La grande naturalezza, l'enorme talento, la tenacia senza pari. Ingrid Bergman è nell’Olimpo delle più grandi attrici di Hollywood e capire il perché è abbastanza semplice. L'interprete svedese ha un curriculum che in pochi possono vantare ed è tra le poche ad aver quasi sempre messo d'accordo critica e pubblico. Ha recitato in cinque lingue, non ha mai creato problemi su un set e si è fatta amare per la sua sensibilità, tutt'altro che sofisticata ma frutto di un'autenticità cristallina. Non è un caso che il volto di "Casablanca" continui ancora oggi a rappresentare un punto di riferimento per le nuove generazioni di attrici.
L'infanzia tragica
Ingrid Bergman nasce a Stoccolma il 29 agosto del 1915 da padre svedese, il pittore Justus Samuel Bergman, e madre tedesca, Frieda Henriette Auguste Louise "Friedel" Adler. Nel corso dell'infanzia vive diversi lutti: a due anni perde la madre, mentre all'età di tredici anni resta completamente orfana. Due anni più tardi muore anche la zia che si era presa cura di lei dopo la scomparsa del padre. Grandi sofferenze, ma anche grande tenacia. La giovane Ingrid capisce fin da adolescente che deve farsi strada da sola e questa pertinacia la porterà al successo. Ma la scomparsa prematura dei genitori avrà un ruolo altrettanto importante: la futura diva di Hollywood risentirà per tutta la vita dell'affetto perso.
L'amore per la recitazione
A 11 anni Ingrid Bergman scopre l'amore per la recitazione grazie a uno spettacolo teatrale. La giovane coltiva la sua passione negli anni e all'età di 17 anni prova ad entrare nell'Accademia d'arte drammatica di Stoccolma: durante il provino viene fermata pressoché subito dagli esaminatori. Lei pensa al peggio, teme di essere respinta. Ma si sbaglia: tutti si sono accorti delle sue straordinarie potenzialità. La ragazza ha stoffa, l'entusiasmo dei presenti all'audizione.
All'età di 21 anni sposa il medico Peter Lindstrom e dal loro amore nasce una figlia, Pia. La Bergman recita in una decina di film svedesi e viene notata dal celebre produttore americano David O. Selznick, alla ricerca di una nuova stella europea dopo Marlene Dietrich. Difficile non rimanere stregati dalla bellezza glaciale della svedese, che alla fine degli anni Trenta decide di provare a conquistare gli Stati Uniti. E ci riesce.
Ingrid Bergman conquista Hollywood
Nel 1939 Selznick porta Ingrid Bergman a Hollywood e le fa fare “Intermezzo”, remake di un film svedese di cui era stata protagonista. Il dramma sentimentale di Gregory Ratoff ottiene un successo insperato e l'attrice svedese si afferma subito: il pubblico americano ama la sua freschezza e la sua bellezza particolare, diversa da quelle in voga in quegli anni.
Uno dei motivi del successo della Bergman è la coerenza. La svedese rimane fedele a se stessa, non si lascia influenzare dai cliché hollywoodiani e prosegue dritta per la sua strada. Poco trucco - quello necessario - e nessuna capigliatura peculiare. Ma non è tutto: anziché crogiolarsi, l'interprete di Stoccolma continua a studiare e assume un insegnante per migliorare la dizione in inglese.
"Casablanca", la consacrazione
Tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta arriva la consacrazione di Ingrid Bergman. A confermare le sue indiscutibili qualità ci pensa "Casablanca" di Michael Curtiz, uno splendido film romantico in cui lei è il centro emotivo. Un'opera che diventerà un classico con il passare degli anni e una buona fetta del merito va proprio all'interprete svedese.
"Casablanca" è il film più popolare dell'età d'oro di Hollywood contro ogni aspettativa: è stato fatto di corsa, senza un copione definitivo, tanto da spingere il regista a girare tre finali diversi. Ambientato durante la Seconda guerra mondiale, racconta la storia dell'ex contrabbandiere americano Rick Blain (Humphrey Bogart), espatriato a Casablanca e costretto a scegliere tra l'amore per una vecchia fiamma (Bergman) e il sacrificio della propria felicità. La svedese dà grande spessore al film, perfezionando il suo stile recitativo per intensità e fisicità. Degna di nota l'intesa con Bogart.
