Non ha senso vivere senza amore

Non ha senso vivere senza amore
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Ogni volta che vedo una coppia di anziani che si tengono per mano, di quelli che hanno passato una vita insieme, di quelli che si sono amati per una vita, penso sempre quanto sia bello, ma anche quanto deve essere terribile ogni giorno pensare di poter perdere chi si è amato così tanto e restare soli, che sia peggio di morire. A tal punto che spesso quando muore l’uno, muore anche l’altro.

Uno studio sui dati Inps del 2014-2022 sembra confermare questa ipotesi. Per i pensionati italiani maschi il rischio di mortalità in caso di perdita del coniuge è infatti del 35% in più, nelle donne vedove del 24%. È un’analisi statistica, ovviamente, ci possono essere molte variabili, ma fa riflettere, perché è plausibile. A realizzarla è stato il Dipartimento di Scienze statistiche dell’Alma Mater (Chiara Ludovica Comolli, e Diego Pieroni e Valentina Ricci dell’Inps).

Mi fa pensare, come una conferma rappresentativa, a una coppia che tutti abbiamo amato, inseparabile: Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Raimondo morì il 15 aprile del 2010, e ricordo come fosse ieri l’immagine straziata di Sandra al funerale che urlava «Raimondo non c’è più!». Sandra morì poco dopo, il 21 settembre dello stesso anno. In realtà scientificamente, in medicina, c’è anche una ragione, si chiama sindrome di takotsubo, o sindrome del cuore del cuore spezzato. Più banalmente, nel linguaggio popolare, morire di crepacuore.

D’altra parte che senso può avere la vita se chi ami non c’è più? Anche nel film Highlander, dove si combattevano uomini immortali, e alla fine ne sarebbe rimasto solo uno (Christopher Lambert), il premio era poter invecchiare, troppe erano le persone amate che gli immortali si lasciavano dietro, troppo il dolore di sopravvivergli.

Nella meravigliosa colonna sonora dei Queen, cantata dal leggendario Freddie Mercury, i versi a un certo punto dicono «Who wants to live forever when love must die?». Chi vuole vivere per sempre se l’amore deve morire?

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