Fermi tutti: i figli delle coppie arcobaleno "sono meglio di quelli 'conformi', sono più resilienti" e mostrano meno disturbi nel comportamento rispetto alla norma. Con buona pace di quelli cresciuti in una famiglia tradizionale, cioè la stragrande maggioranza. Lo si evince dall'analisi di alcuni studiosi, che sul volume del Centro psicoanalitico di Roma hanno messo nero su bianco queste loro osservazioni, spiegando così come la crescita in famiglie omogenitoriali non rappresenterebbe uno svantaggio rispetto a quella in famiglie eterogenitoriali.
Lo studio pro-famiglie arcobaleno
"Oltre quarant'anni di ricerche empiriche concordano che bambine e bambini cresciute/i in famiglie omogenitoriali presentano percorsi di sviluppo psicologico socio-emotivo e cognitivo paragonabili a loro coetanee e coetanei cresciute/i in famiglie tradizionali", si legge nel testo. E anzi, in un altro passaggio si evidenzia come i figli omogenitoriali sviluppino "qualità resilienti" grazie ad alcuni "fattori protettivi" che possono concorrere a spiegare tale fenomeno: "un ambiente familiare amorevole e protettivo, una buona comunicazione tra genitori e figlie/i, con scambi adeguati in base all'età e l'apertura dei genitori rispetto al proprio orientamento sessuale". Ma nelle cosiddette famiglie tradizionali non ci sono forse queste stesse caratteristiche?
Il valore della famiglia "tradizionale"
Chiaramente non intendiamo addentrarci nell'ambito scientifico che non ci compete, né vogliamo mettere in dubbio la professionalità di chi ha condotto i suddetti studi. Certo, però, ci permettiamo di dissentire sugli effetti di una comunicazione che, di fatto, sembra mettere in discussione il valore primigenio della famiglia eterogenitoriale, relativizzandone il ruolo all'interno della società. E a livello politico questo non è un aspetto trascurabile. Siamo poi consapevoli che oggi affermare l'importanza di una mamma e di un papà sia oggi considerato un atto quasi eversivo, se non addirittura un oltraggio alle minoranze. Ma non è così. Piuttosto, ci pare che gli esiti di alcune ricerche siano lacunosi su determinati aspetti che una società dovrebbe invece considerare: ad esempio, su come si sia creata la situazione di omogenitorialità.
I pericoli dell'utero in affitto
Ci riferiamo in particolare all'eventualità della gestazione per altri, che eminenti psichiatri e psicanalisti hanno criticato. "La pratica dell’utero in affitto, quest'idea che si possa scegliere una mamma, mi fa venire i brividi", aveva ad esempio denunciato lo psichiatra torinese Paolo Crepet. E sul proprio blog, ospitato dal Fatto Quotidiano, lo psicanalista Luciano Casolari aveva parlato della maternità surrogata come "attività ad altissimo rischio per l’insorgenza di gravi patologie psichiatriche sia per la madre surrogata che per il bambino". Il medico aveva anche fatto riferimento alla letteratura scientifica che ha attestato "un rilevante trauma infantile nel caso di separazione dalla madre biologica". "Cambiare la figura di riferimento, che per convenzione si definisce figura materna, non è quindi irrilevante, ma estremamente pericoloso", aveva annotato.
Di tutte queste criticità stranamente si sente poco parlare e chi osa sollevare la questione viene magari dipinto come un retrogrado dalla mentalità patriarcale.
In compenso si odono convinti slanci in avanti rispetto all'omogenitorialità, presentata come nuovo paradigma da normalizzare e accettare, sia a livello sociale sia a livello giuridico. Parlare di conseguente delegittimazione della famiglia tradizionale potrà sembrare a qualcuno esagerato, eppure gli indizi di una siffatta tendenza non ci sembrano troppo rari da percepire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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