Chiedere all’Intelligenza Artificiale di scrivere un sonetto in stile Shakespeare e scoprire che piace piu di Shakespeare? A affermarlo è uno studio dell’Università di Pittsburg, e Brian Potter su Scientific Report afferma che come per le immagini, anche nella poesia l’AI è più umana degli umani. Insomma, chiedendo a ChatGPT di scrivere versi come Shakespeare, Butler, Byron, Whitman, Dickinson, Eliot, Ginsberg, Sylvia Plath e Dorothea Lasky, 2300 persone non esperte le hanno trovate indistiguibili dagli originali. Non è che trovi la cosa particolarmente sorprendente, l’AI imita e prende pattern da modelli reali, ma non puoi chiedergli di fare un Van Gogh senza avere Van Gogh. Tuttavia questi studi mettono in evidenza un elemento più inquietante, che è quello della falsificazione, e la velocità con cui l’AI migliora, come strumento, e l’impatto che può avere sui social e sull’informazione.
Già adesso per distinguere una fake news da una notizia reale occorre un lavoro di verifica e spesso di debunking notevole, e ChatGPT è in grado di creare non solo video di personaggi reali e fargli dire quello che vogliamo, ma anche account gestiti da bot che non si limitano più a mettere like e scrivere frasi confezionate, i bot sembrano reali. Non mi preoccuperei tanto della letteratura (già Walter Benjamin all’inizio del secolo scorso sollevò il problema dell’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica), piuttosto della manipolazione dell’informazione, quando il giornalismo è sempre più in crisi e ci vuole sempre meno per produrre immagini, testi, video non reali ma indistinguibili dalla realtà. In ogni caso non pensate a Skynet di Terminator, l’AI non prenderà coscienza per sterminare l’umanità. È uno strumento umano molto potente (usato in medicina per esempio sta portando a risultati molto interessanti), e è proprio questo il problema, perché nessuno come l’essere umano può fare disastri con ciò che inventa. Già Internet, in fondo, è stata una grande rivoluzione, nel bene e nel male: ha reso la comunicazione e l’accesso a ogni informazione istantaneo e globale, dipende però da chi usa il web e come. «L’ho letto su internet» non significa niente, ma lo si sente dire spesso, perché non c’è un’educazione nella ricerca delle fonti.
Conclusione non pessimista: magari proprio l’AI potrà essere usata per smascherare ciò che è generato dall’AI. Se non siamo troppo stupidi, insomma, siamo seri: la deficienza naturale fa molta più paura dell’intelligenza artificiale, sia che usi ChatGPT sia che usi un fucile d’assalto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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