Papa Francesco benedice della Casa dell'Acqua di Acea. "Preziosa per i pellegrini"

Benedetta da Papa Francesco una delle 14 Case dell'Acqua, che Acea ha realizzato e distribuito su tutto il percorso giubilare a disposizione del pellegrini. La storia dell'acqua di Roma e della sua grande fama

Papa Francesco benedice della Casa dell'Acqua di Acea. "Preziosa per i pellegrini"
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In vista del prossimo Giubileo, il Gruppo Acea ha creato delle piccole casette dell'acqua dislocate lungo i percorsi giubilari e in prossimità delle principali Basiliche per offrire a turisti e pellegrini una delle acque più pure e certificate del mondo, l’acqua di Roma.

La benedizione papale

Questa sorta di "punti di ristoro", saranno fondamentali per chi compirà il pellegrinaggio fino alla Porta Santa, giungendo in Vaticano a piedi dai più svariati posti. Oggi Papa Francesco ha voluto sottolineare questo piccolo particolare di "cura" per i pellegrini, ed in Vaticano di fronte ad una di queste installazioni, ha benedetto una delle "Case dell'acqua".

Un gesto estremamente simbolico alla presenza della Presidente di Acea, Barbara Marinali, e dell’Ad Fabrizio Palermo che hanno poi consegnato al Papa, accompagnato da Mons. Fisichella, una miniatura in argento di una delle fontane di Roma.

Perché l'acqua di Roma è famosa

Regina aquarum”, ovvero “regina delle acque”, questo era l’appellativo dell’antica città di Roma, a dimostrazione del fatto che sin dalla sua fondazione, la sua storia è strettamente legata all’acqua. A partire dal 312 a.C., nell’arco di cinque secoli, vennero realizzati ben 11 acquedotti, con una lunghezza complessiva di condutture pari a 500 km e in grado di garantire una disponibilità idrica senza precedenti: circa 300.000 m3 di acqua al giorno!

Gli acquedotti non servivano però soltanto per soddisfare il fabbisogno di acqua da bere, moltissime fontane monumentali, pubbliche e private, i bagni, le terme e le naumachie venivano alimentate con grandi volumi d’acqua. Questo processo ebbe il massimo sviluppo in età imperiale avanzata.

Per gli impieghi tecnologici, come l’azionamento dei mulini, venivano utilizzate essenzialmente le acque di recupero, come quelle scaricate dai centri termali. In alcune pagine del testo “Gli acquedotti di Roma” di Sesto Giulio Frontino (curator aquarum dal 97d.C) traspare l’orgoglio e la consapevolezza di un uomo che, pensando al confronto tra le famose ma inutili opere quali le piramidi egizie e i tempi greci e le imponenti ed indispensabili strutture acquedottistiche costruite dai Romani, sorride soddisfatto.

L'antichissimo acquedotto Vergine

Non è cosa nota, ma a Roma oltre ai numerosi resti degli antichi acquedotti visibili in molte zone della città, ce n’è uno ancora funzionante: si tratta dell’acquedotto Vergine, unico tra gli acquedotti dell’antica Roma ad essere oggi ancora in funzione. Nonostante siano trascorsi più di venti secoli dalla sua costruzione (venne inaugurato il 9 giugno del 19 a.C.) questo acquedotto continua a svolgere la sua mansione, a testimonianza dell’elevato livello tecnologico ed architettonico raggiunto dai Romani.

Questo acquedotto deve la sua longevità al suo sviluppo quasi totalmente sotterraneo, e le sue acque, limpidissime, alimentano ancora oggi parchi, giardini, aiuole e fontane artistiche del centro di Roma, in particolare la Fontana di Trevi.

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