Un leone in gabbia è sempre una crudeltà

I grandi mammiferi selvatici vivono a loro agio all'interno di strutture itineranti come il circo? La risposta, a mio avviso, è logica

Un leone in gabbia è sempre una crudeltà
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Egregio Direttore Feltri,
mi ha molto intristito la storia del leone scappato dal circo a Ladispoli e poi catturato dopo sette ore di fuga consumate all'interno di un'area urbanizzata, tra case, persone, auto. C'è chi ritiene che il circo con animali debba essere abolito e chi invece insiste sul fatto che gli animali selvatici, come i grandi felini appunto, in quel genere di ambiente stiano bene e vivano felici. Lei cosa ne pensa? Io non so davvero cosa credere. Se davvero le bestie soffrissero, allora dovremmo subito vietare la loro presenza nei circhi. Ma, se addirittura ci stanno bene, allora penso che sia giusto che il circo con animali venga mantenuto e pure difeso.
Attendo che mi dica la sua. Ci conto.
Paola Di Maggio

Cara Paola,
io penso che sia davvero facile risolvere il quesito che lei pone il quale è essenzialmente questo: i grandi mammiferi selvatici vivono a loro agio all'interno di strutture itineranti come il circo? La risposta, a mio avviso, è logica e nessuno mai riuscirà a persuadermi che mi sbaglio, né le celebri famiglie circensi né i domatori né gli addestratori né gli etologi. Ed eccola qui: no, queste bestie non campano affatto beate e contente poiché nessun essere vivente può essere beato e contento dietro le sbarre, rinchiuso in cella, in uno stato quindi di prigionia. In ciascuna creatura è insito l'amore per la libertà nonché l'istinto ad essere e mantenersi libera. Nessuno di noi sogna le catene. E perché mai dovrebbero dunque bramarle gli animali?

A prescindere da questa considerazione essenziale, sottolineo un altro elemento, che non è affatto secondario: teniamo questi esseri meravigliosi in gabbia allo scopo di attirare spettatori, ovvero li usiamo come fonte di attrazione e di lucro. Questo non è etico. È qualcosa di anacronistico, che risulta totalmente scollato dai valori e dai principi che sono propri della nostra civiltà occidentale, la quale, soprattutto negli ultimi lustri, ha compiuto importanti passi in avanti sulla strada del riconoscimento dei diritti degli animali. Oggi è consapevolezza universale che siano esseri senzienti, proprio come noi, capaci di provare emozioni che pure noi proviamo. Perché seguitiamo a reputarci a loro superiori tanto da vantare una sorta di diritto a catturarli e imprigionarli per poi adoperarli come strumenti per arricchirci? In questa azione ci riveliamo semmai a loro inferiori.

Si continua a dire che questo povero leone, Kimba, esemplare bellissimo di otto anni che sabato scorso se ne è andato a zonzo per Ladispoli, sia lieto di vivere nel circo e di stare recluso e di spostarsi frequentemente a bordo di camion, viaggi lunghi ed estenuanti, per raggiungere una nuova destinazione, ma questa è una stronzata.

Se nutrite dubbi su questo punto, osservate gli occhi di Kimba, disperato, confuso, perso, impaurito. Noi abbiamo paura di lui mentre lui ha paura di noi e ne ha buone ragioni. Non escludo che quel lucchetto lo abbia rotto lui stesso per fuggire, in un impeto di disperazione e di rabbia, per poi rendersi conto miseramente che non ha dove andare. Ed eccoli lì quegli uomini, pronti a braccarlo. Lo abbiamo catturato ancora e rinchiuso ancora. E Kimba non può che rassegnarsi. E lo ha già fatto ormai. Si legge nel suo sguardo, mentre osserva i bambini urlanti che lo osservano e ridono con i genitori che ridono non si sa di cosa. Mio Dio, quanto siamo imbecilli e crudeli!

Per quanto fugga, Kimba si ritroverà ancora lì,

al di là di quelle sbarre di metallo. Al di qua delle quali c'è una esistenza libera che gli è stata preclusa da esseri umani liberi.

E stasera si lavora ancora. Si esce soltanto per quello. Perché stasera è un altro show.

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