudita perse di colpo il 6,5% e ci furono effetti negativi anche su quelle di Hong Kong e Cina.
La storia sembra ripetersi per i tempi e il modo come sono giunte venerdì le notizie sul degrado della Francia e dell'Austria prima e della Spagna, dell'Italia, del Portogallo qualche ora dopo, con le Borse aperte. I corsi dei titoli e la quotazione dell'euro hanno subito brusche modifiche al ribasso col trapelare delle indiscrezioni. I comunicati ufficiali di S&P vengono diramati alle 22, orario europeo, perché a quell'ora Wall Street è chiusa.

Ma ciò non è una giustificazione valida per quel che è accaduto in Borsa. Infatti si sa per esperienza che prima dei comunicati ufficiali trapelano le indiscrezioni. Questo è inevitabile, dato che molte persone lavorano a prepararli o ad assistere chi li prepara. Se le valutazioni fossero fatte di domenica mattina e i comunicati a mezzogiorno, ora americana, lo stillicidio di indiscrezioni in Europa si verificherebbe di notte e le Borse avrebbero tutto il tempo di prepararsi alla apertura del lunedì, senza le turbative delle indiscrezioni durante le contrattazioni. L'efficacia di questa fuoriuscita di informazioni, è tanto maggiore, dal punto di vista di chi se ne avvalga per speculare al ribasso, quanto più è in controtendenza.

E questi tagli di rating all'eurozona sono in contrasto con la tendenza al miglioramento finanziario sia del suo settore pubblico che di quello privato. Miglioramento che, guarda caso, è stato puntualizzato giovedì dal presidente della Bce, la Banca centrale europea, Mario Draghi.

Dal punto di vista finanziario l'euro zona va migliorando, sia tramite la nuova politica della Bce che consente alle banche di prendere a prestito denaro per tre anni allo 1% per comprare titoli del debito pubblico, che esse possono usare come collaterale, cioè garanzia, per i denari che si fanno dare dalla Bce medesima, sia tramite il patto fiscale fra gli Stati dell'eurozona sul pareggio di bilancio che viene firmato questo gennaio. Tale patto comporta la riduzione del livello di indebitamento dell'eurozona in tempi brevi.
La Bce, per proprio statuto, non può finanziare i deficit degli stati membri, ma può prestare soldi alle banche affinché comprino tali debiti(come sta facendo). E inoltre può comprare debito pubblico già circolante sul mercato, in quantità illimitata, per stabilizzarne i corsi, onde evitare tassi di interesse eccessivi (e lo sta facendo, sia pure con parsimonia). Insomma l'operazione che ha fatto Standard&Poor’s è priva di giustificazioni oggettive per i contenuti, i tempi ed i modi.

In passato, quando c’erano queste perdite di rating, il circo mediatico finanziario se la prendeva con Berlusconi. Ora al suo posto c'è il governo tecnico e il degrado per l'Italia è ancora. Ora bere l'amaro calice tocca a Monti.

Come si vede il giudizio sul fatto che il problema dell'Italia fosse Berlusconi era ingiusto e strumentale. E ora tutti sposano il giudizio dato ieri da Alain Minc, consigliere di Sarkozy: «Non abbiamo più a che fare con dei pompieri piromani, ma con dei persone dai gravi comportamenti perversi».

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