Caso Roggero, il procuratore attacca Salvini: "Parla per slogan"

Il procuratore di Asti fa il contrappunto al leader leghista, solidale con Roggero. Poi conferma la linea colpevolista sulla vicenda: "Persone rincorse e abbattute. Non può essere legittima difesa"

Caso Roggero, il procuratore attacca Salvini: "Parla per slogan"
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Salvini "non mi stupisce, sono anni che ha uno slogan: la difesa è sempre legittima". Biagio Mazzeo, il procuratore di Asti a capo dell'ufficio che ha chiesto (e ottenuto) la condanna del gioielliere Mario Roggero a 17 anni, fa il contrappunto al leader della Lega. Nelle scorse ore, dopo il pronunciamento della sentenza di primo grado, quest'ultimo aveva infatti contattato il commerciante piemontese per esprimergli la propria "vicinanza umana" e assicurargli di continuare a seguire il suo caso. "Ha difeso la propria vita e il proprio lavoro", aveva scritto sui social il ministro, interprenatando un punto di vista condiviso da molti cittadini ma non certo dal procuratore.

Nel caso in questione - ha sostenuto infatti Mazzeo in un'intervista al Corriere - "siamo al di là persino del caso border line: perché una reazione che avviene dopo il fatto, e fuori dal negozio, non può essere legittima difesa". Secondo il procuratore, infatti, stavolta saremmo "completamente al di fuori" di quella fattispecie evocata anche da Salvini e lo dimostrerebbero - a suo avviso - le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza dello stesso gioielliere. "Chiunque le abbia viste ha avuto una reazione di repulsione, per quel che è avvenuto: persone rincorse e abbattute in quel modo. Agghiacciante, sensazione che non cambia anche se chi ha sparato è una persona per bene", ha argomentato Mazzeo al Corriere.

Interpellato sulla sentenza a carico di Roggero, il procuratore ha anche sostenuto che quella emessa non è stata una condanna pesante. "Bisogna tenere conto che la pena minima per un singolo omicidio è di 21 anni: dal punto di vista della pena, direi che è mite, tenendo conto dei limiti di legge", ha affermato. Poi un'annotazione probabilmente rivolta alla politica o a quanti hanno contestato il pronunciamento del tribunale, esprimendo invece solidarietà al gioielliere. "Noi magistrati non abbiamo gli strumenti per cambiare le leggi, cosa che può invece fare il Parlamento. Inserendo nel codice penale cause di giustificazione, attenuanti, che al momento non sono previste".

Nel caso di possibili modifiche legislative - ha proseguito il procuratore - "si potrebbe tenere conto di certe situazioni: per dire, fu introdotta un'aggravante per i furti davanti al bancomat; qui si potrebbero inserire nel codice penale delle attenuanti, anche se quella della provocazione gli è già stata riconosciuta" (a Roggero, ndr). Intanto, mentre se ne discute, tra i cittadini permane un generale senso di insicurezza che tuttavia secondo il procuratore sarebbe alimentato dal fatto che "si parla tanto di fatti di cronaca, dai giornali seri alle tv, una volta c’era la politica e la guerra del Vietnam, al massimo".

Quanto alla vicenda del gioielliere, da parte di Mazzeo un invito a quest'ultimo: "di rimettersi in discussione e riflettere su quello che ha fatto.

Se la Procura e la corte d’Assise, composta anche da giudici popolari, l’ha condannato, forse qualche domanda dovrebbe farsela". Una posizione opposta a quella assunta invece dal ministro Salvini. E intanto il dibattito pubblico e politico sulla legittima difesa continua.

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