Migliaia di bambini dopo il dramma dell’uccisione della loro madre per mano del padre sono rimasti travolti da pesantissime situazioni sociali e legali, che si vanno a sommare alla tragedia personale di un abbandono sordo e incessante. Secondo i dati esaminati, dal 2002 ad oggi, il 36% di loro ha assistito all’omicidio, con conseguenze drammatiche che solo in parte si possono immaginare. Queste persone, a cui oggi viene dato il nome di "orfani speciali", quasi sempre rimangono escluse dal cordoglio popolare che si manifesta nei casi di femminicidio e in taluni casi persino dalle cronache.
Eppure per questi bambini e adolescenti, doppiamente orfani per la morte violenta della madre e con un padre colpevole suicida o chiuso in carcere, inizia un percorso di dolore condiviso spesso con famiglie affidatarie, zii e nonni, analogamente colpite con ricadute che durano una vita attraverso i rapporti sociali, il lavoro, il tempo libero, le amicizie e molti altri aspetti. Nell’immediato solo chi vive accanto a loro, spesso senza una formazione adeguata e con un’altra famiglia da seguire, riesce a comprendere la tragedia devastante che travolge questi bambini e adolescenti che vivono mancanza di riferimenti, la perdita della casa, dei giochi, degli oggetti personali, esposti ai commenti e alle notizie dei giornali e di internet, catapultati in un nucleo familiare con abitudini e confini diversi, a cui seguono le faticose fasi del processo tra assistenti sociali, domande, ricerca di risposte e sensi di colpa pesanti come macigni.
Poi vi è il dolore interno rivissuto ogni giorno e ogni notte, i tic, i disturbi dell’alimentazione o i problemi fisici come balbuzie o psoriasi a cui si uniscono le difficoltà psicologiche di memoria, di isolamento, di conflittualità, di distacco emotivo, di quella paura incessante di sentirsi diversi e peggio compatiti. Raccontano due zii affidatari: "Frequentare la scuola diventa una fatica immane, non si è più abili come prima, ci si sente incapaci, sfortunati a vita, si vuole essere invisibili e lasciati in pace. … Non c’è più un posto, a loro conosciuto, che dia un po’ di sollievo e pace, bisogna portarli in ambienti nuovi e ricercarli accuratamente, che siano tranquilli e poco frequentati. Sono di una fragilità assoluta: qualsiasi piccolo episodio di tensione o di aggressività nella vita sociale, manda questi bambini completamente in tilt per intere settimane, si sentono perseguitati e riaffiora in loro il forte senso di colpa, di impotenza".
Se l’omicidio in sé nel percorso sociale si congela in un preciso momento, la storia di questi bambini è destinata a non finire.
Cosa si fa per loro? Purtroppo lo Stato è completamente assente nella tutela senza il possesso di dati certi né protocolli di intervento e di sostegno. Uno studio realizzato da Telefono Donna, "Attraverso i tuoi occhi", ha ricostruito un fenomeno che, non disponendo ancora di stime nazionali non può essere di aiuto agli interventi delle prefetture e degli organi competenti, mentre offre anche un risvolto sommerso ancora più inquietante nei numeri di chi soffre di violenza domestica non dichiarata o non tracciata perché non denunciati o non ripostati dalla cronaca, di cui le realtà del volontariato sono perfettamente coscienti: basti pensare che secondo i dati di Banca etica in Italia una donna su quattro non possiede un proprio conto bancario personale, cosa che rende pressochè impossibile l’abbandono del nucleo familiare violento specie se con figli.
"Da questo aspetto – dichiara la presidente Stefania Bartoccetti - si comprende di quante e quali voci sia composto il tema della violenza di genere: una donna maltrattata è contemporaneamente una donna che vive un dramma psicologico, familiare, lavorativo, economico e sanitario. Con gli Orfani speciali entra poi in scena un nuovo caso della conseguenza della violenza di genere, la condizione dei figli che hanno vissuto la tragedia. La collettività predispone servizi per dare futuro a chi l’ha visto improvvisamente oscurarsi per sempre; le associazioni come la nostra sono impegnate in ogni momento della giornata ad accogliere chi ne fa richiesta prospettando per ognuna delle donne che chiede aiuto percorsi di rinascita personale e, in molti casi, professionale, ma sugli orfani speciali la stessa collettività si sente, o si dovrebbe sentire, ancor più chiamata all’impegno. Perché un bambino è il filo diretto col futuro e il futuro dipende sempre dal tipo di passato dal quale proviene".