Interpretazioni che lasciano il segno
Grazie a "Casablanca", Ingrid Bergman diventa l'attrice più richiesta del panorama a stelle e strisce. Da "Per chi suona la campana" di Sam Wood (ottiene una candidatura all'Oscar) a "Io ti salvero" di Alfred Hitchcock, passando per "Le campane di Santa Maria" di Leo McCarey: la svedese inanella una serie di interpretazioni di spessore, mettendo in risalto la sua varietà di registri e la sua maturità.
Il primo Oscar arriva nel 1945 grazie alla prova in "Angoscia" di George Cukor, tratto dall'omonima opera teatrale del 1938 di Patrick Hamilton: qui interpreta la moglie di un uomo che la tratta con grande crudeltà, fino a spingerla sull’orlo della follia. Una sfida difficile, in una sfera cupa e tragica, ma vinta con il massimo dei voti.
Da segnalare, inoltre, la seconda collaborazione con Hitchcock per "Notorious - L'amante perduta", una love story travestita da film di spionaggio: degna di nota l'alchimia con Cary Grant, che resterà suo amico per tutta la vita. Nel 1948 arriva una nuova candidatura all'Oscar per “Giovanna d’Arco” di Victor Fleming, in cui veste i panni della vittima par excellence. Un ruolo diventato quasi costante della sua carriera sin dagli esordi.
La carriera in Italia
Dopo dieci anni negli Stati Uniti e forse travolta dalla popolarità, Ingrid Bergman vola in Europa e si propone al regista italiano Roberto Rossellini, punto di riferimento del neorealismo. La svedese è rimasta ammaliata da "Roma città aperta" e "Paisà". La collaborazione artistica si trasforma in amore e scoppia lo scandalo: la relazione ha una risonanza enorme, tanto da finire al centro del dibattito del Senato statunitense. Vista dal pubblico americano come una fanciulla pura, la Bergman - già sposata - viene additata come traditrice. La classica gogna mediatica fatta di ipocrisia ma in grado di destabilizzare l'attrice. Dal loro amore nasceranno tre figli: Isabella, Isotta Ingrid e Robin.
Ingrid Bergman nel 1950 è la protagonista di "Stromboli" - probabilmente la sua prova migliore. Poi altri cinque film nell'arco di otto anni: “Europa ‘51”, “Siamo donne”, “Viaggio in Italia”, “La paura” e “Giovanna d’Arco al rogo”. Alti e bassi, anche a causa delle difficoltà nell'adattarsi al registro neorealista. Nel 1957 finisce l'amore con Rossellini e, una volta ottenuto il divorzio, torna a Hollywood: la attenderanno il "perdono" e altri due Oscar.
Il ritorno a Hollywood
Al rientro negli Stati Uniti c'è ad attenderla un film che le cambia la vita: "Anastasia" di Anatole Litvak, la storia romanzata di Anna Anderson, la donna che asserì di essere Anastasia, la figlia dello zar Nicola II di Russia. Un'opera sentimentale - quasi cucita su misura - che la "riconcilia" con Hollywood. Una performance di caratura che le permette di assicurarsi il secondo premio Oscar alla miglior attrice.
Ingrid Bergman continua la sua carriera dividendosi tra cinema e teatro, ma anche tra Europa e Stati Uniti. Apprezzata dal pubblico a stelle e strisce per “La locanda della sesta felicità”, la svedese vince il suo terzo Oscar - questa volta alla miglior attrice non protagonista - nel 1974 grazie ad “Assassinio sull’Orient Express” di Sidney Lumet: la stella di Stoccolma interpreta con grazia e mistero un ruolo secondario, tanto da oscurare i protagonisti.
Le ultime grandi interpretazioni
Nel 1978 Ingrid Bergman gira il suo ultimo film per il cinema e riesce, dopo un lungo inseguirsi, a collaborare con il connazionale Ingmar Bergman (nessuna parentela tra i due). In "Sinfonia d'autunno" veste i panni di una famosa pianista in visita alla figlia, un film che accende i riflettori su un confronto-scontro serrato e melanconico. La performance - eccellente, come al solito - le vale la settima candidatura dell'Academy.
Già molto malata - combatte da tempo con un tumore al seno - Ingrid Bergman nel 1982 firma la sua ultima interpretazione nel film televisivo “Una donna di nome Golda”, biografia del
primo ministro israeliano Golda Meir. Difficile immaginare un canto del cigno migliore: vincerà l'Emmy, ma potrà ritirarlo. Il 29 agosto la Bergman si spegne dopo una lunga battaglia contro la malattia all'età di 67 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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