"Etero, maschi, nostalgici". Danno di matto pure sulla maturità

Secondo il quotidiano studiare il passato significherebbe "infeliciare gli studenti". Una polemica talmente assurda che non avrebbe senso nemmeno spiegare perché

"Etero, maschi, nostalgici". Danno di matto pure sulla maturità
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Repubblica ne ha sparata un'altra delle sue. Stavolta viene quasi da chiedersi se non sia un esperimento affidato a un generatore automatico di polemiche, una sorta di intelligenza artificiale (che di intelligente ha poco). Stamattina c'è stata la prima prova dell'esame di Stato, quella di Italiano. Tra le tracce proposte, Alberto Moravia e Salvatore Quasimodo. Piero Angela e Oriana Fallaci.

Se alla maggior parte della persone sono sembrate delle belle tracce, nella redazione di Repubblica sono balzati dalla sedia. E giù con l'accusa: queste tracce restituiscono l'idea di un'Italia "maschile, borghese, eterosessuale, bianca, sovranista e anche un po’ luddista". Di conseguenza, gli italiani, nel delirio di Rep, sono il peggio che si possa anche solo immaginare: "eterosessuali, maschi, nostalgici". E continua: nelle tracce non ci sarebbe "nessun accenno alle donne, ai migranti, alla crisi ambientale nei titoli dei compiti assegnati agli studenti". Ancora: "Un futuro dove le donne non contano niente e la diversità non è contemplata, dove non esiste una questione ambientale e tantomeno un gigantesco movimento migratorio da una parte all’altra del mondo".

La polemica è talmente assurda da lasciare in prima battuta senza parole. E non varrebbe nemmeno la pena stare a perdere tempo per spiegare il perché. Ma proviamoci. Punto primo: le tracce di attualità contemplate nell'esame sono due. Altre due sono dedicate all'analisi del testo, e le restanti al tema argomentativo. Quest'anno quelle di attualità sono state dedicate alla pandemia e "all'attesa nell'era di Whatsapp". Anche volendo, sarebbe stato parecchio difficile cercare di spuntare tutte le caselline per rendere l'esame di Stato un prodotto del politicamente corretto: questione femminile, immigrazione, crisi ambientale, diritti lgbt. Una delle accuse mosse dal quotidiano è che non ci sia "nessun accenno alla donne" nelle tracce. Forse abbiamo le traveggole, ma l'ultima volta che abbiamo controllato Oriana Fallaci era una donna, e non una qualsiasi: è stata la prima giornalista donna ad andare in guerra, una donna che ha incontrato i potenti e raccontato il mondo. Un'intera traccia della maturità è stata dedicata a lei e a una delle pietre miliari del suo lavoro. Forse non se sono accorti, o forse hanno semplicemente taciuto quello che non era funzionale alla narrazione. O forse, dato che la Fallaci è un'intellettuale che non si è lasciata soggiogare dai radical chic di sinistra, non merita di essere annoverata tra le "donne-donne"?

Infine, il programma di Italiano dell'ultimo anno di scuola superiore inizia con l'800 (parliamo di Ugo Foscolo) e arriva al secondo dopoguerra (quando va bene). Già quest'anno gli studenti si sono lamentati perché Moravia non era compreso nel programma. E veramente vogliamo scandalizzarci perché Gli indifferenti non affronta le tematiche ecologiste o la questione diritti nel 1929? Per questo si merita di essere definito "espressione di un'Italia maschile, borghese, eterosessuale, bianca, sovranista"? Una polemica talmente assurda da aver generato anche in Aldo Cazzullo l'urgenza di pubblicare qualche riga per riportare tutti alla ragione. "No, le tracce non erano 'di destra' (e questa non è la prima maturità sovranista)", ha scritto l'editorialista del Corriere. "Non dobbiamo confondere Federico Chabod con Fratelli d’Italia, o riaprire la discussione su quanto ci fosse di conformismo di regime negli Indifferenti di Moravia. Gli studenti hanno già abbastanza pressioni; non carichiamoli anche di quelle politiche".

La verità è che studiare il passato non è, come dice Repubblica, "infelicitare gli studenti con la sclerosi di un passato dipinto come glorioso". Conoscere il passato ci serve per capire il presente e affrontare il futuro. Sul mio libro di Letteratura Italiana del liceo, c'era una frase in quarta di copertina che mi è rimasta impressa per sempre.

Diceva: "Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'acume della vista o l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti". Forse farebbe bene rileggere un po' di Bernardo di Chartres (anche se era maschio e bianco).

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