Quelle piccole attenzioni da un uomo sposato. E il lavoro diventa "croce e delizia"

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Quelle piccole attenzioni da un uomo sposato. E il lavoro diventa "croce e delizia"
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Gentile Signora Braghieri, ho poco meno di quarant’anni, una laurea mai spesa, fino a un anno fa lavoravo in autonomia, poi, ho deciso di partecipare a un concorso che ho vinto e così è iniziata un’esperienza lavorativa in un contesto ampio, di circa trenta persone. Il lavoro non mi entusiasma, ma è discretamente retribuito e soprattutto c’è la presenza di un collega che a un certo punto ho preso a guardare con occhi diversi. Ha iniziato a messaggiare con una frequenza giornaliera, anche in ore tarde, a regalarmi piccole importanti attenzioni anche in momenti difficili per me a causa di vicende personali dolorose. Preciso che è sposato, è padre, ho conosciuto la moglie, ci stimiamo reciprocamente. A volte capita di lavorare da soli e non nego che se solo facesse un primo passo, non lo fermerei. Io non so cosa provo, so che per me è un pensiero fisso, che la sua presenza, il suo umore, un suo messaggio fanno la differenza per la mia «serenità», che non riesco a togliermelo dalla testa ormai da più di un anno, so che se le sue attenzioni o il suo tempo si dividono con altri colleghi, ne soffro e che ogni volta che usciamo da lavoro e lo vedo dirigersi verso casa... penso al peso della mia solitudine. Non mi era mai capitata una situazione simile, se mi avessero chiesto un parere al riguardo un anno fa, non sarei stata generosa nel descrivere la donna protagonista della storia, me stessa in questo caso. Arrivare ogni giorno a lavoro è diventata «croce e delizia», passo dalla soddisfazione per un caffè condiviso, per un sorriso, per una battuta (spesso spinta), al compatire me stessa per essere arrivata al punto di gioire per un minimo di considerazione che sarei disposta a far evolvere a costo di distruggere una famiglia (della mia reputazione nell’ambiente di lavoro non mi preoccuperei). Sono sfinita da notti insonni e da giorni travagliati e vissuti nella menzogna (a lui non posso dire e i colleghi non devono immaginare).
Sveva


Cara Sveva... «Una laurea mai spesa», «il lavoro non mi entusiasma», «regalarmi piccole attenzioni»... Mi sembra ovvio che cerchi conforto da qualche parte.

Ma credo che continuando a cercarlo in qualcuno che vede «dirigersi verso casa» pensando al peso della sua solitudine, ne troverà ben poco. Inizi a volersi un po’ di bene Sveva, cominci da qualche parte, vedrà che il resto seguirà.

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