Medicinali e guida, quando si corre il rischio di risultare positivi coi test antidroga

La riforma del Codice della strada ha creato preoccupazione in quanti si mettono al volante dopo aver assunto dei farmaci

Medicinali e guida, quando si corre il rischio di risultare positivi coi test antidroga
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Si tratta di una preoccupazione comune a numerosi automobilisti che per questioni di salute devono assumere medicine nel corso della giornata: in quali casi, visto quanto previsto dal nuovo Codice della strada, si corre il rischio di risultare positivi ai test antidroga pur non avendo assunto sostanze stupefacenti ma solo farmaci?

Per ottenere una volta per tutte un chiarimento e tutelare i pazienti in cura con medicinali prescritti regolarmente, l'associazione FarmacieUnite ha chiesto all'Agenzia italiana del farmaco di realizzare un vademecum."La situazione è un po' difficile perché il ministero non si è ancora espresso", spiega il segretario Maurizio Giacomazzi. Ed ecco spiegato il motivo per cui l'associazione ha contattato l'Aifa, con l'obiettivo di ottenere delle "linee guida precise sia per i farmacisti che per gli automobilisti".

In realtà, pur non essendoci ancora una lista completa dei farmaci in grado di risultare positivi ai test antidroga, si sa già quali tra questi potrebbero creare dei problemi agli automobilisti, ma resta un problema di fondamentale importanza: "Al momento ci mancano i parametri, che servirebbero per stabilire un eventuale eccesso, come funziona per l'alcol", precisa Giacomazzi. Purtroppo si tratta di medicine largamente utilizzate e in commercio da tanto tempo, specifica ancora il segretario di FarmacieUnite,"come le benzodiazepine, ansiolitici ipnotici sedativi che hanno un'emivita da sei a quarantotto ore, quindi si possono rilevare nel sangue in quell'arco di tempo, ma che si possono trovare nelle urine anche da tre a venti giorni dopo l'assunzione".

Senza peraltro dimenticare anche i barbiturici, che vengono ad esempio prescritti per contrastare gli effetti dell'epilessia, gli analgesici di natura oppiacea, gli antistaminici utilizzati per alleviare o prevenire i sintomi causati da reazioni allergiche, la cannabis usata per scopi terapeutici o addirittura alcuni sedativi per la tosse. Per via della loro composizione questi farmaci possono potenzialmente avere ripercussioni nella guida, ma non in senso assoluto, dato che influiscono in modo determinante i dosaggi e i tempi di assunzione. Senza considerare il rischio di risultare positivi comunque ai test antidroga. Ecco perché servirebbe una linea guida da redigere anche grazie all'aiuto dei medici.

"I pazienti in terapia con farmaci che potrebbero essere rilevati al momento del controllo, dovranno, come ora, attenersi alle indicazioni mediche prima di mettersi al volante", spiegava il Mit ancora lo scorso dicembre 2024. Per il momento, dato che si attendono chiarimenti da parte dell'Aifa entro le prossime settimane o ulteriori specificazioni dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, il consiglio per i pazienti che si trovano in situazioni del genere è quello di portare sempre con sé le prescrizioni mediche. "Anche a livello sanitario il paziente trova sempre un consiglio in farmacia.

Il nostro è approccio è quello della prudenza", spiega in conclusione Giacomazzi,"sapendo quale farmaco ci viene chiesto possiamo suggerire di evitare di mettersi alla guida, o di aspettare. Ma per il momento non possiamo dare altre indicazioni".

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