"In Rai c'è la censura". Saviano va in onda ma attacca ancora il governo

"Rai governata manu militari dall'estrema destra", accusa lo scrittore, che però andrà in onda in prima serata sulla terza rete con il suo programma Insider

"In Rai c'è la censura". Saviano va in onda ma attacca ancora il governo
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Roberto Saviano non demorde. Lo scrittore campano continua a professarsi vittima di una censura da parte della Rai e lo fa anche a poche ore dalla messa in onda, sulla terza rete del servizio pubblico, del suo programma Insider. Caso più unico che raro, l'autore di Gomorra teorizza tele-complotti nei suoi confronti, sebbene l'emittente da lui criticata stia per trasmettere in prima serata il suo approfondimento sul mondo oscuro della criminalità organizzata. Delle due, l'una: o sei censurato o non lo sei. Ogni terza ipotesi appare claudicante, benché corroborata da argomentazioni piene di enfasi.

"Insider finalmente andrà in onda. Quindi tutto risolto? No, tutt'altro", ha spiegato lo stesso Saviano in un lungo video pubblicato da Fanpage. La tesi dello scrittore è semplice o contraddittoria allo stesso tempo: il programma - dice Roberto - verrà trasmesso perché l'emittente di Viale Mazzini sarebbe stata "costretta" a questa scelta. "Insider non è una trasmissione antigovernativa. Nella Rai governata manu militari dall'estrema destra e da questo governo hanno interpretato il racconto delle mafie come un racconto contro di loro", ha sostenuto l'autore campano. Ma qui sta il paradosso. Secondo Saviano, infatti, la Rai sarebbe stata "occupata" d'imperio dalla destra, eppure il suo programma andrà in onda anche in questo presunto contesto a lui ostile. Come mai?

Roberto ha la risposta pronta. "La censura c'è eccome. Perché quindi mi mandano in onda? No, non c'è stato alcun cambio di passo. Sono stati costretti", sostiene l'autore, citando le lettere che alcune associazioni antimafia avrebbero inviato all'Ad Rai per sollecitare la trasmissione di Insider e per "accendere la luce sul tema criminalità organizzata". La ricostruzione non convince troppo e anzi appare presuntuosa in alcuni passaggi, dal momento che il servizio pubblico avrebbe potenzialmente tutti gli strumenti e le professionalità per parlare di mafia anche senza affidarsi a Saviano. In linea teorica, se avessero voluto, i vertici Rai avrebbero potuto commissionare una nuova produzione sull'argomento, senza curarsi della trasmissione in stand-by dello scrittore campano. Ma non è andata così.

Peraltro, l'indiretta accusa rivolta al governo di non ritenere prioritaria la lotta alla criminalità organizzata fa acqua da tutte le parti ed è smentita dalle azioni promosse dall'esecutivo nei territori più colpiti dalla piaga mafiosa. Negli anni, inoltre, la Rai ha realizzato trasmissioni sull'argomento che si aggiungono a un già ricco archivio.

E domani, 3 settembre, il servizio pubblico radio-tv ricoderà nei suoi palinsesti il 42esimo anniversario della strage di via Carini e il sacrificio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ma questo Saviano non lo dice, forse perché non in linea con la sua teoria della tele-censura.

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