Per il momento qualcosa si muove. La Commissione Femminicidi della Camera dei Deputati da mesi si sta spendendo in continue audizioni per comprendere nel profondo il fenomeno in vista di tracciare delle proposte legislative idonee che mettano mano a un settore dimenticato. L’onorevole Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, intende sottolineare una attività che non smette di sondare casi e trovare risposte: "In Italia esistono normative importanti sul tema degli orfani di Femminicidio, irrobustite dall’intervento della legge 168 del 2023. Ma oggi dobbiamo spostare il focus sulla parte umana. Gli orfani speciali vivono una tragedia dai risvolti devastanti perdono entrambe le figure di riferimento, si devono confrontare con problematiche materiali, emotive, sociali e giuridiche. Degli orfani di femminicidio se ne tratta poco su giornali e televisioni, come fossero un effetto collaterale. I racconti di tanti orfani speciali evidenziano la necessità di curare questa ferita profonda e molti di loro lo fanno dandogli una forma, un contorno, un colore con tante associazioni sul nostro territorio nazionale. La Commissione Femminicidio si è resa disponibile ad instaurare un tavolo di confronto su questo argomento creando proprio un punto di inchiesta".
Le azioni richieste dal sociale alle istituzioni sono essenzialmente quattro: un protocollo immediato nella gestione delle vittime secondarie del femminicidio che non passi solo attraverso la tutela psicologica, una banca dati che permetta di identificare e seguirli per tutta la vita, l’introduzione della figura di un tutor specializzato, la composizione di un comitato di solidarietà che oltre ad essere inadeguata rispetto ai reati trattati si basa su fonti legislative (oggi solo in collegamento con le vittime dei reati mafiosi) che non forniscono una risposta adeguata per la mancanza di esperti in violenza domestica. Oggi alla visione parziale del fenomeno si può mettere mano con l’introduzione di esperti del settore e soprattutto l’inserimento di un rappresentante delle vittime - come il caso del calciatore Andrea Carnevale molto attivo nel sostegno e nella identificazione delle azioni - che sono in grado, e soprattutto vogliono offrire sostegno portando la loro esperienza diretta sulle carenze sociali e istituzionali.
Le fonti legislative oggi evidenziano come la normativa a tutela degli orfani di crimini domestici siano in continua evoluzione e l'introduzione della figura del tutor si inserirebbe perfettamente in questo contesto di crescente attenzione verso i bisogni specifici di questi soggetti vulnerabili. Tuttavia, la sua efficacia dipenderebbe dalla capacità del legislatore di definire un quadro normativo chiaro e completo, che tenga conto sia degli aspetti positivi e che anticipi prevenendole tutte le potenziali criticità.
Per ora la buona notizia è che si è recentemente istituito, grazie all’intervento di Telefono Donna, l’Osservatorio Nazionale Indipendente sugli Orfani Speciali – presentato alla Camera dei deputati lo scorso novembre - con un numero dedicato per poter dare un volto sempre più concreto a questa crudele realtà che sono l’ultimo capitolo spesso di una lunga storia di disagi destinata a sfociare in tragedia. "Il primo Osservatorio Nazionale Indipendente sugli Orfani Speciali – ha dichiarato l’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità, Elena Lucchini –testimonia la costante attenzione di Regione Lombardia ai bisogni dei minori vittime di violenza e degli orfani speciali. Figure per le quali è quindi necessario potenziare il sostegno sociale e psicologico per una corretta presa in carico. Le garanzie per gli orfani di femminicidio previste dalla legge non devono restare solo sulla carta. Questi piccoli, spesso questi adolescenti, non devono restare invisibili. Lo sforzo deve essere indirizzato a garantire loro le adeguate tutele".
L’Osservatorio avrà un ruolo chiave nell'analizzare le problematiche specifiche di questi bambini, coordinando le risposte istituzionali e fornendo risorse alle famiglie e ai professionisti coinvolti.
Pronto a offrire alle autorità competenti stime, valutazioni e dati, l’Osservatorio è anche attivo sull’iceberg della violenza domestica ai minori e facilmente rintracciabile nella sua sede presso l’ospedale Niguarda di Milano e al Numero Verde dedicata all’ascolto attiva 24 ore su 24 che risponde al numero 392 7723210 – www.orfanispeciali.it – orfanispeciali@libero.it.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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