Cinque decessi accertati. Cos'è la Psittacosi e perché l'Oms ha lanciato l'allarme

Conosciuta anche come "malattia del pappagallo", la Psittacosi è una patologia provocata dall'infezione di un batterio che colpisce principalmente gli uccelli. L'allarme arriva dopo alcuni casi di trasmissione all'uomo

 Cinque decessi accertati. Cos'è la Psittacosi e perché l'Oms ha lanciato l'allarme
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Hanno destato l'attenzione dell'Organizzazione mondiale della sanità i casi di Psittacosi registrati nell'ultimo periodo. Considerato l'incremento riscontrato dalle autorità sanitarie, l'Oms ha deciso di diramare un allarme preventivo, mettendo in guardia la popolazione. Purtroppo, stando alle ultime informazioni rilasciate, si sono verificati cinque decessi. Un dato che non deve spaventare, ma che comunque non può non essere considerato.

Cos'è la Psittacosi

Conosciuta anche come ornitosi o malattia del pappagallo (dato che colpisce in particolar modo i pappagalli e i canarini), la Psittacosi è una patologia causata dall'infezione di un batterio chiamato Chlamydia psittaci. L'ospite per eccellenza di questo batterio sono gli uccellini, specialmente quelli esotici, ma come è stato riscontrato il patogeno può essere trasmesso anche da cani, gatti, pecore e bovini.

La Chlamydia psittaci non interessa però solo gli animali. Sono infatti stati registrati casi di trasmissione all'uomo da parte di uccelli. Possibile, anche se decisamente rara, anche la trasmissione interumana. Affinché avvenga il contagio è necessario un contatto diretto con urine, feci, uova o piume di volatili infetti. La Chlamydia psittaci risiedere prevalentemente nel tratto gastrointestinale, ma non solo. Può infatti annidiarsi nelle cellule epiteliali, nelle uova, negli escrementi e in varie secrezioni. Purtroppo è un batterio molto resistenze, che sopravvive anche all'aria aperta e può restare arrivo anche per mesi.

I sintomi

Dopo un periodo di incubazione di circa 1-3 giorni, il batterio comincia a provocare i primi sintomi. In casi lievi, la malattia si presenta come un brutto raffreddore o influenza, con febbre, tosse, cefalea e brividi di freddo. Nei casi più gravi, tuttavia, i sintomi possono somigliare a quelli di una polmonite (l'infezione colpisce infatti prima di tutto i polmoni), con difficoltà respiratorie, dolori, dolore al torace, intolleranza alla luce, splenomegalia, macchie, nausea, vomito e perdita di appetito.

La malattia ha una durata media di circa 1-2 settimane, ma può avere effetti anche più gravi, fino alla morte nei casi davvero disperati. Non sono mancati casi, invece, in cui l'infezione è stata del tutto asintomatica. Insomma, molto dipende dall'organismo della persona che viene colpita.

Per avere una corretta diagnosi è necessaria una rx del torace, capace di riconoscere i segni della polmonite. A quel punto la terapia è antibiotica, a base di sulfamidici.

Le morti che preoccupano l'Oms

L'Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di diramare un allarme dopo i cinque decessi registrati nel periodo. Segnalazioni mediante il siestema di allerta Ewrs sono arrivate lo scorso mese da Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Paesi Bassi. A quanto pare i casi sono aumentati nell'ultimo periodo, ovvero da fine 2023 e inizio 2024, con una maggiore concentrazione fra novembre e dicembre. Molte delle infezioni denunciate risalgono a contatti con uccelli selvatici e/o domestici.

"I paesi interessati hanno implementato indagini epidemiologiche per identificare potenziali esposizioni e cluster di casi", ha fatto sapere l'Oms, come riportato da Il Tempo. La situazione viene monitorata, anche se al momento il rischio rappresentato per la popolazione rimane basso. Viene però raccomandato di tenere d'occhio i bambini.

"In Italia è registrata in modo sporadico soprattutto nei volatili selvatici. Ma questo alert dell'Oms deve fare porre maggiore attenzione a chi possiede piccoli volatili in cattività dentro casa, quindi osservarli se stanno male e soprattutto non toccarli. Come non vanno toccati se nei parchi o per strada vediamo uccelli che stanno male.

È una malattia comunque rara alle nostre latitudini ma si trasmette per via respiratoria, il contatto però delle mani con il volatile è un rischio da non correre", ha dichiarato all'AdnKronos Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit.

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