L’identità sessuale non si può annullare

La scienza entra nel dibattito sul genere alle Olimpiadi

L’identità sessuale non si può annullare

Sono clinico medico da 45 anni. Premessa: la scienza è dai tempi di Aristotele definita come «metodo di indagine che vive di dubbio». In questa ottica gli studi scientifici, che è necessario siano liberi ed indipendenti, devono seguire un rigido percorso per scoprire ciò che non sappiamo. Negli ultimi decenni il campo scientifico è stato attaccato da ideologie che invece fanno il percorso inverso, ossia partono da una conclusione alla quale si vuole arrivare manipolando poi le conoscenze per legittimare quella conclusione, avvalendosi non di studi scientifici ma di pareri di presunti esperti che calano le cose dall'alto di una piramide. Così questa parascienza diventa «un elenco di dogmi stabilito da sacerdoti». L'ultimo campo scientifico attaccato da questa ideologia piramidale è quello del presunto intersesso, che non esiste. I cromosomi XX sono femminili, gli XY sono maschili. Sia Giuseppe Novelli genetista dell'università Roma Tor Vergata, sia Silvia Camporesi membro dell'agenzia mondiale antidoping Wada, affermano sugli organi di informazione in modo antiscientifico che i cromosomi non sono sufficienti a determinare il sesso, e lo fanno con un trucchetto semantico davvero semplicistico, ossia trasformano il capitolo «Disordini dello sviluppo sessuale» in «Differenze dello sviluppo sessuale». Durante lo sviluppo sessuale, come di ogni altro organo, ci può essere un incidente di percorso. Non esistono 40 differenti sessi, ma 40 differenti malformazioni sessuali congenite. Come nel gioco delle tre carte, cambio una parolina e cambio la realtà. Torniamo alla scienza, quella vera che è razionale e non dogmatica.
Dott. Pasquale Graziano
La Spezia

Caro Pasquale,
non sono genetista né medico ma sono convinto anche io che l'intersesso non esista, che sia una invenzione puramente ideologica, l'ennesima schizofrenia di una cultura di sinistra che intende annullare ogni identità, inclusa quella sessuale, in nome di una libertà distorta, invocata sempre a sproposito, un altro delirio volto a giustificare una stortura, ossia che su un ring un individuo biologicamente maschile prenda a botte un individuo biologicamente femminile senza che quest'atto venga qualificato come sessismo o violenza di genere, nonostante la scientifica disparità tra i due soggetti. Ammetto di fare fatica a stare dietro alle varie sigle sessuali che sono state coniate negli utlimissimi anni. Io sono cresciuto credendo che i generi fossero due, maschile e femminile, salvo le tendenze omosessuali che non giudico affatto.

Trovo preoccupante che coloro i quali denunciano tale ingiustizia, ossia che Imane Khelif competa alle Olimpiadi nella categoria femminile, vengano tacciati di essere complottisti, filoputiniani, fascisti e chi più ne ha più ne metta. Una competizione dovrebbe sempre svolgersi ad armi pari e la circostanza che soltanto una delle due parti disponga del cromosoma maschile, che conferisce una forza di gran lunga superiore, rende la gara indiscutibilmente iniqua e non esiste al mondo alcun esperto che possa persuadermi del contrario.

Imane Khelif seguita a vincere e a battere tutte le rivali in quanto è munita di testosterone e cromosoma maschile. Ed è probabile che ella si aggiudichi l'oro. Tuttavia, sarebbe un trionfo meritato? Le atlete che contro l'algerina hanno combattuto probabilmente sosterebbero che non si tratterebbe di un esito giusto. E non mi riferisco solamente alla nostra Angela Carini, la quale si è ritirata dalla competizione al 46esimo secondo, spaventata dalla potenza micidiale del pugno di Imane. Questa viene celebrata da tutti i media come simbolo addirittura di femminismo ed emancipazione della donna, emblema della liberazione della donna dal giogo di un maschilismo che imperversa in Occidente così come nel mondo arabo. Ma davvero le donne, per essere considerate emancipate, devono possedere un corredo genetico maschile? Insomma, non la riterrei evoluzione.

E qui vedo i segni di quella cultura che ha mascolinizzato la femmina, virilizzandola e svilendola nel tentativo di metterla sullo stesso piano dei maschi, un meccanismo perverso a cui le signore si sono prestate riuniciando, non senza patimento, ai loro caratteri fondamentali, certe che per essere valutate per quello che sono occorresse loro trasformarsi in uomini. Niente di più falso. Questa società ha bisogno delle donne e le donne sono vincenti quando valorizzano quelle peculiarità che le rendono uniche e preziose.

Liquidità e ambiguità sessuale, genere neutro, intersessualità e roba affine, che si cerca in tutti i modi di proporre quale sintomo di progresso umano, civile, sociale, culturale, sono il segno della confusione delle nuove generazioni, le quali vedono nella definizione di una identità una sorta di limite, senza rendersi conto che chi vuole essere tutto e il contrario di tutto finisce con l'essere nessuno.

E chissà che la sfida per la medaglia d'oro non veda sul ring, sbaragliata la concorrenza, proprio le due atlete intersex, l'algerina Imane e la taiwanese Li Yuting, le quali hanno fallito il test di genere poiché erano risultati in entrambi i casi dei cromosomi XY oltre alla presenza elevata di

testosterone, ormone che produce un vantaggio competitivo importante e innegabile. Finalmente assisteremmo ad uno scontro bilanciato nell'ambito della boxe femminile, che dovremmo forse chiamare adesso boxe intersessuale.

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