Siamo noi impazziti, non il clima

I toni sono allarmistici, ma ci sono risposte differenti dal cambiamento climatico a ogni costo

Siamo noi impazziti, non il clima
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Caro Vittorio,
i morti sul lavoro sono decuplicati. Quelli per l'eccessiva calura sono aumentati ovunque nel mondo. Quelli per le inondazioni improvvise sono aumentati, almeno in Italia. Aveva forse ragione la donzelletta Greta Thunberg quando ripeteva quelle che furono identificate allucinazioni sul surriscaldamento globale?
Luigi Fassone
Camogli (Ge)

Caro Luigi,
non facciamo confusione. Il fenomeno delle morti sul lavoro non è assolutamente correlato al cosiddetto «cambiamento climatico», bensì esso dipende dal mancato rispetto delle normative, che non sono assenti né sono carenti, relative alla prevenzione del rischio sul lavoro nonché dalla scarsità di controlli adeguati, che vengono realizzati a macchia di leopardo. Si tende poi a sottovalutare il pericolo, ad essere leggeri, errore che di frequente costa la vita propria o altrui. Altra puntualizzazione: i morti per le inondazioni in Italia sono aumentati, tu scrivi. Ma questi tragici incidenti sono effettivamente dovuti al clima o piuttosto alla superficialità di coloro che magari fanno la scampagnata sul letto di un torrente in condizioni avverse? I morti per il caldo ci sono da sempre, come quelli per il freddo. Ti ricordo che ogni inverno contiamo le vittime. La Natura può uccidere. Esplosione di vulcani, terremoti, maremoti, inondazioni, caldo eccessivo, freddo eccessivo, sono eventi naturali che da sempre si verificano in ogni parte del globo, ossia da milioni e milioni di secoli, da quando l'azione dell'uomo non aveva minimamente intaccato l'ecosistema. Tuttavia, oggigiorno accade che, se piove, è a causa del cambiamento climatico, se non piove, idem; se fa freddo, stessa cosa, se fa caldo, altrettanto. Per mesi ci siamo lamentati dell'assenza di piogge, ovvero della siccità, adesso ci lagniamo perché piove da giorni e l'estate stenta ad arrivare, almeno al Nord, dove, pur essendo giunti oramai alle porte di luglio, usciamo con la giacca pesante, gli stivali, la felpa, il giubbotto. Eppure sedicenti esperti ci dicono che quest'anno abbiamo registrato il maggio più caldo della storia. Ma dove? Come? Quando? In Lombardia avevamo ancora il piumone sul letto. E da queste parti, anche oggi, pare più autunno che estate. Ma so già che gli ecologisti replicherebbero a queste mie osservazioni banalissime affermando che le intemperie sono dovute al riscaldamento globale così come aridità ed afa. Insomma, non abbiamo via di scampo: è sempre colpa del cambiamento climatico. E se maggio è stato definito «il più caldo della storia», oggi leggiamo sui giornali che giugno è il mese più freddo degli ultimi venticinque anni e che è probabile che nei mesi di luglio e agosto batteremo il record di estate più soffocante in assoluto. E si insiste con toni allarmistici nel prospettare una sorta di apocalisse atmosferica. A volte mi sorge un dubbio: ma è il clima ad essere impazzito o siamo noi? Una volta era normale che nella bella stagione si soffrisse il calore e che in quella brutta si patisse il gelo. Ci scoprivamo o ci coprivamo. Non avevamo il condizionatore e neppure il riscaldamento, eppure non rompevamo tanto le scatole, in quanto l'essere umano accettava la mutevolezza e la ciclicità della natura e campava accordandosi ad essa. La nostra ossessione ideologica per il clima nasce dalla nostra incapacità di accettare che non possiamo controllare la natura, essa è infatti imprevedibile. Non nego che dobbiamo e possiamo fare di più per migliorare la qualità dell'aria, per non sporcare i mari, per non inquinare la terra, ma rigetto questa febbre ambientalista ormai spinta agli eccessi la quale conduce ad atti altrettanto estremi e persino violenti, come l'uso di imbrattare opere d'arte, edifici e monumenti pubblici in segno di protesta e in favore del clima.

Greta Thunberg non è un profeta, non è un premio Nobel, non è nemmeno laureata e specializzata nelle materie di cui pure predica e discetta fin da quando era una preadolescente e oltretutto studentessa svogliata, eppure nella nostra follia l'abbiamo elevata al di sopra di quegli stimati scienziati che ci hanno spiegato e che continuano a spiegarci che il clima muta da sempre, a prescindere dall'azione dell'uomo. Siamo disposti ad accettare soltanto l'opinione e le tesi di coloro che convalidano e confermano che la fine del mondo è alle porte. E che ce la siamo andata a cercare.

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