Meteorite, scoperto in Italia uno dei più rari: "Fatto di materiali impossibili"

Scoperto in Italia un rarissimo meteorite formato da un materiale "impossibile", il "quasicristallo". Si tratta di una vera e propria nuova materia la cui scoperta nel 1982 da parte di Daniel Shechtman, lo portò a vincere nel 2011 il Nobel per la Chimica

A sinistra la sferula di meteorite ritrovato sul Monte Gariglione in Calabria. A destra la sua particolare struttura dalla conformazione aperiodica che ricorda i mosaici arabi, che a differenza dei normali cristalli segue schemi che non si ripetono
A sinistra la sferula di meteorite ritrovato sul Monte Gariglione in Calabria. A destra la sua particolare struttura dalla conformazione aperiodica che ricorda i mosaici arabi, che a differenza dei normali cristalli segue schemi che non si ripetono
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La scoperta ha davvero dell'incredibile ed è stata fatta in Italia dove alcuni ricercatori guidati Giovanna Agrosì, docente di Mineralogia dell'Università di Bari, hanno analizzato un rarissimo meteorite. Si tratta del terzo in tutto il mondo che contiene un materiale considerato "impossibile" di origine extraterrestre. È formato da una rarissima lega di alluminio e rame e contiene un quasicristallo di origine naturale, che a differenza dei normali cristalli, ha una struttura dalla conformazione aperiodica - ricorda i mosaici arabi - che a differenza dei normali cristalli, segue schemi che non si ripetono.

La straordinaria scoperta

La sua descrizione è stata riportata nella rivista Communications Earth & Environment, proprio dalla responsabile Agrosì. Non si tratta del classico meteorite che si può immaginare, ma di una minuscola sferula scoperta da un collezionista sul Monte Gariglione in Calabria, che era stato attratto dalla sua insolita lucentezza metallica. Incuriosito lo ha poi spedito all'Università di Bari dove l'analisi ha confermato l'origine extraterrestre. La piccola sferula, è attualmente conservata nel Museo di Scienze della Terra dell'Università di Bari.

Un nuovo tipo di materia

L'analisi ha richiesto uno studio multidisciplinare fatto insieme ai ricercatori dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari (Daniela Mele, Gioacchino Tempesta e Floriana Rizzo), il dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze (Luca Bindi e Tiziano Catelani) e l'Agenzia Spaziale Italiana, con Paola Manzari.

In particolare Luca Bindi ha confermato la presenza del quasicristallo, avendolo già analizzato in precedenza in un altro meteorite, conservato ora nel museo di Storia Naturale dell'università di Firenze. Per capire l'importanza di questo materiale basti pensare che la sua scoperta è stata premiata nel 2011 con il Nobel per la Chimica consegnato a Daniel Shechtman - che lo scoprì nel 1982 - perché considerato a tutti gli effetti un nuovo tipo di materia fino ad allora sconosciuta sulla terra.

La storia del quasicristallo

"Fu Dan Shechtman, poi premiato nel 2011 con un Nobel per le sue scoperte, a studiarne negli anni '80 la struttura, che li rende preziosi anche per applicazioni in vari settori industriali. Quindici anni fa, fui proprio io - ha detto Bindi - a scoprire che tale materiale esisteva anche in natura, grazie all'individuazione del primo quasicristallo in un campione appartenente alla meteorite Khatyrka, conservato nel museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze". Questo secondo meteorite con dei quasicristalli scoperta in Calabria, si trovava quindi a migliaia di chilometri dal primo ritrovamento.

Il parere degli altri studiosi

Per Paola Manzari, dell'Unità di Coordinamento ricerca e alta formazione del Centro Spaziale di Matera dell'Asi, "I risultati di questa ricerca mostrano che esiste un universo ancora ignoto di fasi mineralogiche alla nanoscala nei materiali di origine extraterrestre, che riesce ancora a sorprenderci. La scoperta di questa lega anomala in una matrice condritica insieme alla presenza dei quasicristalli, apre nuovi scenari sulle origini del materiale originario da cui si è staccato il frammentino e fornisce nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del Sistema Solare".

Anche secondo Giuseppe Mastronuzzi, direttore del dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell'Università di Bari: "La scoperta è importantissima non solo per le scienze mineralogiche e planetarie, ma per la

fisica e la chimica dello stato solido; essa dimostra ancora una volta - ha aggiunto - che i quasicristalli possono formarsi spontaneamente in natura e, soprattutto, rimanere stabili per tempi geologici".

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