Caro Vincenzo,
per le mie affermazioni riguardo il Meridione vengo addirittura processato, lo sai? Processato per avere detto ciò che è in un momento storico in cui la verità disturba, desta scandalo, viene combattuta e censurata. Dichiarare che il Mezzogiorno versa in una condizione di degrado, terribilmente ingiusta, di inferiorità - e ripeto, di inferiorità - rispetto al prospero Settentrione, e che tale status di subalternità si riflette inevitabilmente anche su quella fetta di popolazione che abita da Roma in giù, a quanto pare, costituisce un crimine. Di cui tuttavia seguito e seguiterò a macchiarmi, per amore nei confronti del vero e anche di un territorio in cui ho trascorso il periodo più bello e spensierato della mia esistenza, cioè l'infanzia.
Del resto, negare fatti, circostanze, realtà è operazione che conduce ad un peggioramento di quelle problematiche che da sempre, senza soluzione, affliggono il Sud. Dunque, chiunque si infastidisca e insorga contro di me ogni volta che denuncio tale arretratezza non è amico del Meridione, bensì nemico. E questa mentalità, tesa perennemente a nascondere i problemi e ad esaltare la qualità dell'aria, il mare, il paesaggio, ha bloccato quei territori nel sottosviluppo.
Certo, riconosciamo tutti le qualità, i pregi, le bellezze, le risorse che possiede il Mezzogiorno, ma riconoscerle non basta. Non serve a nulla. È necessario trasformare questi elementi in fattori produttivi, capaci di generare progresso e benessere. Compiacersi delle splendide e chilometriche spiagge e delle montagne fiorenti eppure non renderle attrattive, ossia non munirle di servizi per i turisti, di strutture ricettive, significa lasciarle inutilizzate. Non mi risulta che sia una scelta intelligente.
Le regioni della parte bassa dello Stivale hanno tanto da offrire, ma sono ancora isolate e isolati, di conseguenza, si sentono i cittadini meridionali, i quali per questo scappano, non perché la loro terra stia loro stretta, non perché preferiscano vivere altrove, ma perché sono costretti a migrare in cerca di opportunità lavorative ed esistenziali che lì dove sono nati mancano. Questo avviene da decenni, se non da secoli, ma tali migrazioni si sono intensificate di nuovo negli ultimi anni, tanto che i recenti dati ci dicono che ben oltre un milione di meridionali ha lasciato il Sud nel giro di vent'anni e che entro il 2080 non resteranno in quella zona che 8 milioni di abitanti.
Cosa comporterà tale esodo? È ovvio, ulteriore impoverimento economico, sociale, umano. Ecco, senza capitale umano il Meridione non può risorgere, bensì solo deperire e spegnersi. Esso è essenziale quanto infrastrutture, trasporti, collegamenti, investimenti.
Mi auguro che tali previsioni vengano sovvertite, che possa realizzarsi una sorta di controesodo diretto verso il Mezzogiorno, che la gente scopra conveniente tornare, trasferirsi in Calabria, in Sicilia, in Puglia, in Basilicata, in Campania, in Molise, in Sardegna. Ma questo non può avvenire per miracolo. Urgono motivi per rincasare, per ora ce ne sono parecchi per fuggire. Servono politiche in grado di favorire tale rinascita. E serve un cambio di mentalità che implichi l'abbandono di quel sentimento di rassegnazione che ormai si è impossessato dei meridionali. Per carità, posso pure comprenderlo, ma quel sentimento lì deve essere vinto poiché è un giogo che condanna all'immobilismo.
Non penso che il ponte sullo stretto possa ribaltare questa situazione. E trovo ingenuo, se non sciocco, credere che ciò sia possibile.
L'intervento deve essere più ampio e riguardare settori quali turismo, agricoltura, cultura, insomma, quegli ambiti che pure sono considerati settori-chiave dall'attuale governo. Se questo non verrà fatto, l'inferiorità si aggraverà e il nostro Meridione sarà destinato a diventare sempre di più una specie di landa desolata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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