- L’Inter ha vinto lo scudetto. Meriti sportivi. Clap Clap. È lodevole che Beppe Marotta riconosca come il calcio sia un business oltre che un fenomeno sociale. Però il buonismo, vi prego, lasciamolo fuori dal pallone. La festa nerazzurra a Milano è stata una bella serata, ma cascano le ginocchia (per non dire di peggio) quando Marotta sostiene che la felicità per lo scudetto avrebbe abbattuto “barriere culturali, sociali, etniche ed economiche”. Ma che stai a dì? A parte che vale per ogni vittoria, a Napoli così come a Crotone. Ma poi i gol di Lautaro non hanno abbattuto nulla: hanno solo fatto esultare frotte di tifosi, ricchi e poveri, rossi e biondi, ma senza chissà quale implicazione sociologica. Il giorno dopo sono tornati ad odiarsi sul posto di lavoro, come sempre.
- Annuniciaziò, annunciaziò: dopo 4 anni, dicasi 4 anni, finalmente il ministero della Salute non comunicherà più il bollettino Covid settimanale ai media. Sia lodato il cielo. La faccenda incredibile, piuttosto, è che mentre i cittadini sono tornati a sbacucchiarsi, ad accalcarsi in discoteca, a scambiarsi germi e batteri, c’era ancora un povero cristo dell’ufficio stampa del ministero della Salute che doveva redigere un'inutile nota sui contagi Covid da diffondere alla stampa. Sintomo del fatto che la burocrazia, vuoi o non vuoi, arriva sempre dopo.
- Il presunto attentatore che a Rouen avrebbe tentato di dare fuoco ad una sinagoga era soggetto ad ordine di espulsione in Francia, obbligo mai ottemperato. A quanto pare, il problema dei clandestini che se ne fregano delle disposizioni dei questori non è solo un cancro italiano. Mal comune, mezzo gaudio.
- Sono sconcertato. Il Corriere racconta la cronaca dei fatti in Slovacchia dove, vi ricordo, hanno cercato di ammazzare il premier nel primo tentato omicidio di un leader politico in Europa da 20 anni. Il tono del pezzo è il seguente: certo hanno quasi ucciso il filo-russo e populista Robert Fico, ma la colpa del clima di tensione nel Paese è sua. Addirittura il collega si sorprende che la sala stampa del palazzo del governo sia presidiata “da un uomo con un fucile mitragliatore”. Ehm, amico: il giorno prima hanno sparato quattro colpi di pistola al petto del premier. Chi dovevano metterci a presidiare il palazzo, Topo Gigio?
- Chiusura dell’articolo: “Del clima sociale tesissimo che si respira a poche settimane dalle europee il governo non sembra ritenersi in alcun modo responsabile”. Tradotto: Fico se l’è andata a cercare. I giornali italiani hanno confuso l’aggressore con l’aggredito.
- Continua anche l’epica dell’attentatore, un “lupo solitario” ma grande poeta che i vicini - ovviamente - definiscono “una brava persona”. S'è visto.
- Salini, ad di WeBuild, uno che le grandi opere le fa davvero senza ciurlare nel manico, su hotel e cene a Montecarlo dà una lezione ai moralisti da tastiera: “Credo che non si dovrebbe mai assegnare ai comportamenti poco etici alcuna connotazione penale". Altrimenti dallo "Stato di diritto" passiamo allo "Stato etico". E non è il caso.
- La nuova battaglia di Ilaria Salis, ottenuti i domiciliari, è quella per riuscire a votare. Esiste un modo? Sì. La burocrazia italiana, assurda, richiede ai residenti all’estero l’iscrizione all’Aire per permettere il voto in un altro Paese europeo. Tutto già scritto. Piccolo problema: Salis non vuole iscriversi all’Aire perché teme che, prendendo la residenza in Ungheria, questo possa mettere in difficoltà la sua situazione giudiziaria e complicare la concessione dei domiciliari in Italia. Per questo papà Salis è tornato a suonare la tromba delle proteste. Capisco, eh. Però non è che il governo può preoccuparsi delle mosse dei legali di tutti gli imputati italiani all'estero. Esiste pur sempre l’ipotesi di rinunciare a votare per meglio impostare la difesa in Aula. Non sarebbe uno scandalo.
- Robert Fico non è ancora fuori pericolo e il Domani titola già: “L’attentato può accelerare la svolta autoritaria”. Che schifo. Lasciategli almeno il tempo di salvarsi le penne, poi ne parliamo. No?
- Franco di Mare è morto. C’è poco da aggiungere, se non che quella sua denuncia in diretta tv oggi assume tutto un altro sapore. È stato coraggioso, per quanto drammatico.
- La Juventus ha fatto bene a cacciare Massimiliano Allegri. Non per il gioco scadente né per le vittorie tutto sommato risicate. Ma perché un allenatore che sbrocca in quel modo a bordo campo, che spacca tutto e insulta direttori e arbitri a destra e a manca, non merita di sedere sulla panchina di una grande squadra. É ora che prenda lezioni da Ancelotti.
- Chi trattà vantaggio dal mancato faccia a faccia tra Meloni e Schlein? Non la democrazia, come ha ben spiegato Bruno Vespa, visto peraltro che i partiti a favore del confronto rappresentano oltre il 60% degli elettori. Non la Meloni, che ne sarebbe uscita vincitrice. Forse Elly Schlein, come dicevamo ieri, perché eviterà una figuraccia. Di sicuro - spiega tuttavia il sondaggista Renato Mannheimer - a goderne saranno tutti gli altri partiti. Il confronto avrebbe infatti "mobilitato gli elettori" all'interno dei due schieramenti in favore di Pd e Fdi. A conti fatti, è la vittoria di Pirro di Conte.
- In occasione della giornata contro l'omotrasnfobia, Elly Schlein rispolvera il disegno di legge ideato dal suo candidato alle Europee. Dice la segretaria dem: "Oggi è una giornata importante per il Pd. Continueremo a batterci per una legge, dopo che hanno affossato con un vergognoso applauso il Ddl Zan".
Piccolo problema: Elly forse dimentica che se nel 2021 il ddl Zan è stato affossato, la colpa non è del centrodestra (che è sempre stato contrario) ma dei franchi tiratori di Pd, M5S o Italia Viva. I voti sono mancati a sinistra, non a destra. Ve lo siete affossato da soli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.