Al Papa non animalista servirebbe un gatto

La denatalità non riguarda l'amore per gli animali, che svolgono un ruolo importante nelle nostre vite

Al Papa non animalista servirebbe un gatto
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Gentile Direttore Feltri,
qualche giorno fa il papa è tornato a parlare di animali, come fa da anni. Insomma, Francesco se ne esce sempre con queste considerazioni che riguardano il ruolo delle bestie nelle nostre vite. A suo giudizio, diamo agli animali troppa importanza, mettendoli al di sopra dei bambini, tanto che gli italiani preferirebbero, secondo il papa, adottare un cane o un gatto piuttosto che mettere al mondo un figlio.
Io ho due gatti che mi fanno tanta compagnia, anzi, sono la mia salvezza. I figli li ho fatti e chi li vede mai? Mi dispiace ma non sono d'accordo con il nostro papa, qualche volta anche lui spara qualche sciocchezza.
E lei che ne pensa?
Tina Traverso

Cara Tina,
il Papa compie un vistoso errore: mette in relazione il fenomeno della denatalità con il nostro amore per gli animali, ossia riconduce l'assenza di figli nelle famiglie alla presenza di animali, come se un uomo o una donna potessero pensare: «Quasi quasi, anziché mettere al mondo un bambino, prendo un cane, mi comporta minori scocciature». È una visione limitata, superficiale e semplicistica. Io non credo che il rispetto e la cura del popolo italiano nei confronti degli animali sia da collegare ad una incapacità o ad una mancanza di volontà di accogliere un figlio nella propria esistenza. Adottare una bestia risponde ad una esigenza vitale dell'essere umano, ovvero quella non soltanto di ricevere bensì soprattutto di dare amore. E il fatto di dare amore ad un quattrozampe non esclude che lo si possa dare agli esseri umani, in questo caso ai figli. L'amore, insomma, non è qualcosa di dosato, che si esaurisce, che se doni ad uno non puoi donare all'altro, perché è risorsa finita. Anzi, io credo che vivere con un animale sia estremamente educativo a livello affettivo, che ci possa favorire nel riuscire a sintonizzarci sui bisogni altrui, nello sviluppare l'empatia, non considerando esclusivamente i nostri desideri e le nostre esigenze. Avere un gatto in casa non è nocivo né controproducente ai fini della creazione di una famiglia. La famiglia può essere composta da due o tre persone che si amano, o anche di più, ed includere altresì uno o più pelosi. Quindi, io non vedo dove stia il problema.

Papa Francesco trascura un fatto importante: gli animali svolgono un ruolo sociale e non chiedono nulla in cambio, non gravano sulle casse dello Stato, non bisogna pagarli, poiché ci chiedono solamente tenerezza. Alleviano la solitudine di gente sia giovane che soprattutto anziana, gente che non potrebbe comunque procreare, e questo ha ripercussioni positive sul benessere generale, cioè sulla salute. Infatti, di solitudine ci si ammala, di solitudine si può anche morire. Un cagnolino, o un gattino, che campa al nostro fianco ci impedisce di sprofondare nella depressione, nel senso di abbandono, nella desolazione, mali che stanno sempre lì, dietro l'angolo, pronti ad aggredirci, tanto più in questa società in cui l'individuo è sempre più isolato, barricato al di là di un display, e le relazioni diventano sempre più virtuali, così come la comunicazione sempre più rapida, sterile, essenziale. Le bestie ci aiutano a conservare la nostra umanità. E questo può apparire forse un paradosso, ma è un dato di fatto. Cosa saremmo senza i nostri cuccioli? Non so rispondere a questa domanda, ma sono sicuro che saremmo individui peggiori.

Secondo me, il Pontefice avrebbe bisogno di un micio. Magari glielo regalo io.

Senza dubbio egli si ricrederebbe riguardo la funzione degli animali nelle nostre esistenze, una funzione che non è assolutamente sostitutiva o compensativa di altre forme di accudimento, come tu, cara Tina, già ben sai.

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