Una domanda diretta, chiara, inequivocabile e che non lascia spazio a mezze risposte: la sinistra riuscirà a condannare con parole nette il vile assalto alla sede di Pro Vita e Famiglia? Un interrogativo semplice a cui il fronte rosso non può sfuggire. A incalzare lo schieramento avversario è stata Giorgia Meloni, che ha affidato ai suoi profili social una considerazione alla luce dell'assordante silenzio che si registra a distanza di diverse ore dall'aggressione contro la sede dell'associazione Onlus che difende il diritto alla vita e che promuove la famiglia.
Il presidente del Consiglio è partito da un'analisi che in effetti non può passare in secondo piano: come si può pensare di farsi paladino contro la violenza sulle donne se poi si scende in piazza e ci si rende protagonisti di atti di violenza e intimidazione? Davvero si è convinti di risultare credibili scagliandosi in maniera così veemente contro un'associazione? Tra vetrine rotte e addirittura un ordigno esplosivo dentro gli uffici.
"La violenza va condannata sempre o solamente quando si rivolge a qualcuno di cui condividiamo le idee?", ha scritto Meloni sui social. Partendo da un concetto di base: non si può pretendere un coro di solidarietà solamente quando gli attacchi si riversano sui propri compagni e poi sprofondare nel silenzio totale quando gli avversari vengono colpiti. Altrimenti l'incoerenza e il doppiopesismo risultano evidenti.
Una domanda su cui, ha aggiunto il presidente del Consiglio, "non abbiamo mai avuto una risposta chiara". Meloni ha fatto nomi e cognomi, rivolgedosi a Elly Schlein, Giuseppe Conte e Maurizio Landini. "Spero stavolta arrivi", è l'auspicio del capo del governo. Che ha fatto un chiaro riferimento al segretario del Partito democratico, al presidente del Movimento 5 Stelle e al leader della Confederazione generale italiana del lavoro in attesa di una condanna a tutto tondo.
La linea espressa da Giorgia Meloni assume un peso ancora più notevole se si considera il vergognoso assalto alla sede della Cgil: in quel caso Fratelli d'Italia si era mostrata solidale con il sindacato e Francesco Lollobrigida (allora capogruppo alla Camera) si era recato al presidio davanti alla sede nazionale della Cgil e aveva salutato il segretario Landini. "Una sede devastata è inaccettabile sempre. Particolarmente se la si devasta nel nome delle donne violentate, picchiate o uccise", ha concluso il presidente del Consiglio.
Sarebbe curioso sapere cosa ne pensa Elly Schlein. Il tempo e le occasioni per esprimersi certamente non le sono mancate: l'aggressione alla sede di Pro Vita e Famiglia è avvenuta sabato e il segretario del Pd ha diramato una nota nella serata di ieri. Avrà fatto un minimo accenno a quanto accaduto? Si sarà espressa contro l'assalto delle femministe più inferocite? Macché: ha accusato Meloni di promuovere scelte contro donne e bambini, senza sapere che il governo è pronto a intervenire continuando a investire sugli asili nido per cui sono in arrivo due nuovi piani.
Magari Schlein, presente in piazza con Non una di meno, avrebbe potuto dedicare una riga di comunicato stampa per disapprovare ciò che si è verificato ai danni di Pro Vita e Famiglia. Senza dimenticare le bandiere pro-Palestina e i cori anti-Israele pronunciati da alcuni manifestanti.
Ora la sinistra sarà in grado di esprimere una condanna a 360 gradi, sarà ambigua o si lascerà andare al silenzio? Non c'è una violenza buona e una cattiva: la violenza è sempre violenza e come tale va stigmatizzata con fermezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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