Ecco perché non è un Paese per poliziotti

I nostri agenti vengono presi di mira anche in televisione, con accuse che i sindacati di polizia non possono più accettare

Ecco perché non è un Paese per poliziotti
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Non è un Paese per poliziotti. Non bastava la scritta apparsa l’altra sera sul muro della questura di Padova, «l’unico sbirro buono è lo sbirro morto», l’attacco degli antagonisti, le banlieue nell’hinterland milanese dopo la morte di un giovane immigrato in un incidente stradale. No, i nostri agenti vengono presi di mira anche in televisione, con accuse che i sindacati di polizia non possono più accettare.
L’altra sera la scrittrice Ginevra Bompiani davanti a Quarta Repubblica su Retequattro ha detto che «gli immigrati negli hotspot sono “drogati dalla polizia” con gli psicofarmaci, non per colpa della polizia, ma “per colpa delle leggi del governo. La legge dello Stato li vuole drogati dalla mattina alla sera”».

Parole come coltellate affilate, che il segretario generale del Sap Stefano Paoloni ha portato in Procura affinché vengano accertati i fatti e le responsabilità: «Sono frasi assolutamente lesive della dignità di tutti gli operatori che svolgono quotidianamente servizio nei centri di accoglienza e negli hotspot, rischiando anche la propria incolumità. La Bompiani se sa qualcosa lo dica chiaramente: chi, dove, come e quando sono state somministrate droghe o altro - sottolinea il leader sindacale - Se non ha elementi oggettivi le sue dichiarazioni sono diffamatorie e se ne dovrà assumere le responsabilità. Gli operatori delle forze dell’ordine nei Cpr o negli hotspot non somministrano agli ospiti farmaci, bevande, cibo o altro».

Non paga delle parole d’odio contro la polizia, la scrittrice se l’è presa anche con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, la cui foto è stata bruciata sabato scorso in strada dalle femministe: «Accusare di vandalismo un gesto di questo genere è sbagliato perché è vandalismo bruciare una cosa sacra. Ora non mi dirà che l’immagine di un ministro è sacra?», ha sibilato la scrittrice, non nuova a intemerate «sinistre» e a piazzate televisive pro Palestina.

L’anno scorso sempre nella trasmissione condotta da Nicola Porro aveva accusato il direttore del Giornale Alessandro Sallusti per aver difeso Israele dagli attacchi del 7 ottobre a Gaza: «I suoi padri spirituali verso l’Olocausto non avevano atteggiamenti così appassionati», è stata la punzecchiatura della Bompiani, alla quale Sallusti ha risposto seccamente: «Io non ho padri spirituali, io non la diffido in senso giuridico, le dico che è stupida, stia a casa a fare la calza».

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