"Quattro pernacchie". Lo scrittore antifascista ridicolizza l'attacco a Pro Vita

Il conduttore radiofonico Bottura fa discutere dopo aver minimizzato l'attacco alla sede di Pro Vita. "Quattro pernacchie...". E meno male che sui social si definisce "contro tutti i fascismi"

"Quattro pernacchie". Lo scrittore antifascista ridicolizza l'attacco a Pro Vita
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Vedono il fascismo ovunque, soprattutto dove non c'è. Poi, davanti alle violenze documentate e ai rigurgiti antidemocratici, tacciono. Minimizzano. La buttano sul ridere. Curioso l'atteggiamento di certi antifascisti duri e puri, incapaci di chiamare un sopruso con il suo nome se quest'ultimo avviene ai danni di chi non rientra nelle loro simpatie. Stanno facendo discutere, nelle ultime ore, alcuni post del conduttore radiofonico Luca Bottura, che sui social ha di fatto ridimensionato il raid compiuto contro la sede di Pro Vita e Famiglia, derubricandolo a innocua contestazione.

Già nelle ore successive all'inquietante episodio, infatti, Bottura sulla piattaforma X aveva scritto: "Se quattro pernacchie davanti a una sede diventano attentato terroristico, mi sa che non siete così machi come volete far credere". Peccato però che le immagini delle vetrine della onlus devastate raccontassero una realtà ben diversa, fatta di serrande divelte, di vetri spaccati, di scontri con la polizia e - secondo quanto denunciato dagli stessi attivisti pro vita - di tentativi di incendio della struttura. Con il passare delle ore sarebbe poi emerso l'ulteriore dettaglio su quella bottiglia riempita di polvere pirica rivenuta (fortunatamente inesplosa) all'interno degli uffici e messa in sicurezza dagli artificeri. Peraltro, queste recenti violenze si aggiungo a una lunga scia di atti vandalici e danneggiamenti contro le sedi della suddetta associazione.

Eppure, secondo il conduttore radiofonico - che sui social si definisce "contro tutti i fascismi" - quel tentativo di sopraffazione e di intimidazione sarebbe stato assai meno grave. "Quattro pernacchie", appunto. A quelle sue affermazioni, dunque, aveva replicato in modo seccato Maria Rachele Ruiu, combattiva esponente di Pro Vita e Famiglia. "La fatica che fate a condannare questo gesto violento è la cifra stilistica della vostra codardia e della vostra onestà intellettuale: mentre celebrate la giornata contro la violenza sulle donne pensate che alcune donne (e uomini!) si meritino minacce di morte. Almeno abbiate la coerenza di ammettere che pensate che ce lo meritavamo", aveva contrattaccato l'attivista.

Altrettanto piccato il commento del senatore di Forza Italia Lucio Malan. "Per lui un ordigno esplosivo, il tentativo di incendio, l'aggressione ai poliziotti, la rimozione delle transenne e le ripetute minacce di morte sono quattro pernacchie", ha chiosato l'esponente azzurro. Ma il conduttore radiofonico, invece di rivedere le proprie dichiarazioni (anche alla luce degli elementi emersi successivamente), ha rincarato la dose. Bottura, infatti, ha criticato anche il premier Meloni che in un messaggio aveva espresso vicinanza alla onlus e aveva invitato i leader dell'opposizione a stigmatizzare le violenze avvenute.

"Due scritte diventano una sede devastata. Quando si violenta in questo modo la verità, tutto è davvero possibile. Va inoltre segnalato che la polizia ha caricato duramente mentre alla sede Cgil scortò i devastatori (veri) in allegria. C'è molta malafede.

Molta", ha infatti commentato lo scrittore, offrendo una ricostruzione opinabile dei fatti, soprattutto rispetto a circostanze che il centrodestra condannò fermamente e a scanso di equivoci. Altrettanto discutibile è la faziosa convinzione con cui la malafede viene sempre attribuita agli altri e - chissà perché - mai a se stessi.

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